L’Italia incontra l’America Latina

Written by Simona Bottoni Monday, 05 February 2018 15:41 Print
L’Italia incontra l’America Latina Foto: openDemocracy

L’VIII Conferenza Italia-America Latina e Caraibi, principale foro intergovernativo d’incontro e di confronto tra Italia e paesi dell’America Latina e dei Caraibi, si è tenuta a Roma lo scorso 13 dicembre. Molti i temi trattati, dal rilancio dell’IILA al “buen vivir” boliviano, agli obiettivi dell’Agenda ONU 2030.


L’VIII Conferenza Italia-America Latina e Caraibi, principale foro intergovernativo d’incontro e di confronto tra Italia e paesi dell’America Latina e dei Caraibi, si è svolta il 13 dicembre 2017 presso il MAECI a Roma. È stata preceduta, il 2, 3 e 4 ottobre 2017, dal III Foro italo-latinoamericano delle PMI, fortemente voluto dall’attuale segretario socioeconomico dell’IILA José Luis Rhi-Sausi, e, l’11 e il 12 dicembre, dal II Foro parlamentare Italia-America Latina, l’omologo parlamentare della Conferenza, istituito su impulso della vicepresidente della Camera dei Deputati
Marina Sereni.

L’apertura della Conferenza, dal titolo “Obiettivi e proposte per crescere insieme”, è affidata al ministro degli Affari esteri Angelino Alfano che evidenzia come la nostra storia di emigrazione verso il subcontinente ci leghi a esso in modo indissolubile rendendoci confratelli di quelle popolazioni. Ricorda come, ad esempio, ci riguardi la vicenda che il 15 agosto 1805 portò Simón Bolivar sul Monte Sacro a Roma, dove, appresa la storia dei plebei che riuniti in quel luogo decisero di ribellarsi ai patrizi dando vita a una loro assemblea rappresentativa, il concilium plebis, pronunciò il giuramento ispiratore della sua campagna per l’indipendenza dell’America Latina. Alfano sottolinea come per crescere insieme occorra dare priorità agli investimenti nelle reti energetiche e al contrasto della corruzione. Poi chiarisce come le attuali sanzioni al Venezuela applicate anche dall’Italia siano «volutamente reversibili, flessibili e modificabili in base all’evolversi degli eventi», aggiungendo che «L’Italia resta convinta che la soluzione della crisi in Venezuela si possa raggiungere attraverso un dialogo franco e costruttivo tra governo e opposizione». Rende noto che i finanziamenti destinati all’IILA per il 2018 sono stati incrementati del 30% per consentirne il rilancio, già sancito dalla dichiarazione finale della VI Conferenza e fortemente voluto dal suo attuale segretario generale, Donato Di Santo.

L’IILA – nato nel 1966 da un’idea di Amintore Fanfani, che lo definì “una piccola ONU” – rappresenta, infatti, un unicum nel panorama delle organizzazioni internazionali in Europa. Le intenzioni di reale rilancio dell’IILA sono confermate dal viceministro degli Affari esteri Mario Giro il quale afferma come l’istituto, nato come strumento per realizzare una comunanza culturale tra Italia e America Latina, oggi si sia trasformato e rinnovato e debba diventare un luogo dove si faccia anche matching d’impresa; dove ci sia più spazio per la cooperazione tra le due aree: l’IILA deve diventare un interlocutore diretto dell’UE da cui ricevere le deleghe di cooperazione nel subcontinente assumendo così anche un ruolo politico.

Nel suo video saluto il presidente del Cile Michelle Bachelet parla dell’Agenda ONU 2030: una serie di obiettivi fissati dalla comunità internazionale nel 2015 per affrontare il problema dei cambiamenti climatici, della diseguaglianza di genere e dell’inclusione democratica che consenta uno sviluppo inclusivo e sostenibile, il fil rouge di questa VIII Conferenza. Secondo la Bachelet è necessario discutere di tali obiettivi e di come raggiungerli, ciascuno secondo le proprie prerogative, in tutti i consessi possibili inclusa questa Conferenza.

Sul fil rouge pone l’accento anche il segretario generale dell’IILA che, a mia specifica domanda di voler trarre una summa di questa VIII edizione, risponde che: «... è stato un evento italo-latinoamericano al passo con i tempi e nel quadro della strategia globale dell’ONU».

Il ministro degli Esteri della Colombia María Ángela Holguín sottolinea il periodo positivo attraversato dal suo paese dopo gli accordi di pace siglati con le FARC a novembre 2016, per le trattative in corso con l’ELN, per l’adesione all’Alleanza del Pacifico. Nata nel 2012 con obiettivi economici di libero scambio tra Colombia, Cile, Messico e Perù l’Alleanza del Pacifico è in forte crescita: conta 226 milioni di abitanti, rappresenta il 35% del PIL della regione, è la settima economia al mondo nel 2017. L’accordo di pace ha comportato il disarmo e la smobilitazione di oltre 7000 guerriglieri e investimenti statali in 250 Comuni per il loro sviluppo anche agricolo che finora non era stato possibile.

L’industrializzazione agroalimentare e il rafforzamento delle infrastrutture sono obiettivi del paese che offrono grandi possibilità per gli investimenti esteri. Investimenti che anche il viceministro Mario Giro invita a fare per sostenere il paese in questo periodo di transizione: «... è importante che Italia e Unione europea intervengano con investimenti per cambiare il tipo di economia che si è creata e non lasciare un vuoto. Un’azione da sviluppare per contrastare la violenza diffusa cui si possono aprire le zone liberate dal conflitto».

La vicepresidente di Confindustria Licia Mattioli focalizza sull’uso delle energie rinnovabili, settore in cui oltre 100.000 imprese lavorano in Italia. Il paese sta facendo grandi passi avanti nell’impiego di queste fonti per la produzione di energia (ha già raggiunto nel 2015 l’obiettivo del 17% posto dall’agenda UE al 2020) e possiede un ottimo know how largamente esportabile in America Latina, l’area del mondo in cui, peraltro, è più elevata la produzione media di energia da rinnovabili (25%) col resto del mondo fermo a una media del 9%.

L’intervento politico di maggiore interesse e significato della Conferenza è quello del ministro degli Esteri della Bolivia Fernando Huanacuni Mamani che spiega il significato del “buen vivir”, un’idea di stare al mondo basata sulla cultura della vita, che consente di coesistere in armonia con la Madre Terra se la si rispetta. Dal 2006 la Bolivia, sulla base delle conoscenze ancestrali dei suoi popoli indigeni, sta emergendo in tutto il continente americano con la propria identità che per i boliviani è una necessità perché è stata forgiata nel corso di migliaia di anni. Al paradigma occidentale del “vivere meglio” che, orientato all’accumulo di ricchezza, ha prodotto squilibri e depauperamento della Madre Terra, la Bolivia contrappone quello del “buen vivir” che significa rispettare la Pacha Mama. Gli obiettivi dell’Agenda ONU 2030 sono inseriti nell’Agenda nazionale del paese dal 2006 e sul paradigma del “buen vivir” la Bolivia sta ottenendo importanti risultati nel contrasto alla povertà estrema, dimezzata in un decennio (passando dal 38% del 2005 al 17% del 2014) attraverso programmi di rafforzamento dell’apparato produttivo e di investimenti in infrastrutture (nel 2016 è stato il paese che in America Latina ha fatto più investimenti interni rispetto al proprio PIL) e anche con programmi volti a recuperare la propria identità e dignità migliorando le condizioni di vita di tutti i cittadini.

Durante la prima sessione, intitolata “L’Italia vista dall’America Latina e l’America Latina vista dall’Italia”, l’amministratore delegato di Enel Francesco Starace fa presente come l’impresa sia il principale operatore energetico straniero nell’area, presente in dieci paesi con circa 19 milioni di utenti serviti investendo solo su energie rinnovabili. Chiede ai decisori latinoamericani di evitare cambiamenti retroattivi nelle leggi che regolano il mercato (che fanno perdere fiducia), di investire nella digitalizzazione e nell’interconnessione delle reti di distribuzione esistenti nella regione, opportunità che genera sviluppo e apre a nuovi investimenti, dal momento che oggi è tra quelle meno interconnesse al mondo. L’America Latina, negli ultimi dieci anni, ha triplicato la produzione di energia da fonti rinnovabili, diventando l’area del mondo dove sono maggiormente utilizzate.

Durante la seconda sessione, intitolata “L’importanza delle reti energetiche per la connettività e la competitività dell’America Latina”, l’amministratore delegato di Terna Luigi Ferraris fa presente che, nei prossimi quindici anni, è previsto un aumento dei consumi di elettricità in America Latina (fonte Cepal) dovuto all’innalzamento delle temperature medie terrestri pari al 35% che, se non soddisfatto tramite energie rinnovabili, innalzerà i livelli d’inquinamento globale. Terna, con un portafoglio di 260 milioni di euro di progetti in corso (in Uruguay, Brasile e Perù), suggerisce di rafforzare i rapporti di collaborazione con istituti di credito e banche di sviluppo locali.

Nel suo intervento Guillermo Fernández de Soto, direttore per l’Europa della Banca di sviluppo dell’America Latina CAF, sostiene che, per continuare il percorso di sviluppo, l’America Latina deve aumentare gli investimenti in infrastrutture energetiche e fisiche: per colmare il divario delle infrastrutture occorre duplicare gli investimenti nel settore energetico dall’attuale 2,5% del PIL regionale al 5 o 6% (almeno 70 miliardi l’anno per i prossimi venti anni).

Il direttore dell’Unità risorse naturali ed energia della Cepal Manlio Coviello rende noto che secondo un recente studio del BID l’incremento dell’interconnettività tra tutte le energie rinnovabili nell’area può far risparmiare fino al 10% dei costi e diminuire le emissioni di CO2 fino al 20%. La proposta della Cepal di creare un foro delle energie rinnovabili dei paesi dell’America Latina è stata finora accolta da quindici paesi dell’area.

Durante la terza sessione, intitolata “Il contrasto alla corruzione come fattore di crescita, il ruolo di imprese e pubbliche amministrazioni”, il procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero De Raho dichiara che è la corruzione, oggi, lo strumento con cui le mafie fanno affari; intimidazioni e omicidi sono utilizzati solo quando non ottengono ciò che vogliono con la corruzione. Intende recarsi in Messico, Guatemala, Colombia, Costa Rica e in tutti i paesi che producono o commerciano cocaina, primo strumento di scambio e arricchimento delle mafie: la ‘ndrangheta calabrese ha ormai un filo diretto con i produttori di cocaina latinoamericani e lo gestisce come un grande distributore non potendo avere un ruolo di produttore sul posto. In Italia esiste un’efficace e consolidata legislazione antimafia dal 1982 che può portare a un modello condiviso con i paesi dell’America Latina per il contrasto alle mafie su scala globale. È necessario anche essere veloci quanto la mafia quando gestisce un traffico illecito, mentre oggi la cooperazione giudiziaria deve attendere i tempi delle rogatorie e quello degli scambi di informazioni tra autorità lontane tra loro. Va, quindi, affiancata dalla cooperazione di polizia.

Il consigliere generale di SNAM Marco Reggiani sostiene che la legalità debba essere alla base di ogni cultura aziendale ed evidenzia come SNAM vi abbia improntato la sua azione: con un portafoglio complessivo di appalti pubblici per tre milioni di euro (uno in Europa, due nel resto del mondo) ha impegnato nel 2017 i propri dipendenti in 16.500 ore di formazione sulla corruzione e ha svolto oltre 5000 controlli etici sulla credibilità dei suoi corrispondenti nel mondo fino alla revoca del mandato a operare loro conferito ove necessario. Si perde economicamente nell’immediato ma nel medio termine si guadagna in reputazione che diventa un punto di forza nella competizione commerciale.

Il generale della guardia di finanza Stefano Screpanti ha fatto presente che tra le funzioni di polizia economico-finanziaria attribuite alla guardia di finanza su delega della magistratura c’è anche il controllo della spesa pubblica. Nel biennio 2015-16 la guardia di finanza ha ricevuto oltre 10.500 deleghe d’indagine su corruzione in tema di appalti pubblici con l’arresto di 631 soggetti. La guardia di finanza conta anche su diverse sezioni presso varie ambasciate italiane nel mondo e recentemente è stata avviata, in ambito UE, la possibilità di svolgere attività investigative in collaborazione con uno o più paesi europei. Sarebbe auspicabile che questa pratica, che sta dando buoni risultati, fosse estesa anche oltre i confini dell’UE.

A concludere i lavori l’ambasciatore dell’UE in Guatemala integrante il programma di cooperazione dell’UE in America Latina “El PACcTO” Antonio Dal Borgo che lo ha illustrato: prevede il coinvolgimento di Europol ed Eurojust, un finanziamento iniziale di 25 milioni di euro, riguarderà 18 paesi latinoamericani e, per l’Europa, l’Italia lo attuerà attraverso l’IILA. L’obiettivo principale sarà l’assistenza tecnica per il rafforzamento del sistema penitenziario dell’America Latina tramite l’expertise italiana riconosciuta a livello internazionale.

La dichiarazione finale, approvata dall’assemblea, come afferma Donato Di Santo «... è meno generalista delle precedenti e contiene indicazioni precise sulle cose da fare, in particolare la decisione di costituire – entro i prossimi sei mesi – un foro imprenditoriale italo-latinoamericano che riunisca i responsabili delle imprese di tutti i paesi partecipanti interessati allo sviluppo di progetti anche per promuovere investimenti reciproci».

La questione ambientale, richiamata da tutti i relatori, come dice il viceministro Mario Giro «...è ormai questione di sopravvivenza che unisce i nostri paesi perché l’inquinamento e i cambiamenti climatici sono un’emergenza internazionale. Non basterà la tecnologia a salvarci. Occorre modificare i nostri apparati produttivi e i nostri stili di vita».

Il controcanto lo hanno fatto le testimonianze dei rappresentanti dei paesi caraibici sulla drammaticità degli effetti che i cambiamenti climatici stanno avendo sui loro territori, tanto da vivere il problema come una seria minaccia per la stessa sopravvivenza fisica a causa dell’innalzamento del livello dei mari.

Esiste, dunque, e l’VIII Conferenza ce lo dimostra, anche un’America profondamente consapevole di questo problema che intende affrontarlo in modo serio: investire sulle energie rinnovabili, oltre a costituire un’opportunità di sviluppo e di investimenti esteri nell’area, per alcuni paesi potrebbe rivelarsi salvifico.

 

 


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