è direttore del Forum internazionale ed europeo di ricerche sull’immigrazione.
In questo momento fatale, in cui l’Europa è obbligata a volgersi a Sud, le migrazioni tra l’Africa e l’Europa si impongono come questione decisiva. Per affrontare l’emergenza evitando disastri occorre guardare indietro e avanti, senza fermarsi alle urgenze, vere e presunte, di questi giorni. Interrogarsi sugli scenari possibili è auspicabile e persino doveroso nella misura in cui ciò possa contribuire a ridurre il tasso di impreparazione e improvvisazione nella gestione degli arrivi.
Dall’omicidio di Giovanna Reggiani, avvenuto il 30 ottobre nella zona di Tor di Quinto a Roma, sono passati soltanto alcuni giorni. La crisi politica scatenata in seno alla maggioranza dal varo del decreto legge 181/20071 da parte del consiglio dei ministri straordinario del 31 ottobre sembra destinata a rientrare. La tensione nei rapporti con la Romania2 è anch’essa in calo, dopo la «missione di pace» del ministro Bersani a Bucarest, avvenuta il 6 novembre, e la visita di ricucitura del premier romeno Tariceanu a Roma, il giorno successivo. Anche la temuta ondata di aggressioni razziste contro cittadini romeni e Rom, dopo i fatti gravissimi di Tor Bella Monaca (2 novembre) e di Monterotondo (5 novembre), non si è per ora materializzata. Nel frattempo, il piano di espulsioni è stato avviato, in forma assai più selettiva e circoscritta di quanto chiedessero una larga fetta di opinione pubblica e l’opposizione.