La via umbra alla sostenibilità energetica

Written by Catiuscia Marini Friday, 10 September 2010 09:16 Print

In un contesto nazionale caratterizzato da un forte incremento della produzione di energia da fonti rinnovabili, l’Umbria, soprattutto grazie al contributo portato dal settore idroelettrico, può già contare, per il soddisfacimento del proprio fabbisogno di elettricità, su una quota considerevole di energia pulita. L’obiettivo che l’amministrazione regionale si prefigge consiste nel fare dell’intera Umbria un laboratorio per la sperimentazione di un nuovo approccio alla produzione e all’utilizzo di energia rinnovabile, allo scopo di valorizzare ancora di più le realtà produttive locali già attive nel settore e nel tentativo di raggiungere un nuovo equilibrio fra esigenze di sviluppo e di tutela del territorio.

Come è noto, il nostro paese sta conoscendo una forte accelerazione nella produzione di energia da fonti rinnovabili, pur rimanendo ancora lontano dai livelli di altre realtà europee come la Spagna e la Germania. Dai dati del Barometro dell’energia fotovoltaica realizzato da EurObserv’ER si evince infatti, per esempio, che la potenza installata è quasi triplicata in Italia tra il 2007 e il 2008, anche se in termini di capacità pro capite l’Italia resta ancora molto indietro rispetto ai due paesi europei sopra citati.
L’eliminazione dell’obbligo di acquisto dei certificati verdi da parte del Gestore servizi elettrici, introdotta con il decreto legge 78/10, se mantenuta, non avrebbe certo contribuito a spingere ulteriormente lo sviluppo delle rinnovabili in Italia. Il nostro paese mantiene altresì un’eccessiva invariabilità dell’intensità energetica finale del PIL, a testimonianza di un insufficiente sforzo di miglioramento dell’efficienza energetica del sistema produttivo, mentre altri paesi (anche qui, in primo luogo, la Germania) che presentavano ancora negli anni Novanta livelli molto più alti dei nostri, hanno realizzato un imponente sforzo di riduzione dell’intensità energetica del PIL, fino a posizionarsi su valori inferiori a quelli italiani.
In questo quadro l’Umbria si caratterizza per una intensità energetica finale e un’intensità elettrica del PIL che la pongono ai primissimi posti tra le Regioni italiane. Un sistema produttivo che utilizza molta energia, dunque, per via della presenza di industrie particolarmente energivore, mentre se si esamina il dato dei consumi energetici pro capite i valori umbri si riposizionano rispetto alle altre Regioni su livelli meno elevati.
In tale contesto è evidente come un deciso incremento di produzione di energia da fonti rinnovabili rappresenti una soluzione che ha al tempo stesso un impatto positivo tanto sull’obiettivo di promuovere l’innovazione tecnologica e la competitività, quanto sulla riduzione della dipendenza energetica e, last but not least, sulla riduzione delle emissioni di gas serra. Si tratta di un obiettivo di grande rilievo, ripreso e confermato a livello comunitario dal Consiglio europeo all’interno della strategia Europa 2020, e definito come uno degli elementi fondamentali dell’orizzonte tecnologico e produttivo continentale.
L’Umbria presenta tradizionalmente un elevato livello di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, quasi tutta dovuta a generazione da fonte idraulica. Pur senza voler in alcun modo avallare assurdi approcci di “federalismo energetico”, è comunque utile analizzare il rapporto tra consumi regionali e produzione da fonte rinnovabile, così da avere un’idea della propria performance in materia.
Nel 2008 in Umbria, su una potenza complessiva degli impianti da fonte rinnovabile (energia elettrica) pari a 555,9 MW, ben 510,5 MW sono stati generati dall’idroelettrico. In termini di consumi, il 18,8% del fabbisogno umbro di energia elettrica risulta coperto da fonti rinnovabili. Si tratta di un valore vicino al 22% previsto da una direttiva europea del 2001 e modificata successivamente da una direttiva del 2009, che rimane però ancora l’unico benchmark possibile.
Preponderante dunque, ancora, il ruolo dell’idroelettrico. Se però si va a vedere il dato pro capite relativo alla potenza installata in impianti fotovoltaici, nel 2009, a fronte di un dato medio nazionale di 19 W per abitante, l’Umbria – anche grazie alla bassa densità demografica – presenta un dato notevolmente superiore, che sfiora i 40 W per abitante. Vi è dunque ancora spazio per crescere, a cui si accompagna il fermo intendimento politico di investire, per quanto possibile in Umbria, in tale direzione.
Il Programma di legislatura 2010-15 enuncia chiaramente tali intendimenti, consapevole che la sfida prioritaria della nostra epoca, per la politica come per la scienza e la tecnologia, sta nella ricerca di modelli di sviluppo in grado di conservare le risorse naturali, preservando e aumentando in tal modo la qualità della vita degli esseri umani. All’interno del Programma il tema dell’energia riveste infatti un ruolo fondamentale nella definizione di una visione basata sulla promozione di una nuova economia verde, ispirata alla promozione di tutte quelle iniziative che nella vita civile e nell’attività produttiva riescono a ridurre sistematicamente l’impatto delle attività umane e a valorizzare nuovi materiali, nuove tecniche e soprattutto nuovi modi di vivere e di consumare maggiormente adeguati alla consapevolezza scientifica e culturale ormai diffusa.
L’economia verde intesa quindi come una sfida trasversale che comprende una pluralità di settori e coinvolge un gran numero di imprese: dall’innovazione tecnologica al risparmio energetico, alle fonti rinnovabili; dal settore dell’edilizia a quello dei trasporti; dagli elettrodomestici al turismo, all’agricoltura di qualità; dalla diffusione di prodotti e di processi produttivi innovativi ed efficienti alla creazione di nuova occupazione qualificata nell’ambito di una forte spinta all’esportazione di processi e prodotti eco-efficienti. Una sfida in cui riveste grande importanza il mondo della scuola, dell’università, della ricerca, che può e deve virtuosamente incrociare la propensione alla qualità tipica di molte produzioni della nostra Regione e la riconversione in chiave ecosostenibile di comparti tradizionali legati al manifatturiero.
L’Umbria, quindi, coltiva l’ambizione di candidarsi ad essere un laboratorio di sperimentazione di nuove produzioni e di nuove forme di consumo e/o di convivenza che contribuiscano a rafforzare l’immagine del Cuore verde d’Italia sia dal punto di vista dell’ambiente e del paesaggio, sia dal punto di vista dell’innovatività del sistema economico.
La riuscita di tale progetto strategico richiede ovviamente una visione politica di alto livello, ed è altresì legata alla condivisione dello stesso da parte della politica, anzi della “grande politica”, e quindi dei cittadini, delle imprese, delle forze sociali, del mondo della ricerca e della formazione.
Conforta, in tale intendimento, la presenza di significative esperienze industriali che indicano con chiarezza la praticabilità di questo percorso anche per l’Umbria. Mentre, come è noto, il paese nel suo complesso sconta un gap rilevante in tema di tecnologie verdi – anche a causa di una politica industriale nazionale miope e debole – l’Umbria può vantare presenze imprenditoriali attive in un settore di punta quale quello del solare termodinamico a concentrazione, nato dall’intuizione di un grande scienziato come Carlo Rubbia. Si tratta di esperienze di grande valore tecnologico e con rilevanti prospettive di sviluppo dal punto di vista produttivo, pur considerando che l’installazione dei relativi impianti potrà interessare solo marginalmente il nostro paese per via delle esigenze di spazio e di intensità della radiazione solare che questi impongono.
Il nuovo Piano energetico regionale seguirà dunque un approccio innovativo coerente con gli intendimenti del Programma di legislatura, nonché con gli indirizzi previsti dagli orientamenti comunitari in materia.
Ricollegandosi infatti agli obiettivi europei del Pacchetto 20-20-20 (20% di riduzione delle emissioni, 20% di risparmio energetico, 20% di produzione di energia da fonti rinnovabili) esso si farà carico della necessità di contribuire in termini tecnici e culturali alla diffusione di un approccio sempre più consapevole delle opportunità offerte dai nuovi orientamenti. Obiettivo qualificante del nuovo Piano sarà quello di fare dell’intera Umbria un luogo di eccellenza per la sperimentazione, nel pubblico e nel privato, di un approccio non settoriale alla produzione e all’uso intelligente dell’energia, raccogliendo a tal fine le più importanti competenze tecnico scientifiche e industriali disponibili.
Un elemento di complessità per la definizione e attuazione di misure finalizzate allo sviluppo delle fonti rinnovabili deriva dalle barriere, spesso non tecniche, che impediscono o rallentano la loro diffusione. La realizzazione dei nuovi impianti da fonti rinnovabili di grande taglia incontra spesso una notevole opposizione da parte delle associazioni e della popolazione locale. I casi riscontrati in Umbria per l’eolico e gli impianti di generazione elettrica da biomasse dimostrano che il nodo della questione non sta tanto nella mancanza di incentivi (i certificati verdi rappresentano notoriamente uno dei più importanti meccanismi di incentivazione in Europa), ma nelle barriere non tecniche legate sostanzialmente all’accettabilità sociale e agli stessi processi autorizzativi.
Per gli impianti di piccola taglia – la cosiddetta microgenerazione distribuita alla quale fa riferimento un “profeta” della green economy come Jeremy Rifkin – la principale barriera è invece rappresentata dalla burocrazia dei soggetti distributori, che ostacolano di fatto la connessione alla rete degli impianti da fonte rinnovabile anche per via di una normativa tecnica ancora inadeguata a rendere veloce e semplice questo collegamento.
Quello dei processi e delle autorizzazioni amministrative si presenta come un aspetto particolarmente delicato, che va evidentemente ad incrociarsi con il grado di accoglimento sociale degli impianti, oltre che, ovviamente, con le esigenze di tutela ambientale. Queste ultime, a loro volta, rappresentano un vincolo particolarmente stringente in una Regione con elevato grado di protezione ambientale e paesaggistica come l’Umbria.
La Giunta regionale ha assunto negli ultimissimi anni atti deliberativi per definire criteri e modalità per il procedimento unico in materia di autorizzazioni per la costruzione di impianti di produzione di elettricità da fonti rinnovabili, con la finalità di semplificare e snellire le procedure in materia. Recentemente è stata anche assunta una deliberazione ai fini della minimizzazione dell’impatto paesaggistico nella realizzazione di impianti fotovoltaici al suolo con potenza superiore a 20 kW.
La questione ambientale e paesaggistica richiederà probabilmente nei prossimi anni una maturazione culturale e sociale al termine della quale potranno scaturire approcci normativi e conseguenti procedimenti amministrativi di diverso tenore.
La giusta preoccupazione per la salvaguardia del paesaggio – particolarmente rilevante nel caso dei parchi eolici – deve infatti essere “ponderata” tenendo ben presente che anche nel caso della realizzazione di un impianto di produzione di energia da fonte rinnovabile siamo in presenza di un intervento a valenza ambientale.
La valutazione, quindi, dell’impatto di un dato impianto sull’ambiente e sul paesaggio non può essere disgiunta dalla consapevolezza che l’energia in tal modo prodotta consente di evitare l’emissione in atmosfera di una certa quantità di carbonio, contribuendo in tal modo a contrastare il processo di riscaldamento globale e quindi, in prospettiva, a preservare l’ambiente e il paesaggio.