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Dove va l'Europa? Presentazione Italianieuropei 1/2024

Mercoledì 27 marzo alle ore 18:15, la Fondazione Italianieuropei ha organizzato la presentazione dell'ultimo numero della rivista Italianieuropei in un incontro in diretta streaming dal titolo "Dove va l'Europa?"

Articoli del numero 1/2024

Del numero 1/2024 di Italianieuropei sono disponibili integralmente gli articoli di Romano Prodi, Aurore Lalucq, Paolo Guerrieri, Maria Cecilia Guerra, Chiara Geloni, Carlo Galli.



 

Dove va l'Europa? Riannodare i fili dell'opposizione. Italianieuropei 1/2024

Dove va l'Europa? | L'approssimarsi del voto per il rinnovo del Parlamento europeo impone una riflessione sulle proposte su cui i partiti e le famiglie politiche europee si confronteranno e, soprattutto, sul modello di Europa che intendono costruire alla luce dei cambiamenti sopraggiunti degli ultimi anni e che riguardano sia gli scenari globali sia quelli interni al continente.

Riannodare i fili dell'opposizione | A quasi un anno e mezzo dal voto che ha portato alla formazione del governo Meloni, le forze politiche d'opposizione non hanno ancora trovato quella sintonia che non solo potrebbe contribuire nell'immediato a contrastare l'azione dell'esecutivo ma che, nel lungo periodo, è indispensabile per costruire una piattaforma alternativa a quella della destra.

Sociale, verde, giusta: l’Europa che vogliamo

Non è presto per riflettere sull’Europa perché l’Europa riguarda tutti noi e tutti i programmi futuri. È la nostra sfida. Completare l’Europa e realizzare un’Europa federale è la sfida di noi riformisti, altrimenti non abbiamo futuro. Soprattutto un’Europa che sia unita, forte, grande e che torni a essere rilevante nel mondo. La tristezza maggiore che ho provato, da quando sono uscito dalla politica e insegnando negli Stati Uniti e in Cina, è stato constatare come il grandissimo interesse mostrato dai ragazzi nei primi tempi verso l’Europa si sia via via affievolito a causa dell’irrilevanza progressiva che l’Europa ha avuto nel mondo di fronte ai giganti Stati Uniti e Cina.

Un vero bilancio, una fiscalità e un Tesoro europei: condizioni necessarie per il futuro della UE

Il 2024 sarà un anno cruciale. Mentre si sono ricostituite le logiche dei blocchi, rafforzando ulteriormente le tensioni geopolitiche, l’anno 2024 vedrà svolgersi due elezioni che potrebbero redistribuire le carte del gioco del potere mondiale. Negli Stati Uniti, lo spettro del ritorno di Donald Trump aleggia sulle elezioni di fine anno, con tutti i rischi e i cambiamenti che comporterebbe per la democrazia americana, le sue istituzioni e l’Europa. Le recenti dichiarazioni del candidato Trump lasciano temere un abbandono del popolo ucraino e dell’Europa alle ambizioni bellicose della Russia.

La promessa di BLED 2030: l’allargamento fra realtà e sogno

L’anno scorso, a fine agosto, il presidente del Consiglio europeo Charles Michel salì sul palco del Bled Strategic Forum e pronunciò le parole che da allora sono conosciute come il Bled Pledge (la promessa di Bled): semplicemente disse che l’UE doveva essere pronta ad accogliere nuovi Stati membri entro il 2030. Il messaggio si diffuse come un lampo nei paesi della regione, ridando speranza ai cittadini dopo venti anni di promesse disattese e sforzi deludenti da entrambe le parti per rispettare le conclusioni di Salonicco del 2003. Il Pledge fu accolto con molta più prudenza dalle élite politiche negli Stati membri, che sono per definizione più riservate quando si tratta di fissare date chiare per decisioni strategiche importanti per il futuro dell’Europa.

La proiezione internazionale della UE: limiti e sfide

Le numerose crisi di questi ultimi anni hanno fatto crescere la UE e la sua capacità di reazione a shock esterni, ma hanno anche sollecitato un maggiore ruolo internazionale dell’Unione e una maggiore capacità di protagonismo della UE sulla scena mondiale. Nei fatti però i risultati raggiunti nel campo della politica estera continuano a essere complessivamente percepiti come inadeguati e non all’altezza delle aspettative.

Il nuovo contesto globale impone cambiamenti profondi all’Europa e alla sua economia

Una fondamentale sfida per l’Unione europea nei prossimi anni sarà ridefinire la propria presenza nel nuovo contesto economico globale. Che è profondamente mutato e attraversa una fase del tutto nuova. Guardando alle tendenze in corso, va ricordata innanzitutto la riconfigurazione della globalizzazione, in termini di un rallentamento e di una mutata composizione del commercio mondiale, con più servizi e relativamente meno prodotti industriali scambiati. A conferma di una interdipendenza che per ora non appare essersi fermata ma si sta ridisegnando.

La governance economica europea: un pendolo tornato alla posizione di partenza

La legislatura europea che si avvia alla conclusione passerà probabilmente alla storia come quella in cui la gestione delle emergenze ha finito per prendere il sopravvento su molte delle priorità politiche che si erano inizialmente individuate. L’esplosione improvvisa della pandemia di COVID e poi la guerra in Ucraina hanno costretto le istituzioni comunitarie a fronteggiare sfide inimmaginabili, mostrando però una straordinaria capacità di reazione e una inaspettata volontà politica che hanno finito per mettere in discussione vecchi tabù e incrinare antichi veti.

I sistemi di welfare europei fra nuovi e vecchi rischi sociali

Storicamente i sistemi di welfare nascono e si sviluppano per soddisfare i bisogni fondamentali delle persone e contrastare i rischi sociali che ne mettono in discussione il benessere. I rischi a cui le persone sono esposte, così come la valutazione del loro benessere e in definitiva di cosa debba essere considerato il loro diritto di cittadinanza, non sono però immutabili, variano in funzione del contesto economico, sociale, culturale, politico e religioso in cui ci si trova. Per queste ragioni, pur a fronte di tendenze comuni, i sistemi di welfare state dei diversi paesi europei faticano a convergere verso un unico modello.

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