Marco Almagisti e Paolo Graziano

Marco Almagisti e Paolo Graziano

Marco Almagisti, insegna Scienza politica all’Università di Padova.
Paolo Graziano, insegna Scienza politica all’Università di Padova.

Destra/Sinistra

Non è la presenza di un governo a sancire la differenza fra la democrazia liberale e gli altri tipi di sistema politico. I governi, infatti, sono presenti in tutti i sistemi politici: democratico-liberali, autoritari e totalitari. Elemento specifico delle democrazie liberali, oltre a un suffragio universale effettivo, è l’esistenza di un’opposizione legalmente e socialmente riconosciuta. Non si comprende la specificità della cittadinanza democratica senza fare riferimento alla possibilità di dissenso etico e politico radicata nella libertà di critica.
Secondo Alessandro Pizzorno sono le peculiarità della storia europea a consentire, a seguito dell’affermazione della libertà religiosa, anche il conseguimento della libertà politica; ciò accade quando diviene possibile, per utilizzare una sua efficace espressione, «trasferire il contenuto del foro interno dell’individuo sul foro esterno».

Trent’anni dopo il 1989: le ideologie non sono finite

Sono passati trent’anni dalla caduta del muro di Berlino e dalla fine dell’equilibrio bipolare fra Occidente e comunismo sovietico garantito dalla “guerra fredda”. Molti osservatori si chiedono quale sia lo stato di salute dei regimi democratici, indicati quali vincitori della grande contesa novecentesca, se non considerati come approdi necessitati dell’evoluzione umana. Il punto di partenza ci viene dato dalla consapevolezza epistemologica più recente, secondo la quale nel lavoro scientifico le domande di ricerca sono condizionate dal contesto culturale in cui la stessa ricerca è concepita e realizzata.

Attrezzarsi per la lunga marcia

Il governo Conte è in carica dal 1° giugno 2018, 88 giorni dopo le elezioni del 4 marzo. Abbiamo avuto dei periodi d’attesa abbastanza lunghi anche in passato ma nessuno aveva raggiunto questa durata temporale. Nel 1992 infatti l’attesa per la formazione del primo governo Amato fu di 82 giorni. È un governo di coalizione, che si basa su un accordo tra due forze politiche, quali il Movimento 5 Stelle e la Lega, che avevano affrontato la campagna elettorale come avversari.Uno dei vantaggi della democrazia parlamentare però è proprio la sua plasticità, ossia la possibilità di effettuare accordi in Parlamento per formare delle maggioranze. Questi ovviamente sono dei processi che richiedono tempo, contrattazioni e accordi tra partiti.

Cartoline dalle elezioni italiane

Nel 1995 venne pubblicato un saggio postumo di Christopher Lasch intitolato “La rivolta delle élite. Il tradimento della democrazia” in cui si denunciava la progressiva autoreferenzialità delle élite politiche ed economiche americane. L’analisi di Lasch era riferita al contesto statunitense, ma il dibattito a cui diede vita il suo contributo mostrò la validità più generale della sua diagnosi. Le elezioni italiane del 4 marzo 2018 hanno sancito la vittoria di due partiti che, in forme diverse, hanno incarnato o incarnano la rivolta dei cittadini (non delle masse, per riprendere un altro famoso contributo di Ortega y Gasset del 1930). Cittadini, non masse, perché il risultato della Lega (non più Nord) e del Movimento 5 Stelle rappresenta un indubbio successo di formazioni politiche che si sono sviluppate a partire dalla critica radicale al cosiddetto “establishment” (prima “Roma ladrona” in un caso, poi “la casta” nell’altro). La Lega ha quadruplicato i voti rispetto al 2013, mentre l’avanzata del Movimento 5 Stelle è stata più contenuta (+5%) ma solo perché partiva da un eccellente risultato elettorale del 2013.

Sessantotto: il fratello grande

Volontà di protagonismo giovanile, dimensione globale del fenomeno, ruolo dei mass media nella diffusione delle immagini e ragioni della protesta, innovazione concernente i diritti e l’ecologia: quale eredità politica è oggi rintracciabile nei movimenti del Sessantotto? Come possiamo valutare il loro impatto sulla società odierna?

Socialism: Do You Remember?

Perché è necessario recuperare il “socialismo”, al netto delle sue declinazioni partitiche, nel caso italiano? In fondo, con l’eccezione della penisola iberica, i partiti socialisti sono in serie difficoltà un po’ ovunque in Europa. In realtà, se consideriamo il termine socialismo quale importante richiamo ad aspirazioni di giustizia che hanno attraversato la storia dell’Occidente e all’idea di “portare avanti quelli che sono nati indietro”, la sua attualità sta proprio nell’esigenza di prendere sul serio l’impegno a combattere le diverse forme di esclusione e diseguaglianza che hanno impoverito e reso meno sicure le nostre società, nella consapevolezza che il benessere o è collettivo o non è.

Essere o non essere (insieme)? Antropologia di una sinistra divisa e a rischio di estinzione

In gran parte dei paesi europei, sia dal punto di vista delle linee programmatiche seguite che sotto il profilo della leadership, si possono identificare due sinistre: per quanto riguarda i programmi, è evidente come si sia sviluppata una frattura crescente tra una sinistra sostenitrice dello sviluppo a prescindere dalle modalità con cui esso si articola, e una più attenta a conciliare sviluppo ed equità sociale, anche a costo di produrre un maggior attendismo decisionale. Sotto il profilo della leadership, a causa della crescente personalizzazione della politica, nei partiti socialisti europei si stanno scontrando, o si sono in vario modo scontrate, personalità antiche e nuove. Come superare l’impasse che ne deriva? Come trovare una “sintesi” tra diverse posizioni senza prendere il tempo che tale sintesi può richiedere? Servono luoghi di confronto pacato, costruttivo, trasparente. Servono laboratori di politica in cui esprimere idee e non personalismi. Laboratori di politica in cui costruire politiche adatte a gestire la straordinaria, e per taluni spaventevole, realtà attuale.