Partecipazione

Di Onofrio Romano Martedì 03 Settembre 2013 14:53 Stampa

Di fronte all’assenza di popolo che “assedia” lo spazio della politica, si sviluppa in maniera virale una diagnosi consolatoria: i cittadini sarebbero mossi da una formidabile volontà di partecipazione, ma questa è inconciliabile con le rigidità organizzative dei partiti e, di fatto, viene respinta da oligarchie troppo gelose del proprio spazio vitale. L’uva dei contenitori politici risulta acerba al cittadino-volpe. In virtù di questa “favola”, tutto il dibattito s’impantana nella questione delle “forme della politica”: chi vorrebbe architetture più liquide, chi più solide; chi invoca meccanismi di copartecipazione legislativa, primarie, referendum et similia, chi il ritorno di partiti
forti e radicati. Questo ci evita di fare i conti con i problemi strutturali che sono alla base della crisi dei processi partecipativi, nonché delle derive leaderistiche che ne conseguono.

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