Paolo Segatti

Paolo Segatti

insegna Sociologia politica all’Università di Milano

Un'Italia spaccata in due?

I risultati elettorali delle elezioni del 9 e 10 aprile consegnano un’immagine netta dell’Italia. Due blocchi di elettori di pari dimensioni, che si sono raccolti dietro ai loro generali dopo una lunga e accesa battaglia elettorale. È difficile sottrarsi alle suggestioni di questa cartolina. Del resto la Tabella 1 sembra mostrare esattamente questo. Tanto alla camera che al senato le differenze tra l’Unione e la Casa delle Libertà si misurano in pochi punti percentuali e il bacino di voti delle «terze forze» è completamente prosciugato. Insomma, un testa a testa che non si era visto neanche nelle mitiche elezioni del 1948. Il che fa immediatamente pensare ad un paese spaccato in due o addirittura a due Italie, l’una contrapposta all’altra, come molti giornali hanno sottolineato nei titoli degli articoli sulle elezioni. È facile prevedere che nei prossimi mesi se ne discuterà a lungo. In queste pagine si vuole attirare l’attenzione su alcuni aspetti che non smentiscono l’immagine di un paese diviso in due, ma che forse ne rendono più articolata l’interpretazione, affrontando in particolare tre questioni. La prima, relativa agli elementi di continuità esistenti fra i risultati elettorali delle ultime elezioni politiche e quelli delle elezioni precedenti. Le altre due concernenti invece i segni di discontinuità con il passato.

 

Elezioni regionali: analisi e promesse del voto

Gli effetti sugli equilibri politici prodotti dai risultati delle elezioni regionali dello scorso 3/4 aprile sono sotto gli occhi di tutti. E lo saranno ancora di più nei prossimi mesi. In tali circostanze è probabile che l’attenzione degli osservatori finisca per concentrarsi sempre più sull’evoluzione delle dinamiche politiche nazionali, dando per risolto il problema di capire cosa sia effettivamente successo alle scorse regionali. Il che non è. I risultati delle elezioni scorse pongono infatti un problema tanto nitido e chiaro quanto non facile da risolvere. Anzi, proprio la nitidezza della sconfitta della Casa delle Libertà rischia di rendere ardua la comprensione di come essa si sia prodotta. I termini della questione sono illustrati dalla tabella 1.

 

L'orgoglio (pre-politico) di sentirsi italiani

Forse è tempo che si riconosca anche a Bossi qualche merito. Tra un’invocazione e l’altra all’identità padana e intermittenti proclami secessionisti, la Lega ha costretto molti a chiedersi chi siamo noi italiani e perché siamo così. Ne è prova il numero di libri, articoli e saggi sull’identità nazionale usciti negli anni Novanta, in crescita rispetto al passato. I meriti della Lega andrebbero però equamente divisi anche con altri. Il cambiamento politico del decennio scorso ha proiettato gli ex-fascisti verso una nuova centralità politica.

 

Il «metodo Illy» Le ragioni del voto in Friuli Venezia Giulia

In Friuli Venezia Giulia nelle elezioni politiche del 2001 tra l’insieme dei voti ai partiti dell’Ulivo, più Rifondazione e la lista Di Pietro, e i voti ai partiti della Casa delle Libertà vi erano dieci punti percentuali di differenza (percentuali calcolate sui voti validi). Un dato, questo, che vale la pena fissare come riferimento prospettico per capire il significato di quanto accaduto l’8 e 9 giugno scorso. Dieci punti di differenza sono un’enormità sul piano dei comportamenti di voto. Averli superati rappresenta un successo non scontato.