Giorgio Ruffolo

Giorgio Ruffolo

è presidente del Centro Europa Ricerche.

La sostenibilità della specie

La precarietà della specie umana e la sua sostenibilità fisica e finanziaria sono questioni concrete, da affrontare al più presto. Lo sviluppo dell’umanità è ormai giunto a livelli tali di insostenibilità da esigere misure correttive celeri ed efficaci che puntino su una produzione sostenibile e sulla “decumulazione della moneta”.

Tornare a Keynes

Alla luce del fallimento delle ricette neoliberiste emer­ge da più parti un recupero delle tesi keynesiane sul­la regolamentazione delle politiche economiche. È evidente, tuttavia, che la lezione del grande econo­mista non può essere ripresa tout court nel mondo attuale, molto diverso da quello di quasi un secolo fa. Significativa in questo senso è oggi, in ambito economico, la riflessione sulla decrescita, il cui teo­rico più importante è l’economista francese Serge.

Crisi dell'economia e declino della socialdemocrazia

L’attuale crisi economica offre uno spunto di riflessione per analizzare un’altra crisi, quella delle socialdemocrazie eu­ropee, che è stata drammaticamente messa in evidenza dai risultati delle ultime elezioni, ma che ha le sue radici più in­dietro nel tempo e, in particolare, nell’incapacità dei parti­ti socialisti e socialdemocratici europei di intuire e sfrutta­re a proprio vantaggio la portata internazionalista del pro­cesso di globalizzazione. La “tempesta perfetta” economica offre un’imperdibile occasione per fornire risposte adegua­te e sviluppare un nuovo progetto politico.

Età dei torbidi? Il capitalismo finanziario nell'età della globalizzazione

La decisione di Margaret Thatcher e Ronald Reagan a favore di una totale liberalizzazione del movimento dei capitali sancisce il passaggio fra due epoche, dall’età dell’oro – o del capitalismo regolato – all’età del capitalismo finanziario. Quella storica decisione avrebbe avviato il processo di globalizzazione dell’economia e decretato l’abbandono di moneta e credito al mercato mondiale, privando i governi degli Stati della loro sovranità monetaria e finanziaria e contribuendo alla fine del monopolio esclusivo del potere da parte degli Stati stessi. Oggi la crisi del capitalismo finanziario rischia di travolgere le economie occidentali. Esistono le condizioni per emendarlo e regolarlo? Un nuovo progetto di società sana, che ponga rimedio alle sue deficienze, potrebbe salvare il capitalismo da se stesso

L'Europe après (le) coup?

Il colpo, un uno-due, in termini pugilisti, è stato durissimo. La bocciatura francese e olandese del progetto di Costituzione può pregiudicare l’intero processo di integrazione europea. Non intendo qui affrontare il problema delle cause e delle responsabilità, ma evocare, brevemente, i problemi che si pongono. Che fare? Un primo problema molto pratico riguarda il processo di ratifica. Continuare o interrompere? Ritengo che non si possa che rispondere positivamente, nel modo previsto dai Trattati in vigore, i quali esigono che tutti gli Stati debbano pronunciarsi. E tuttavia non si possono attendere i tempi lunghi delle ratifiche senza porre subito il problema esistenziale dell’Unione. Il voto francese e quello olandese impongono infatti scelte che non sono mai state fatte, e che è impossibile, oggi, rinviare.

Antonio Giolitti: novanta ma non li dimostra

Il più grande torto che si potrebbe fare ad Antonio Giolitti in occasione del felice compimento del suo novantesimo anno sarebbe di celebrarne le sue personali, indiscutibili virtù. Una grande parte della profonda amicizia che nutro per lui, insieme a tanti suoi e miei affettuosi amici, sta non nella sua «modestia» – aggettivo che non gli si addice affatto – ma nella schiva ripugnanza verso ogni forma di pathos dimostrativo e retorico. La cosa più ragionevole che si può fare è leggerlo (e rileggerlo), nella grande varietà, profondità e rigore della sua opera.