chirurgo, è senatore del Partito Democratico e presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sull’efficacia e l’efficienza del Servizio sanitario nazionale.
Negli ultimi anni la politica italiana si è occupata in maniera antiscientifica e irresponsabile di temi importanti come i diritti delle coppie di fatto, l’adozione da parte dei singoli, il testamento biologico e la procreazione assistita. È necessario avviare un dialogo tra scienza e politica che tuteli l’inalienabilità dei diritti individuali.
La persona che non è più in grado di decidere dovrebbe avere gli stessi diritti di cura di una persona in grado di far rispettare le proprie volontà. Si tratta di un principio fondamentale, che attiene ai diritti di ogni individuo…
Negli ultimi mesi, con la discussione in corso in Parlamento per arrivare ad una legge sul testamento biologico, si parla spesso di sospensione delle cure, autodeterminazione dei pazienti e testamento biologico: temi difficili e controversi che da alcuni anni sono entrati a fare parte del dibattito pubblico.
Da molti anni illustri studiosi si occupano di studiare le questioni legate alla bioetica, ovvero alla scienza che si occupa dell’approfondimento e della definizione dell’etica della vita umana. In tempi molto recenti si riscontra tuttavia un significativo aumento dell’attenzione rivolta a questi temi, non solo nell’ambito intellettuale, ma anche da parte dell’opinione pubblica più in generale e, come diretta conseguenza, dei mass media. La bioetica resta un campo di studi molto complesso, difficile da definire entro precisi limiti e tanto più vasto quanto più la conoscenza scientifica si avvicina allo studio della vita stessa, delle sue origini, della sua essenza.
Innovare in sanità, oggi, significa rafforzare l’impianto sociale e ciò avviene anche senza ricorrere a scoperte tecnologiche sofisticate. Il vero impatto sulla salute della popolazione del terzo millennio e, di conseguenza, sull’economia e sulla forza di un paese, passa attraverso misure più semplici di quanto possiamo pensare. Per salvare vite umane e migliorare la qualità di vita dei cittadini serve innanzitutto promuovere la prevenzione, assicurare servizi di base capillari, regolamentare durata e modalità dei ricoveri, informare e comunicare con i cittadini. Operazioni semplici dal punto di vista tecnico, perfino scontate, ma non per questo di facile o immediata adozione, anzi sempre più spesso accantonate in favore di scelte apparentemente più fruttuose. Di fronte a una scienza medica che propone soluzioni altamente specializzate, talvolta anticipando la richiesta della comunità dei pazienti, almeno di quelli più abbienti, pare banale insistere sull’opportunità di investire per esempio in campagne di salute pubblica che non promettono risultati immediati ma assicurano un impatto più ampio e duraturo.
Le due grandi anime italiane, quella cattolica e quella laica socialista hanno certamente un terreno di incontro comune nel tentativo di alleviare la sofferenza. Per vincere l’indispensabile lotta mirata a creare una sanità più giusta, più umana e più efficace deve essere invocata proprio questa comune sensibilità alla sofferenza umana, che più di ogni altra scava le differenze sociali, economiche e culturali. La salute condiziona addirittura la nostra «capacitazione», le nostre opportunità di sviluppo, ciò che il premio nobel Amartya Sen pone alla base della possibilità stessa di emancipazione da situazioni di disuguaglianza sociale. È quindi indispensabile dare un’anima alla riorganizzazione sanitaria, sia ricordando che la medicina non è solo un mestiere, sia incoraggiando e chiamando a raccolta le forze che operano nel settore, dagli ordini professionali, ai sindacati, alle scuole, alle mille forme di volontariato che spesso lavorano con straordinaria efficacia nell’ombra.
L’ingannevole banalità del passo di Derrida introduce un argomento delicato come quello del testamento biologico (o testamento di vita o dichiarazioni anticipate di trattamento) che impone un’analisi dell’essere e del morire e del loro profondo rapporto. Alla base dello stesso concetto di persona, elaborato nella filosofia occidentale da pensatori come Kant e Stuart Mill, resta l’idea di un agente autonomo, dotato di intenzionalità e libertà di azione. La morte, d’altro canto, è tuttora rappresentata come limite, confine o il passaggio di un confine.
La valutazione della condotta umana in ambito medico e scientifico alla luce di valori e principi morali si è resa sempre più necessaria negli ultimi decenni, parallelamente all’avvento di scoperte e ricerche che hanno rivoluzionato la posizione stessa dell’uomo nei confronti della natura, della vita e della morte. Oggi è impensabile ignorare gli innumerevoli quesiti morali emersi dall’inarrestabile progresso scientifico e la ricchezza (e al contempo complessità) della riflessione bioetica nasce dalla sua stessa natura interdisciplinare. Un concreto contributo agli interrogativi posti dalla ricerca biomedica può derivare soltanto dal confronto continuo fra studiosi e operatori di diversa formazione: medici, biologi, teologi, giuristi, psicologi, economisti, politici.
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