insegna Storia delle relazioni internazionali all’Università di «Roma Tre»
Nell’analizzare le scelte internazionali compiute negli anni Ottanta, la storiografia ha prevalentemente cercato di sottolineare il carattere di transizione di quel decennio, che costituisce il momento di passaggio tra due sistemi internazionali molto diversi, ovvero tra l’ultima fase della guerra fredda e il periodo successivo alla dissoluzione dell’Unione Sovietica. Oppure ha preferito concentrarsi sull’«eccezionale attivismo» che, secondo Mammarella, caratterizzò la politica estera italiana nella fase centrale del decennio, collegando questo aspetto soprattutto all’esperienza del primo governo italiano a guida socialista nella storia della Repubblica.
«Se dobbiamo acconciarci a un’Europa per finta (…) o a un’unione europea sorta da un eventuale pateracchio anglo-francese che lasci de facto l’Italia in situazione di inferiorità (…) meglio varrebbe non prestarci al gioco e farci invece paladini della comunità atlantica (…) abbastanza per dare una buona presentazione “politica” al fatto nudo e crudo che, l’Italia non potendo da sola essere indipendente, e l’Europa non riuscendo a farsi, il padrone più ricco e più lontano è sempre il migliore».