Cronache latinoamericane

Elezioni in Cile: il coraggio di un presidente

Un leader studentesco, in soli dieci anni, si è trasformato in un presidente eletto. È nata una nuova generazione, legata al movimento degli studenti, che si apre al femminismo e opina sul neoliberalismo. Boric ha sconfitto Kast guidando una coalizione di gruppi progressisti appena coniata, in alleanza col Partito Comunista. Ha vinto tra le donne sotto i 30 anni dove ha superato l’avversario di quasi 40 punti. E non sarà un caso, considerato che, durante la sua campagna elettorale, uno degli slogan era “L’educazione sessuale per decidere, i contraccettivi per non abortire, l’aborto legale per non morire” e una delle promesse la creazione di 500.000 nuovi posti di lavoro femminili per recuperare i livelli occupazionali ante pandemia. Oltre all’obiettivo di istituire un sistema nazionale di assistenza universale basato anche sulla gestione dei dati (persone a carico, badanti, reti di assistenza, professionisti), utile soprattutto alle donne che, in Cile, dedicano il doppio del tempo degli uomini al lavoro domestico e di cura non retribuito (5,89 ore/die, rispetto a 2,74).

Cile: una Nueva Mayoria per cambiare il paese

Il prossimo 15 dicembre due donne si contenderanno la presidenza di un Cile in forte crescita e trasformazione: Michelle Bachelet, già presidente del paese sudamericano (2006-2010) e candidata di un ampio fronte progressista che va dalla Democracia Cristiana al Partido Comunista, passando per i leader delle rivolte studentesche di due anni fa, e Evelyne Matthei, che si pone in continuità con il governo conservatore del presidente uscente.