Donato Di Santo

Donato Di Santo

già sottosegretario di Stato agli Esteri.

Italia/America Latina, a sinistra

In Brasile Bolsonaro ha perso, dando un dispiacere al nostro vicepresidente Salvini, che già aveva in canna il suo tweet grondante giubilo, e sono entrambe buone notizie. Ma il bolsonarismo, autonomizzatosi da Bolsonaro (così come da noi il berlusconismo lo è da Berlusconi), ha impregnato di sé quasi la metà dell’elettorato, sdoganandone le pulsioni più basse, persino quelle più oscene. Qualcosa di analogo successe in Italia a metà degli anni Novanta, quando lo sgretolamento della DC portò a galla, appunto sdoganandole, le pulsioni più nascoste e reazionarie di parte del suo elettorato – congelate nei cinquant’anni di guerra fredda – che, da maggioranza non più silenziosa, divenne massa di manovra dell’assetto di potere berlusconiano post Tangentopoli. Le conseguenze, lo abbiamo visto, arrivano fino ai giorni nostri con i risultati delle ultime elezioni politiche italiane.

La terza occasione per l’Italia in America Latina

Nelle sue Considerazioni finali, il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco (relazione del 29 maggio 2020),1 dopo l’annuncio che l’impatto della pandemia darà luogo a uno “scenario di base” che prevede una flessione delle attività produttive tra il 9 e l’11%, ma con la possibilità di uno scenario “basato su ipotesi più negative, anche se non estreme” con la caduta del PIL del 13%, sottolinea l’importanza della recente proposta della Commissione europea, che «non sta nella sostituzione di un prestito con un trasferimento, ma nella assunzione collettiva di responsabilità per il finanziamento della ripresa: sarebbe il primo passo verso un’unione di bilancio e il completamento del disegno europeo». Parole evocative e prospettiva che definire storica è dire poco.

Oltre lo splendido isolamento: il Brasile e i suoi vicini

Durante la presidenza di Lula il Brasile, che per decenni si è fregiato del poco invidiabile titolo di società più ingiusta e diseguale del mondo, è riuscito a ottenere straordinari risultati economici e politici. Le misure volte a promuovere una certa redistribuzione del reddito e assicurare inclusione sociale e stabilizzazione democratica hanno prodotto esiti importanti, come significativi sono stati gli sforzi per avviare un fondamentale processo di integrazione con il continente sudamericano, culminato nella nascita dell’Unasur. Se le prossime elezioni confermeranno l’attuale presidente Rousseff, però, occorrerà che essa si discosti dalla politica attendista del suo primo mandato per poter affrontare al meglio la sempre più incalzante agenda emisferica del paese.

Uno strumento di politica estera verso l'America Latina

A fronte di un solido interesse da parte dell’opinione pubblica italiana nei confronti del subcontinente americano, i legami politici tra il nostro paese e quelli latinoamericani sono stati spesso caratterizzati da confronti sporadici e atteggiamenti ideologizzati. Oggi invece tali rapporti istituzionali dispongono di uno strumento importante, rappresentato dal Comitato consultivo per le Conferenze Italia-America Latina, frutto dell’impegno dell’ultimo governo di centrosinistra e della volontà del governo attuale di proseguire su questa via.

Linee della nuova politica estera dell'Italia verso l'America Latina

Nella sua audizione presso le commissioni esteri riunite di camera e senato, il ministro degli esteri Massimo D’Alema, riaffermando l’esigenza di valorizzare la dimensione multilaterale della nostra politica estera, ha annoverato tra i nuovi grandi protagonisti mondiali a livello continentale l’Asia e l’America Latina, e a livello dei singoli paesi con in sé un potenziale «subcontinentale», la Cina, l’India e il Brasile. Inoltre, esprimendo l’opinione che la politica estera italiana, nei cinque anni passati, non abbia operato a sufficienza in questa dimensione globale, ha indicato la necessità di lavorare per allargare gli orizzonti della nostra politica estera e consolidare i rapporti con le aree e i paesi citati, anche come risposta a fondamentali interessi economici italiani. Il presidente del consiglio Romano Prodi ha ribadito lo stesso concetto davanti a oltre duecento imprenditori brasiliani convenuti a Roma, ai quali ha annunciato il suo prossimo viaggio in Brasile.