Italianieuropei 7-8/2013
Italianieuropei 7-8/2013

Agenda

Il lavoro ai giovani

Focus

L'autunno arabo

In questo numero

In Italia, come in Europa, l’entità della crisi politica, economica e istituzionale richiede risposte determinate e incisive; impone una scossa che solo una politica rinata e rinvigorita può dare. Protagonista di questo rilancio non può che essere il partito e, per quanto ci riguarda, il Partito Democratico, che si accinge a una difficile fase congressuale per ridefinire il suo profilo e le sue strategie. In vista di questo appuntamento, il nostro contributo al “Laboratorio Partito”.

il Sommario

l' Editoriale

La politica in Europa e l'Europa nella politica

«Una delle contraddizioni fondamentali è questa: che mentre la vita economica ha come premessa necessaria l’internazionalismo o meglio il cosmopolitismo, la vita statale si è sempre più sviluppata nel senso del “nazionalismo” del “bastare a sé stessi”». Chi scrive è Antonio Gramsci (Quaderno 17), la data è il 1933; lo scenario in cui si colloca il pensiero di Gramsci è quello delle grandi trasformazioni seguite alla crisi del 1929-30. Al centro della sua riflessione c’è la forza espansiva mondiale del modello americano del capitalismo moderno. Non si parla ancora di globalizzazione ma l’intuizione di una crisi possibile della sovranità nazionale, e con ciò delle forme democratiche formatesi negli Stati moderni, appare di una preveggenza illuminante.

gli Articoli

Prima Pagina. Laboratorio partito

Dal romanticismo alla strategia: idee per un partito rinnovato

di Fabrizio Barca

Da ormai vent’anni l’autorappresentazione della società civile si affianca, in Italia, all’affermazione dell’assunto neoliberista secondo il quale la conoscenza necessaria a governare si trova nelle mani di pochi. Questa conoscenza è invece, oggi più che mai, assai diffusa, e può offrire un contributo determinante nel restituire centralità al partito politico e al ruolo di mediazione che esso è ancora in grado di offrire. Perché ciò avvenga è però necessario un partito dai forti elementi identitari, con convincimenti robusti e condivisi, che sappia mettere in rete le sue esperienze migliori e ristabilire un rapporto solido con l’associazionismo locale, dimostrazione tangibile che c’è ancora tanta voglia di fare politica.

Prima Pagina. Laboratorio partito

La sinistra, il partito aperto e i suoi nemici

di Salvatore Vassallo

I tratti distintivi dei partiti di massa novecenteschi non sono più applicabili alla società attuale. I partiti non hanno più una dottrina assoluta e onnicomprensiva da offrire per la soluzione dei complessi problemi del mondo di oggi, mentre, dal canto loro, gli elettori, sempre più padroni di autonomi strumenti di informazione e critica, sono poco disponibili a identificarsi con i partiti. Per rispondere all’esigenza di una partecipazione più ampia imposta dalla politica contemporanea si è scelto, al momento della sua fondazione, di dare al Partito Democratico i tratti di una struttura aperta, con efficaci regole di democrazia interna e con una leadership pienamente legittimata attraverso la scelta degli elettori e per ciò stesso contendibile.

Prima Pagina. Laboratorio partito

Il partito nell'epoca della post-politicizzazione di massa

di Michele Ciliberto

La crisi del partito di cui tanto si parla riguarda in realtà il partito di massa novecentesco e non il partito in quanto tale. Anche nell’epoca della post-politicizzazione di massa esso rimane, infatti, un cardine dell’azione politica, così come rimangono centrali i valori che ne caratterizzano l’azione, ossia le prese di posizione sulla realtà che esso propone, sviluppa, sostiene. Certo, valori nuovi, che vanno rimessi a fuoco e adattati a una realtà mutata, a una nuova consapevolezza dell’esperienza e della dimensione individuale, che concernono, oltre al lavoro e alle dinamiche tipiche delle società di massa novecentesche, il rapporto con la natura, le relazioni tra i generi, la consapevolezza del limite entro cui si muove la storia dell’uomo.

Prima Pagina. Laboratorio partito

La sinistra senza popolo

di Walter Tocci

Se l’attuale centrosinistra, almeno a parole, si definisce erede delle tradizioni popolari della prima Repubblica, nella realtà dimostra invece di avere perso il contatto con le trasformazioni in atto nella società e soprattutto con le istanze dei ceti più popolari. Da quando si è prodotto questo distacco, la sinistra ha cominciato a etichettare come antipolitica e populismo ciò che non rientrava nelle sue categorie di analisi, nascondendo così, innanzitutto a se stessa, la sua più grande e inaccettabile anomalia: l’essersi trasformata in un riformismo senza popolo. Fino a quando vogliamo continuare lungo questa strada? Come superare gli ostacoli che impediscono alla sinistra di fare popolo?

Prima Pagina. Laboratorio partito

Il partito politico e il bisogno di mediazione

di Claudio Bazzocchi

Con il passaggio alla seconda Repubblica, il capitalismo dell’ipermodernità consumista si è affermato come cultura egemone, nel nostro paese come in gran parte dell’Occidente, imponendosi sulle grandi narrazioni politiche del movimento operaio e della tradizione politica socialista e comunista. Questo processo di progressiva secolarizzazione della società, l’ubriacatura consumista e l’affermarsi di un immaginario collettivo che stigmatizza ogni mediazione hanno sottratto prestigio alla politica e delegittimato il partito, soggetto principe della funzione di mediazione. E tuttavia, la crisi economica, strutturale e di sistema che stiamo vivendo restituisce ora centralità a questa funzione e al partito politico, l’unico soggetto in grado di esercitarla compiutamente.

Prima Pagina. Laboratorio partito

Per un rinnovamento non solo di facciata

di Valentina Paris

Una adeguata risposta alle richieste di rinnovamento della politica, così pressanti negli ultimi anni, non può limitarsi alla, pur considerevole e apprezzabile, iniezione di forze giovani e nuove nelle fila dei membri del Parlamento dell’attuale legislatura. Occorre che a imporsi siano anche idee e proposte nuove, espressione di quelle battaglie contro l’egemonia del pensiero economico neoliberista e le disuguaglianze sociali condotte ormai da tempo, sul territorio, da una parte importante dell’opinione pubblica mondiale.

Prima Pagina. Laboratorio partito

La comunicazione contro

di Mauro Calise

Il successo strepitoso di Grillo suona, per il PD, come una riedizione tecnologicamente aggiornata del meccanismo che aveva consentito a Berlusconi di vincere vent’anni fa. Ancora una volta una vittoria certa si trasforma in bruciante sconfitta per l’emergere di una leadership carismatica che crea, quasi dal nulla, un ingentissimo seguito elettorale affidandosi allo sfruttamento strategico di un canale mediatico. In questo caso, l’amarezza dell’occasione mancata è aggravata dal fatto che la televisione, dopotutto, era il dominio – anche privato – del Cavaliere. Ma come è stato possibile farsi prendere in contropiede sul web, che dovrebbe rappresentare il terreno naturale di crescita di una organizzazione come il PD che ha alla base del suo programma il cambiamento della società?

Prima Pagina. Laboratorio partito

Le nuove forme della partecipazione e della comunicazione

di Mattia Diletti e Gianluca Giansante

Lo svuotamento delle organizzazioni di partito e la crisi di legittimità delle forze politiche tradizionali sono fenomeni comuni a tutte le
democrazie occidentali. Tuttavia, non mancano gli esempi di partiti e leadership di campo progressista che hanno messo in atto, con successo, azioni tese a recuperare questo gap. Un primo passo da compiere sta nell’identificare con chiarezza i segmenti di elettorato e di società con i quali ingaggiare un dialogo per tornare a vincere la competizione elettorale; a ciò deve seguire la messa in campo di strategie volte a riconquistare, attraverso un utilizzo nuovo del web o con azioni di mobilitazione come il contatto porta a porta, i tanti consensi che il Partito Democratico ha perso dal 2008 ad oggi.

Prima Pagina. Laboratorio partito

La funzione pubblica dei partiti politici e le modalità del loro finanziamento

di Francesco Clementi

Il legame che intercorre tra politica e finanziamento pubblico è frutto dell’evoluzione storica dei sistemi politici dei singoli paesi e della
funzione che essi attribuiscono ai partiti. Si distinguono, a questo proposito, diversi modelli: da quelli a bassa interazione, come il modello statunitense, in cui la funzione del partito diventa rilevante principalmente in vista del momento elettorale, a quelli ad elevata
interazione, come il modello tedesco, in cui alla funzione di organizzazione e sostegno alla politica svolta dai partiti viene riconosciuto un valore in sé, meritevole quindi di sostegno anche economico. Quale funzione attribuire ai partiti nell’Italia di oggi? E, di conseguenza, quale sistema di finanziamento preferire?

Agenda. Il lavoro ai giovani

Non c'è occupazione senza crescita

di Paolo Guerrieri

Le decisioni e gli impegni di spesa assunti nell’ambito del Consiglio europeo dello scorso giugno per il rilancio dell’occupazione giovanile, per quanto siano da accogliere positivamente, rischiano di rivelarsi inefficaci se non accompagnati da adeguate politiche volte a rilanciare la crescita economica del continente. La crisi europea, infatti, non solo non sembra avviarsi a conclusione, ma, alimentata dalle politiche di austerità perseguite dai governi dei paesi membri, rischia di aggravarsi sempre più. Non c’è dubbio, pertanto, che se l’Europa vuole davvero combattere quell’emergenza assoluta che è divenuta la disoccupazione giovanile è necessario un cambiamento profondo della politica economica fin qui seguita.

Agenda. Il lavoro ai giovani

Occupazione: le parole non bastano

di Francesco Boccia

La disoccupazione, soprattutto quella giovanile, è ormai diventata, in Italia, una vera e propria emergenza, e deve rappresentare la principale priorità dell’agenda politica nazionale. Sui temi del lavoro non c’è più spazio per la retorica: servono azioni concrete. Alcuni importanti passi in avanti sono già stati fatti nel Consiglio europeo di giugno. Ma molto ancora rimane da fare. C’è bisogno di interventi mirati per sostenere la crescita dell’occupazione. Primo tra tutti, la riduzione del cuneo fiscale.

Agenda. Il lavoro ai giovani

La crisi dei lavoratori e dei loro diritti

di Maurizio Landini

La crisi sta colpendo duramente il lavoro, sia nel senso di un drammatico aumento della disoccupazione, sia in quello del peggioramento delle condizioni di lavoro. Allo sfilacciamento dei diritti dei lavoratori cui abbiamo assistito negli ultimi anni occorre reagire, non solo risolvendo i problemi più urgenti attraverso la riforma degli ammortizzatori sociali e il ripristino dell’autorità salariale e normativa della contrattazione, ma soprattutto interrogandosi sulle scelte che sottendono il sistema produttivo attualmente in vigore e sul ruolo che in esso deve avere la rappresentanza dell’interesse pubblico e dei lavoratori.

Agenda. Il lavoro ai giovani

Il lavoro: un'agenda incompiuta

di Mimmo Carrieri

Nonostante gli scarsi risultati prodotti dal punto di vista della creazione di nuova occupazione, l’approccio alla riforma del mercato
del lavoro incentrato sulla massima flessibilità continua a pervadere i provvedimenti adottati in questo campo. Sarebbe invece opportuno spostare il focus delle politiche pubbliche verso l’incentivazione alla stabilità degli impieghi e dei percorsi lavorativi e la creazione di una rete di garanzie adatta alla nuova conformazione del mercato del lavoro, oltre che, in senso più ampio, verso processi di innovazione del sistema industriale ed economico tali da sostenere attivamente la ripresa della dinamica occupazionale. Su tutti questi fronti, le parti sociali possono svolgere un ruolo nuovo e decisivo.

Agenda. Il lavoro ai giovani

Precari e non solo: vecchi e nuovi fenomeni del mercato del lavoro giovanile

di Francesca Bergamante

La forte incidenza della flessibilità contrattuale tra i giovani si affianca, in Italia, a una disoccupazione giovanile assai rilevante, in
molti casi di lunga durata e che non risparmia le persone con istruzione superiore e con precedenti esperienze lavorative. Quest’insieme di fattori produce, oltre a ripercussioni importanti sull’intera società in termini di bassi tassi di fecondità e tardivo allontanamento dei giovani dalla famiglia di origine, un diffuso scoraggiamento, che alimenta il preoccupante fenomeno dei NEET, cioè di coloro che non studiano e non lavorano, oltre a un aumento del rischio povertà per i giovani lavoratori. Bisogna agire secondo un’ottica di lungo periodo affinché i giovani possano tornare a esprimere appieno le loro aspirazioni e aspettative.

Il caso italiano. L'austerity a tavola

Consumi e produzione alimentare in tempo di crisi

di Paolo De Castro e Felice Adinolfi

Al calo della produzione industriale e dei consumi, compresi quelli alimentari, corrisponde per converso una buona performance del settore agroalimentare italiano, che nonostante il nanismo strutturale del comparto e i pesanti ritardi logistici e organizzativi continua a conseguire risultati importantissimi, soprattutto in termini di esportazioni. Maggiore dovrebbe essere quindi l’attenzione di politici, media e commentatori economici per un settore che costituisce il primo comparto manifatturiero nazionale e presenta ancora considerevoli prospettive di crescita.

Il caso italiano. L'austerity a tavola

Tra bread e spread. La nuova etica del consumo

di Marino Niola

La crisi economica, che ha profondamente modificato le abitudini, anche alimentari, degli italiani, sta determinando la nascita di una nuova etica del consumo all’insegna di sobrietà, frugalità, sostenibilità e leggerezza. Il low cost si è trasformato da necessità in virtù e si sono riscoperti i vantaggi di una dieta povera, come quella mediterranea, ma ricca di rimandi dalla forte valenza simbolica. E il rilancio di usi e costumi tipici dei nostri nonni passa per la rete, chiudendo un circuito, solo all’apparenza paradossale, che unisce passato e futuro.

Il caso italiano. L'austerity a tavola

La crisi nel carrello

di Francesco Pugliese

L’impoverimento progressivo che in Italia ha colpito soprattutto la classe media ha determinato un considerevole calo dei consumi e persino una forte riduzione della spesa per gli acquisti alimentari. Sono sempre più numerose le famiglie che, per far quadrare i conti, modificano radicalmente la loro dieta quotidiana, riducono gli sprechi, si orientano verso le private label, approfittano delle offerte commerciali, accompagnate nel cambiamento delle loro abitudini dagli orientamenti della grande distribuzione. Questi atteggiamenti virtuosi dettati dalla necessità non servono però a far ripartire i consumi, e quindi la crescita. Un alleggerimento
del carico fiscale sulle famiglie potrebbe invece essere utile a questo scopo.

Il caso italiano. L'austerity a tavola

La spending review dei consumatori italiani

di Rosario Trefiletti

La portata distruttiva della crisi economica in cui versano le famiglie e il paese è testimoniata, tra l’altro, dalla contrazione dei consumi alimentari e dal cambiamento delle abitudini degli italiani a tavola, che non si limita alla quantità e alla tipologia dei prodotti acquistati, ma coinvolge anche la loro qualità. Iniziative come la vendita diretta e i farmer’s market aiutano sicuramente i consumatori, ma da sole non bastano. Bisogna in primo luogo detassare le famiglie a reddito fisso per rilanciare la domanda. E serve un maggiore equilibrio tra le esigenze di bilancio e la crescita. Questo è il compito imprescindibile del nuovo governo se vuole lasciarsi alle spalle la crisi.

Il caso italiano. L'austerity a tavola

Che Eva colga di nuovo la mela

di Stefania Ruggeri

La crisi economica in cui siamo immersi ha già influito negativamente sulle abitudini alimentari e sugli stili di vita degli italiani, con possibili serie ripercussioni – purtroppo non ancora del tutto misurabili – sul loro stato di salute. A pagarne di più le spese potrebbero essere le donne delle fasce di popolazione più deboli, che mal alimentate e con abitudini poco salutari metterebbero a maggior rischio le loro future gravidanze e la salute dei loro figli. Mettere le donne in età fertile al centro dei programmi di educazione nutrizionale e delle politiche sanitarie potrà creare un argine agli effetti negativi della crisi: una garanzia per la salute delle generazioni future e un volano per la maggiore consapevolezza dell’importanza della buona alimentazione e di sani stili di vita. Le donne sono o possono diventare vere portatrici di salute.

 

Focus. L'autunno arabo

Dopo il golpe egiziano: l'Islam politico e la democrazia

di Renzo Guolo

La deposizione di Morsi, esito tanto dello strappo operato con il varo di una nuova Costituzione dalla marcata impronta islamista quanto della fallimentare prova di governo del partito Libertà e giustizia, segna un passaggio cruciale nel complesso processo di transizione delle primavere arabe, rimettendo in discussione ogni precedente considerazione circa il rapporto fra democrazia e Stato islamico.

Focus. L'autunno arabo

Interessi e valori: l'Occidente di fronte all'islamismo politico

di Vittorio Emanuele Parsi

La destituzione del presidente egiziano Morsi mette ancora una volta in crisi il tentativo, compiuto a più riprese dai governi occidentali, di sdoganare l’islamismo politico moderato e di avallare la tesi della plausibilità delle relazioni tra islamismo e democrazia. Tentativo condotto non sulla base di una riflessione di carattere teorico, ma dettato essenzialmente dalla necessità di trovare praticabili exit strategies politiche all’interventismo occidentale in Medio Oriente riacutizzatosi dopo la fi ne della guerra fredda.

Focus. L'autunno arabo

L'Iran del presidente Rohani e la questione siriana

di Riccardo Redaelli

L’importanza cruciale che la questione siriana ha assunto per l’Iran e il conseguente massiccio sostegno militare offerto al governo Assad si spiegano con l’isolamento strategico, sia a livello regionale che internazionale, che il paese sta vivendo. Tuttavia, le recenti elezioni presidenziali hanno riservato notevoli sorprese, portando al potere a Teheran il pragmatico e riformista Hassan Rohani. È un segnale importante, che lascia sperare nell’avvio di una nuova stagione di relazioni più distese con i paesi dell’area, con l’Europa e con l’Occidente.

Focus. L'autunno arabo

Israele, il conflitto siriano e il mosaico mediorientale

di Maria Grazia Enardu

Le primavere arabe e le recenti elezioni presidenziali iraniane hanno profondamente alterato il panorama dei regimi mediorientali, mettendo in moto un lungo e complesso processo di cambiamento che, pur non coinvolgendo direttamente Israele, avrà effetti sullo Stato ebraico e sul Processo di pace. Vecchi amici di Israele sono stati spazzati via dalle manifestazioni di piazza, vecchi – ma affidabili – nemici rischiano la medesima sorte, ma dopo un drammatico bagno di sangue, mentre cambia anche l’approccio di Stati Uniti e Unione europea al conflitto israelo-palestinese, facendo venire meno alcune certezze del governo israeliano e riducendo la libertà di manovra di Netanyahu.

Focus. L'autunno arabo

Turchia e leadership regionale: la politica estera dell'AKP

di Carola Cerami

La politica estera della Turchia verso l’area mediorientale nell’ultimo decennio ha attraversato tre momenti distinti. Dall’iniziale slancio
riformista e di apertura verso la democrazia e l’Europa il governo guidato da Erdogan è passato, attraverso una fase di rafforzamento dei legami economici e commerciali con i paesi limitrofi e di consolidamento del suo potere interno, a una politica di over-engagement, messa a dura prova dai recenti eventi egiziani e dalla crisi siriana. Le contraddizioni, sia interne che esterne, si sono fatte ora evidenti e rischiano di compromettere la capacità della Turchia di presentarsi come un leader regionale credibile e affidabile.

 

Focus. L'autunno arabo

Il movimento non violento siriano. L'interlocutore dimenticato dall'Europa

di Lorenzo Trombetta

L’immagine della Siria diffusa all’estero è quella di un paese dominato dal caos e dalla violenza. Al di là di questa, però, esiste
un’altra Siria in cui migliaia di attivisti non violenti si oppongono, senza imbracciare fucili, alla repressione e lavorano coraggiosamente per l’unità di un paese libero e indipendente. È questa la Siria a cui devono rivolgersi, per guardare al futuro, i governi democratici europei.

Dizionario civile

Partecipazione

di Onofrio Romano

Di fronte all’assenza di popolo che “assedia” lo spazio della politica, si sviluppa in maniera virale una diagnosi consolatoria: i cittadini sarebbero mossi da una formidabile volontà di partecipazione, ma questa è inconciliabile con le rigidità organizzative dei partiti e, di fatto, viene respinta da oligarchie troppo gelose del proprio spazio vitale. L’uva dei contenitori politici risulta acerba al cittadino-volpe. In virtù di questa “favola”, tutto il dibattito s’impantana nella questione delle “forme della politica”: chi vorrebbe architetture più liquide, chi più solide; chi invoca meccanismi di copartecipazione legislativa, primarie, referendum et similia, chi il ritorno di partiti
forti e radicati. Questo ci evita di fare i conti con i problemi strutturali che sono alla base della crisi dei processi partecipativi, nonché delle derive leaderistiche che ne conseguono.

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