Massimo Adinolfi

Massimo Adinolfi

insegna Filosofia teoretica all’Università di Cassino.

Questione meridionale e parole della politica

La questione meridionale non solo è scomparsa dall’agenda politica italiana, ma sembra quasi essere venuta a noia, come se non si trattasse che di una recita a cui siamo ormai troppo abituati. La realtà è però ben diversa e i numeri parlano chiaro: il Sud soffre di una crisi profondissima. Riproporre la questione significa far sì che la politica torni a occuparsi del problema, e perché ciò sia veramente efficace occorre prima che chi fa politica recuperi quello che è il senso vero di questa professione: la vocazione.

Le domande della biopolitica

Lo Stato nazionale moderno ha subito tali e tante trasformazioni che oggi – privi dei riferimenti tradizionali e soggetti ai nuovi imperativi del benessere, della salute, del consumo e del godimento che infl uenzano a fondo i nostri comportamenti – non possediamo più gli strumenti per affrontare in maniera adeguata le questioni eticamente sensibili. Queste peraltro sconfi nano in ambiti e spazi che in precedenza erano estranei alla politica statale. Paradigma di questo sfasamento tra vita pubblica e vita privata è l’uso sempre più diffuso, tra giovani e meno giovani, dei social network.

Verità e storia

Il relativismo è l’unico esito possibile a cui conduce la consapevolezza della storicità di ogni problema? Prima di cedere a nuove forme di realismo o naturalismo, occorre inda - gare il contesto che ha portato alla fine delle filosofie della storia, per individuare il rapporto che la verità intrattiene con la realtà: infatti, anche il regresso infinito di una ragione che storicizza se stessa ha forse qualcosa da nascondere.

L’uomo, il legame

«L’antropologia dell’homo dignus – sostiene Massimo Adinolfi nel commento alla Lectio di Stefano Rodotà pubblicata alcuni giorni fa – non può non continuare a domandarsi “che cos’è l’uomo?” e magari scoprire che proprio la domanda, ancor più che la determinazione della risposta, costituisce la posta in gioco in cui si prolunga l’umanità dell’uomo».

Una disamina della "Caritas in veritate"

L’Enciclica “Caritas in veritate” si riannoda alla tradizionale dottrina sociale della Chiesa. Contiene prese di posizione assai significative sui grandi problemi della contemporanei­tà, ma anche un riesame del rapporto fra le ragioni del-l’economia e quelle della morale. Questa riflessione si sta­glia però su un più generale sfondo antropologico dal qua­le scaturiscono molteplici interrogativi: qual è la visione dell’uomo ad essa sottesa?

Verità

«Il cuore che non trema della ben rotonda verità», come lo chiamava il primo che cercò di darne logicamente conto, Parmenide, ha assunto, dopo oltre due millenni, grazie al logico polacco Alfred Tarski, un aspetto decisamente più banale. Non c’è più nessuna dea che ai filosofi si rivolga in versi, oltre il bivio dei sentieri del giorno e della notte; molto più prosaicamente, sta semplicemente il fatto che una proposizione “p” è vera se e solo se p (“la neve è bianca” è vera se e solo se la neve è bianca).

Se la democrazia ha ancora un compito

La crisi della democrazia come forma politica impone di ripensarne storia e categorie, così da individuare il terreno sul quale è ancora possibile assegnare credibilmente alla politica il compito di perseguire il fine della pubblica felicità. Il fatto che per un simile compito manchi una giustificazione formale-razionale non significa che si abbia torto nel perseguirlo.

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