Federico Tomassi

Federico Tomassi

economista, lavora presso l’Agenzia per la coesione territoriale.

Quale mobilità per le città sostenibili

Grande è l’insoddisfazione, tra chi vive nelle città italiane, per la cattiva qualità dell’aria e la pessima performance dei trasporti pubblici. Dovrebbe naturalmente derivarne una forte domanda di “mobilità sostenibile”, ossia di sistemi di accessibilità urbana capaci di conciliare il diritto alla mobilità con l’esigenza di ridurre l’impatto ambientale, sociale ed economico dell’attuale modello, fondato sull’uso massiccio dei veicoli privati e su un trasporto pubblico generalmente di scarsa qualità e basso appeal. Ne trarrebbero giovamento l’ambiente, l’economia del territorio, la salute e la qualità della vita dei cittadini. Se i vantaggi sono così evidenti, perché allora non tutte le città imboccano questa direzione? E soprattutto, perché proprio le città italiane sembrano indietro rispetto al resto d’Europa?

La mobilità romana tra patologia urbanistica e cura dell'accessibilità

Il governo della mobilità a Roma richiede una grande capacità di pianificazione, regolazione e integrazione delle politiche, con un’ottica di lungo periodo rispetto al ciclo elettorale e di area vasta, in grado di indirizzare e cambiare gli spostamenti dei romani. Sono tre gli obiettivi principali da perseguire: limitare il transito e la sosta delle automobili nel centro, rilanciare tram e ferrovie per recuperare il deficit di infrastrutture, favorire la mobilità “dolce” a piedi e in bicicletta.