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Migrazioni, da emergenza a opportunità. L'eredità della presidenza di Giorgio Napolitano. Italianieuropei 4/2023

Migrazioni, da emergenza a opportunità | La retorica prevalente nel dibattito pubblico in materia di migrazioni utilizza ormai da anni parole atte a descriverlo come un fenomeno dai tratti emergenziali. La realtà, invece, ci dice non solo che si tratta di un fenomeno che da sempre accompagna lo sviluppo della società umana, che i grandi flussi migratori mondiali si compiono su rotte e a latitudini diverse da quelle mediterranee, che dove i percorsi di integrazione funzionano l'incontro tra culture si tramuta in reciproco arricchimento, ma soprattutto che l'apporto degli immigrati è essenziale per garantire un futuro di benessere a una società demograficamente in declino ed economicamente stagnante come quella italiana.

L'eredità della presidenza di Giorgio Napolitano | La vicenda politica e istituzionale di Giorgio Napolitano si è intrecciata a doppio filo con quella dell'Italia repubblicana e con la costruzione della democrazia nel nostro paese, rappresentando per la sua generazione e per quelle più giovani un eccezionale esempio di impegno, rigore e coerenza. La sua esperienza alla presidenza della Repubblica ha costituito un punto di svolta nel modo di intendere il ruolo e interpretarne le funzioni con il quale tutto il mondo politico italiano è stato ed è chiamato a confrontarsi.

Un omaggio a Giorgio Napolitano

«Compagno e amico di anni lontani e vicini». Con questa dedica Giorgio Napolitano mi regalò la sua splendida autobiografia politica
“Dal PCI al socialismo europeo” edita da Laterza nel 2005. Una perfetta sintesi della nostra amicizia personale e della nostra progressiva convergenza politica, nella quale la sua presenza, fra senatoriale e cardinalizia, apportava sempre proposte costruttive.
In primis, condividemmo la lotta per la democrazia e la libertà nel mio paese; in seguito i nostri sforzi si concentrarono sulla costruzione di un’Europa democratica e unita. Debbo confessare, e non è solo un sentimento personale, che lavorando con lui, come spesso mi accade con gli italiani, io non mi sentivo straniero.

Giorgio Napolitano, una lunga storia politica e istituzionale

È una lunga storia politica e istituzionale quella di Giorgio Napolitano, che comincia a Napoli nel 1945. La città è stata liberata dai
nazisti dall’insurrezione popolare del settembre del 1943, che ha favorito così l’ingresso delle truppe alleate, pagando però un prezzo assai alto di lutti anche tra i civili. È sfigurata dai bombardamenti e conosce miseria infame, centinaia di migliaia sono i senzatetto, 200.000 secondo il sindaco Gennaro Firmariello. Devastata è la sua dignità: La Capria la definisce «una Saigon mediterranea», Eduardo De Filippo racconterà di questa devastazione in “Napoli milionaria”, che va in scena al San Carlo per la prima volta proprio nel marzo del 1945.

Il presidente della Repubblica, cos’è e cosa alcuni vorrebbero che fosse

Ho sempre considerato la figura del presidente della Repubblica l’invenzione più difficile, eppure forse la più riuscita, dei nostri padri
costituenti. Era la più difficile perché in essa non potevano non essere conservati alcuni tratti del precedente capo dello Stato – tratti
tipici comunque del ruolo – che era necessario tuttavia sconnettere da quello che era il profilo proprio del re: un capo dello Stato rappresentativo della nazione, ma non solo rappresentativo e anzi partecipe tanto del potere esecutivo, quanto di quello legislativo.

I dirigenti del PCI dopo la fine del comunismo italiano, tra riflessione storica e impegno politico-istituzionale

La morte di Silvio Berlusconi prima e quella di Giorgio Napolitano poi, tra il giugno e il settembre del 2023, hanno offerto uno specchio delle modalità attraverso cui si forma oggi la memoria pubblica italiana. I due eventi hanno evidenziato l’apporto di testimoni o interpreti immedesimati nel presente, dai giornalisti ai protagonisti della politica, prescindendo dal contributo degli storici, se non proprio ponendosi in contrapposizione col metodo storico e il meditato distacco dagli eventi che lo dovrebbe caratterizzare.

In questo numero

Migrazioni, da emergenza a opportunità | La retorica prevalente nel dibattito pubblico in materia di migrazioni utilizza ormai da anni parole atte a descriverlo come un fenomeno dai tratti emergenziali. La realtà, invece, ci dice non solo che si tratta di un fenomeno che da sempre accompagna lo sviluppo della società umana, che i grandi flussi migratori mondiali si compiono su rotte e a latitudini diverse da quelle mediterranee, che dove i percorsi di integrazione funzionano l'incontro tra culture si tramuta in reciproco arricchimento, ma soprattutto che l'apporto degli immigrati è essenziale per garantire un futuro di benessere a una società demograficamente in declino ed economicamente stagnante come quella italiana.

L'eredità della presidenza di Giorgio Napolitano | La vicenda politica e istituzionale di Giorgio Napolitano si è intrecciata a doppio filo con quella dell'Italia repubblicana e con la costruzione della democrazia nel nostro paese, rappresentando per la sua generazione e per quelle più giovani un eccezionale esempio di impegno, rigore e coerenza. La sua esperienza alla presidenza della Repubblica ha costituito un punto di svolta nel modo di intendere il ruolo e interpretarne le funzioni con il quale tutto il mondo politico italiano è stato ed è chiamato a confrontarsi.

La nascita della Repubblica in forma di giallo

Mi piacerebbe definire il libro di Federico Fornaro un giallo scritto in chiave storica, che vede nel titolo, “2 giugno 1946”, l’approdo di una fitta trama di eventi nella quale episodi e accadimenti passati si intersecano offrendo varie chiavi di lettura, inducendo così il lettore, pagina dopo pagina, al desiderio di conoscere come andranno le cose, questo – cosa tanto più ragguardevole – benché si sappia già come è andata a finire (!).
La storia comincia dunque il 10 luglio 1943, con lo sbarco dei primi contingenti anglo-americani in Sicilia e l’occupazione, in poche settimane, dell’isola, con una popolazione che li accolse come liberatori, a fronte di truppe convinte perlopiù dell’inevitabilità della sconfitta.

 

Cronache di una stagione straordinaria

Pubblichiamo di seguito il racconto, intimo e particolarissimo, dei giorni eccezionali del referendum Monarchia-Repubblica e della stagione costituente visti con gli occhi di una ragazzina napoletana che eletti in quella Assemblea aveva entrambi i genitori. E che avrebbe poi vissuto, da protagonista, alcune delle pagine più intense, oltre che terribili, della storia della nostra democrazia.

Regionalismo e sistema delle autonomie, dalla costituente a oggi

Il tema del rapporto tra governo centrale e sistema delle autonomie ha segnato, con alterne vicende, la storia del nostro paese dalla fase costituente fino ai giorni nostri. Siamo oggi di fronte al manifestarsi di una convergenza di giudizi scettici sull’esperienza regionalistica che, denunciandone gli sprechi e le inefficienze, invocano il suo superamento a favore dello Stato centrale. Occorre però interrogarsi sul senso di questa inversione di rotta nel momento in cui vediamo spostarsi verso l’UE il ruolo potestativo e organizzativo esclusivo degli Stati e sui rischi che può comportare una ulteriore marginalizzazione di forme istituzionali intermedie sul piano della identità e della coesione sociale, e quindi della democrazia.

La fine della funzione costituente dei partiti

A settanta anni di distanza, l’esperienza dell’Assemblea costituente conserva grande fascino. Appare un esempio cui continuare a ispirarsi. Sorprende, in particolare, la capacità che ebbero allora i partiti di accantonare calcoli angusti e interessi limitati, superando fortissime contrapposizioni ideologiche per realizzare un “compromesso costituzionale” di grande respiro. Ne è scaturita una Costituzione che ha mantenuto nel tempo notevole vitalità, sopravvivendo alla scomparsa delle forze che lo hanno generato. Ma la memoria della fase costituente pone oggi un problema scomodo. L’accordo tra i partiti che ha portato alla Costituzione ha rappresentato l’espressione più alta di una democrazia consensuale che in Italia è stata abbandonata dall’inizio degli anni Novanta. È subentrato un bipolarismo aspramente conflittuale e poco compatibile con la funzione costituente dei partiti. Con questo problema è necessario misurarsi, se si vogliono ricordare la Costituente e la Costituzione in modo non meramente celebrativo o retorico.

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