L’VIII Conferenza Italia-America Latina e Caraibi, principale foro intergovernativo d’incontro e di confronto tra Italia e paesi dell’America Latina e dei Caraibi, si è tenuta a Roma lo scorso 13 dicembre. Molti i temi trattati, dal rilancio dell’IILA al “buen vivir” boliviano, agli obiettivi dell’Agenda ONU 2030.
La riapertura delle rispettive ambasciate rappresenta un passo importante non solo nel disgelo fra Cuba e gli Stati Uniti – che segna la fine dell’ultimo capitolo aperto della guerra fredda – ma nelle relazioni di Washington con l’intera regione latinoamericana, caratterizzate spesso da tensioni che l’Amministrazione Obama sembra decisa ad allentare.
Il 24 marzo scorso l’Alto rappresentate per la politica estera dell’UE si è recata in visita a Cuba. L’obiettivo è cercare di recuperare il tempo perduto e imprimere slancio ai rapporti fra l’isola caraibica e l’Unione europea, dopo il disgelo con gli Stati Uniti.
Il riavvicinamento fra L'Avana e Washington, dopo oltre cinquant'anni dall'interruzione dei rapporti diplomatici, avrà certamente un impatto economico sul paese caraibico, anche se nel breve periodo di portata limitata. Importati tuttavia saranno anche gli effetti che esso avrà sugli equilibri politici del continente sudamericano, in cui negli ultimi anni sono emersi nuovi importanti player.
Il 26 ottobre i brasiliani torneranno alle urne per scegliere chi li governerà per i prossimi quattro anni. L’alternativa è tra la presidente uscente Dilma Roussef e il candidato del PSDB Aécio Neves. Su quest’ultimo, che pure gode dell’appoggio dell’esclusa Marina Silva, pesano alcuni elementi, soprattutto la mancanza di una maggioranza parlamentare a favore.
Lo scorso 13 agosto, in un tragico incidente aereo, è deceduto Eduardo Campos, uno dei candidati alle elezioni presidenziali brasiliane. Marina Silva ne ha preso il posto nella corsa alla presidenza, stravolgendo tutti i pronostici che davano per certa la riconferma di Dilma Rousseff. Al momento del drammatico evento il n. 5/2014 di “Italianieuropei”, che include un’ampia rubrica sul voto in Brasile, era già andato in stampa e non è stato dunque possibile aggiornare gli articoli con i più recenti avvenimenti. Pubblichiamo qui di seguito una breve analisi di Fabio Porta che riassume gli sviluppi delle ultime settimane.
Il Brasile si avvicina alle elezioni presidenziali, che si terranno il prossimo ottobre, in un momento di rallentamento della crescita e di forti rivendicazioni sociali da parte di quella classe media che proprio il predecessore di Dilma, Lula, ha contribuito a far uscire dalla povertà. Nonostante le difficoltà, la presidente Rousseff ha forti probabilità di vincere e di continuare a guidare un paese che si candida a giocare un ruolo da leader in America Latina.
L’elezione di Salvador Sanchez Cerèn, candidato del Frente Farabundo Martí para la Liberación Nacional, alla guida del paese latinoamericano si pone in continuità con la presidenza del predecessore Funes. Tuttavia, le recenti elezioni, fortemente contestate dagli avversari di ARENA, lasciano il paese – in un relativo ritardo di sviluppo rispetto agli altri Stati della regione – profondamente diviso.
Il primo anno di governo di Maduro si sta per chiudere all’insegna delle violente dimostrazioni di piazza, e della violenta repressione, che da settimane dilaniano un paese già fortemente diviso fra quanti sostengono l’operato del presidente chavista e quanti ne dichiarano il fallimento. Sullo sfondo la drammatica crisi economica che attanaglia il paese, e che è resa più grave dai pesanti episodi di corruzione.
Il prossimo 15 dicembre due donne si contenderanno la presidenza di un Cile in forte crescita e trasformazione: Michelle Bachelet, già presidente del paese sudamericano (2006-2010) e candidata di un ampio fronte progressista che va dalla Democracia Cristiana al Partido Comunista, passando per i leader delle rivolte studentesche di due anni fa, e Evelyne Matthei, che si pone in continuità con il governo conservatore del presidente uscente.