L’Unione europea, la direttiva sul tabacco e le scelte personali

Di Italianieuropei Martedì 23 Luglio 2013 17:13 Stampa
L’Unione europea, la direttiva sul tabacco e le scelte personali Foto: lanonasinfonia



Lo scorso 10 luglio la Commissione ambiente, sanità pubblica e sicurezza alimentare del Parlamento europeo ha approvato con una larga maggioranza (50 a favore, 13 contrari e 8 astenuti) la nuova direttiva sui prodotti del tabacco. Il voto della Commissione arriva poco dopo la decisione del Consiglio dei ministri della Salute UE che, lo scorso 21 giugno, aveva raggiunto un accordo sulla proposta di direttiva promossa dalla Commissione europea al fine di adeguare la precedente direttiva TPD (2001/37/EC) agli sviluppi scientifici, internazionali e del mercato che hanno avuto luogo dal momento della sua adozione oltre dieci anni fa. Una revisione, si legge nel documento della Commissione, che mira non solo a favorire l’armonizzazione delle politiche relative al fumo dei paesi membri – e dunque il completamento del mercato interno – e la realizzazione della Strategia 2020, ma anche a proteggere la salute dei cittadini europei e a disincentivare il fumo fra i giovani.

Se a giugno i ministri della Salute europei avevano raggiunto un compromesso che presentava alcune importanti differenze rispetto alla versione originale presentata dalla Commissione (soprattutto per quel che concerne la percentuale di area dei pacchetti di sigarette che dovrebbe essere ricoperta dagli avvertimenti sui rischi del fumo – passata dal 75% inizialmente proposto al 65% – e il divieto di vendita delle sigarette slim, respinto dal Consiglio), il Parlamento europeo ha assunto una posizione più massimalista, rafforzando l’uso degli strumenti di dissuasione (immagini shock sul 75% del pacchetto di sigarette, il bando delle sigarette al mentolo e di quelle slim, la proibizione della vendita online dei prodotti del tabacco, nonché un limite alla commercializzazione delle sigarette elettroniche contenenti oltre 1 milligrammo di nicotina, che dovranno essere considerate prodotti medicinali e che, di conseguenza, potranno essere acquistate esclusivamente nelle farmacie). È stata invece respinta tanto dai ministri della Salute quanto dalla Commissione parlamentare la proposta dei cosiddetti “pacchetti anonimi” (uniformati nel packaging e privati del marchio), già introdotti in Australia.

La direttiva, che deve ancora essere approvata dal Parlamento europeo in seduta plenaria (discussione e voto sono previsti per settembre) e, successivamente, dovrà essere oggetto del cosiddetto “trilogo” – ovvero della trattativa fra Consiglio dei ministri UE, Parlamento europeo e Commissione per definire un testo condiviso superando i punti di contrasto –, ha certamente l’ammirevole e condivisibile obiettivo di tutelare la salute. Tuttavia, essa può anche apparire come l’imposizione di norme paternalistiche volte a condizionare gli stili di vita di cittadini e consumatori, limitandone la libertà di scelta. L’adozione della direttiva nella sua forma attuale potrebbe inoltre avere un impatto significativo su una filiera, quella dei produttori agricoli di tabacco, che negli scorsi anni si è notevolmente contratta a causa degli incentivi offerti dall’Unione europea in cambio della riconversione delle produzioni.

L’associazione save the choice ha deciso di farsi carico delle voci di dissenso di quanti non concordano con l’approccio “proibizionista” che sembra prevalere in seno all’Unione europea promuovendo una petizione in difesa della libertà di scelta dei consumatori. Ferma restando la consapevolezza che il fumo nuoce alla salute, i promotori della petizione ritengono, infatti, che le informazioni disponibili in materia siano molte e facilmente accessibili a chiunque e che, dunque, spetterebbe al singolo individuo, consapevole dei rischi, decidere se fumare o meno, cosa fumare e quanto.

 

 


Foto: lanonasinfonia

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