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La principale caratteristica dell’esperimento finlandese sul reddito di base sta nella possibilità di cumularlo con altri redditi da lavoro. Alla base vi è l’assunto che esso possa fungere da incentivo ad accettare lavori che altrimenti non verrebbero accettati o a intraprendere attività che altrimenti non verrebbero intraprese, come se vi fossero nel paese opportunità occupazionali non colte a causa di un welfare per la disoccupazione che disincentiva il lavoro. La realtà, invece, è che la Finlandia è alle prese con problematiche di competitività strutturale che questo tipo di interventi non è in grado di risolvere. Al contrario, quello che si configurerebbe come un sussidio pubblico a lavori scarsamente remunerativi porterebbe al consolidarsi di pratiche di competizione attraverso la riduzione dei costi salariali medi che mortificherebbero ancor di più la domanda interna e segnerebbero un ulteriore arretramento rispetto al modello nordico incentrato sulla parità tra capitale e lavoro.
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