Le primarie infinite

Di Redazione Venerdì 01 Novembre 2002 02:00 Stampa

Sin dai primi anni Novanta nel centrosinistra ha tenuto banco il tema delle procedure per individuare candidati e leader. Un tema inevitabile, che altrettanto inevitabilmente ha condizionato l’Ulivo nella sua stagione di governo così come oggi – ancora di più – ne condiziona l’efficacia di forza di opposizione. In particolare sembra pesare negativamente il carattere incerto e indefinito con cui il tema delle primarie viene utilizzato nella nostra discussione. Ora come spauracchio contro questo o quel partito dell’alleanza, ora come ricetta miracolosa per restituire all’Ulivo un saldo legame con la società civile. Raramente, tuttavia, ci si è adoperati per dare alla prospettiva delle primarie una base solida e legittimata.

 

Sin dai primi anni Novanta nel centrosinistra ha tenuto banco il tema delle procedure per individuare candidati e leader. Un tema inevitabile, che altrettanto inevitabilmente ha condizionato l’Ulivo nella sua stagione di governo così come oggi – ancora di più – ne condiziona l’efficacia di forza di opposizione. In particolare sembra pesare negativamente il carattere incerto e indefinito con cui il tema delle primarie viene utilizzato nella nostra discussione. Ora come spauracchio contro questo o quel partito dell’alleanza, ora come ricetta miracolosa per restituire all’Ulivo un saldo legame con la società civile. Raramente, tuttavia, ci si è adoperati per dare alla prospettiva delle primarie una base solida e legittimata. Riflettendo dunque sulle regole da adottare e sulle procedure per garantire che questa modalità di selezione dei candidati, sempre più diffusa nelle democrazie occidentali, sia effettivamente capace di dare maggiore forza e credibilità alla politica. Con questo numero Italianieuropei intende dare un contributo di riflessioni e proposte in questa direzione. Con analisi che spiegano come funzionano le primarie là dove vengono svolte e con una ipotesi di soluzione per l’Italia. La speranza è che il centrosinistra, nella indispensabile discussione sulle proprie regole di funzionamento, includa anche le modalità per arrivare di qui alla prossima scadenza elettorale ad una leadership forte e coesa.

Il profilo politico e culturale della sinistra europea è l’altro tema sul quale invitiamo a riflettere i nostri lettori. Con alcune reazioni di esponenti di primo piano del socialismo europeo alla proposta fatta da Giuliano Amato e Massimo D’Alema, nel numero precedente della rivista, ad allargare i confini del PSE. Con un contributo di Tony Blair sulla riforma dei servizi pubblici (tema delicatissimo con il quale si sono confrontati tutti i riformismi giunti al governo nel corso degli anni Novanta, come spiegano i commenti di segno opposto di Nicola Rossi e Laura Pennacchi). Con una riflessione di Giuliano Amato sui nodi ancora da sciogliere nel lavoro della Convenzione europea. Di più, questo numero scava su uno dei terreni sui quali la sinistra ha maggiormente lavorato nella sua storia secolare. Il profilo della povertà, le ragioni dell’esclusione sociale. E lo facciamo con alcuni contributi che ci descrivono un mondo di «cittadini a metà» largamente sconosciuto, composto da figure sociali che ancora troppo raramente trovano rappresentanza nelle rivendicazioni più diffuse dalle nostre parti politiche. Torniamo infine sui tratti del governo Berlusconi e sul tema dell’identità della superpotenza statunitense, guardando anche ad un’agenda internazionale che si annuncia assai problematica. I temi sono, ancora una volta, tanti e diversi. Ma corrispondono agli orizzonti ai quali il riformismo europeo deve costantemente e congiuntamente guardare. E non sempre ha saputo farlo.

Italianieuropei