Italianieuropei 5/2007

Introduzione

Numero 5, anno 2007

il Sommario

gli Articoli

IMMIGRAZIONE

Come e perché l'Europa deve valorizzare l'immigrazione e la sua diversità culturale

of Giuliano Amato
Quando definiamo il nostro atteggiamento nei confronti delle differenze etniche, noi europei tendiamo a fare nostra una di due note tesi. Qualcuno sposa la teoria del «contatto», la quale sostiene che la convivenza di diverse comunità porta a un vicendevole arricchimento, in quanto favorisce la comprensione reciproca che alla fine produce una maggiore armonia tra i vari gruppi. Altri si schierano a favore della teoria del «conflitto», che afferma l’esatto contrario. È evidente che le due teorie hanno implicazioni opposte quando si discute di immigrazione. La teoria del contatto favorisce le politiche di apertura e il ricorso a tutti gli strumenti adatti a incoraggiare l’integrazione degli immigrati nelle nostre comunità, pur nel rispetto delle loro identità culturali. La teoria del conflitto è sostenuta da quanti cercano di limitare il più possibile l’immigrazione e che, pertanto, assecondano quelle norme e quelle pratiche che finiranno per produrre la massima ostilità nei confronti dei nuovi venuti. Inutile dire che l’opinione prevalente in Europa e, quindi, la correttezza politica propendono per la prima teoria, mentre la seconda rispecchia le visioni anti- antidiscriminatorie della destra estrema, ampiamente criticate.
IMMIGRAZIONE

Se un delitto fa tremare l'Italia. Come si affronta una security crisis?

of Ferruccio Pastore

Dall’omicidio di Giovanna Reggiani, avvenuto il 30 ottobre nella zona di Tor di Quinto a Roma, sono passati soltanto alcuni giorni. La crisi politica scatenata in seno alla maggioranza dal varo del decreto legge 181/20071 da parte del consiglio dei ministri straordinario del 31 ottobre sembra destinata a rientrare. La tensione nei rapporti con la Romania2 è anch’essa in calo, dopo la «missione di pace» del ministro Bersani a Bucarest, avvenuta il 6 novembre, e la visita di ricucitura del premier romeno Tariceanu a Roma, il giorno successivo. Anche la temuta ondata di aggressioni razziste contro cittadini romeni e Rom, dopo i fatti gravissimi di Tor Bella Monaca (2 novembre) e di Monterotondo (5 novembre), non si è per ora materializzata. Nel frattempo, il piano di espulsioni è stato avviato, in forma assai più selettiva e circoscritta di quanto chiedessero una larga fetta di opinione pubblica e l’opposizione.

IMMIGRAZIONE

Immigrazione e convivenza

of Luca Einaudi

Durante oltre tre decenni, il dibattito sull’immigrazione in Italia è stato caratterizzato dall’alternarsi di fasi concitate e parossistiche, durante le quali l’emergenza sembrava travolgere tutto, alternate a periodi più calmi durante i quali veniva svolta un’attività pedagogica sugli effetti complessivamente positivi del fenomeno. Il timore dell’invasione legato a sbarchi o ad altri flussi irregolari, il timore della criminalità o dello snaturamento culturale si affacciano prepotentemente in vari periodi, in presenza di patologie spesso effettivamente presenti, ma che non danno conto del fenomeno migratorio nel suo insieme.

IMMIGRAZIONE

Islam italiano e Islam europeo

of Massimo Campanini

Può essere utile giudicare e comprendere l’Islam italiano ponendolo nel contesto più ampio dell’Islam europeo. L’Islam in Europa, infatti, si sta organizzando in una rete trasversale che mira in prospettiva a una internazionalizzazione europea dell’Islam con la federazione delle organizzazioni dei singoli paesi. Questa prospettiva di fondo implica, in primo luogo, che i musulmani che vivono in Italia abbiano tutto il diritto di essere considerati «musulmani europei», sia che si tratti di italiani convertiti all’Islam sia che si tratti di musulmani doc emigrati in Italia. L’essere musulmani europei provoca però una serie di difficoltà.

UNIVERSITA' E RICERCA

Scenari e scelte per l'università italiana

of Luciano Modica
Domenica 14 ottobre circa tre milioni e mezzo di italiani si sono recati ai seggi per eleggere il primo segretario nazionale e le assemblee costituenti (la nazionale e le regionali) del Partito Democratico. Il numero dei votanti è straordinario sotto ogni punto di vista. Lo è se confrontato con il numero degli iscritti ai due partiti fondatori, DS e Margherita. Lo è pure rispetto al numero dei votanti alle primarie di altre esperienze straniere. Dunque, a differenza di quanto spesso si sente dire, anche fragorosamente, in Italia esiste una fascia di persone particolarmente ampia che crede nel ruolo dei partiti politici per dare voce e forza alle aspettative e al consenso o dissenso dei cittadini sulle scelte del parlamento e del governo.
UNIVERSITA' E RICERCA

Università e ricerca: dove stiamo andando?

of Roberto Battiston
Sono passati meno di due anni dalle discussioni del programma dell’Unione, meno di diciotto mesi da quando il secondo governo Prodi ha iniziato a operare. Ammettiamolo: dopo cinque anni di governo della destra, ci aspettavamo molto, forse troppo, forse troppo in fretta, dal governo dell’Unione. E come poteva essere altrimenti? Eravamo sopravvissuti ad anni di blocco quasi sistematico delle assunzioni, all’occupazione degli enti di ricerca tramite commissariamenti e riforme fotocopia, ad una sistematica riduzione della spesa per la ricerca e l’università. I nostri giovani migliori andavano all’estero mentre a fare ricerca in Italia non veniva nessuno, neanche con gli incentivi a tornare.
UNIVERSITA' E RICERCA

Per una autonomia responsabile: cambiare la governance

of Giliberto Capano

La politica universitaria italiana mostra ormai chiaramente il suo limite essenziale: la strutturale mancanza di attori responsabili e capaci di agire nell’interesse pubblico. Si pensi, ad esempio, al proliferare irrazionale dei corsi di studio post riforma degli ordinamenti didattici; all’attuazione della stessa riforma, che è stata applicata in modo totalmente autoreferenziale (spesso il contenuto dei corsi di studio altro non è che un rifacimento del vecchio ordinamento sotto altre spoglie); al modo attraverso il quale le università spendono i propri soldi (certo, i finanziamenti sono limitati, ma a fortori dovrebbero essere spesi razionalmente). Pensiamo, poi, ad un centro del sistema che – con il suo aggrovigliato intrecciarsi di relazioni tra ministro, ministero, Consiglio universitario nazionale, Conferenza dei rettori e Comitato nazionale per la valutazione del sistema universitario – non riesce a produrre linee strategiche coerenti e convincenti.

UNIVERSITA' E RICERCA

Mettiamo un po' d'Europa nelle nostre università

of Fulvio Esposito
Purtroppo, dopo un ottimo programma elettorale e un buon inizio delle attività, con tante idee e molte bozze di provvedimenti di notevole spessore ideale e politico, l’azione di governo sui temi dell’università e della ricerca è parsa progressivamente affievolirsi, fin quasi a spegnersi. Anche un qualificante elemento di discontinuità rispetto al passato – l’affermazione del primato della valutazione ex post dei risultati rispetto all’imposizione ex ante di regole – è sembrato negli ultimi mesi essersi diluito al punto da scomparire, travolto dalla pregressa logica delle formule aritmetiche e dei requisiti (più o meno) minimi. A questo punto, senza un colpo d’ala, o un salto della rana, si rischia una vera mortificazione per chi aveva creduto possibile una netta inversione di tendenza. È urgente allora riprendere la strada inizialmente intrapresa, che aveva suscitato speranze e consensi nel «popolo della ricerca»: la strada del cambiamento, della valutazione, della trasparenza. Abbiamo a disposizione, se vogliamo farne uso, un riferimento che avrebbe potuto e può ancora aiutarci a superare scetticismi, dubbi e resistenze, come avvenne quando abbiamo imboccato il difficile percorso dell’unificazione monetaria: l’Unione europea.
UNIVERSITA' E RICERCA

Università e ricerca: il Partito Democratico al bivio

of Alessandro Schiesaro
Il Partito Democratico ha di fronte a sé una scelta radicale in materia di università e ricerca: se schierarsi davvero, non solo a parole, dalla parte delle riforme, anche al rischio di alienarsi qualche simpatia, o colludere con l’inesorabile declino di un sistema ormai avvitato su se stesso. Al vizio nazionale del piangersi addosso corrisponde purtroppo quello di consolarsi facilmente. È vero che l’Italia ha ancora qualche carta da giocarsi sul fronte della ricerca. Ma qualunque osservatore senza pregiudizi rileva senza incertezze uno stato di crisi profonda: un’università burocratica, iperregolata, infeudata, marginale nel mondo della globalizzazione, come dimostrao i pochi studenti e i pochissimi docenti che dall’estero scelgono di venirci a studiare o lavorare. E poi, un’università vecchia, in cui si entra ormai a quarant’anni perché si va in pensione a settantacinque, dieci anni dopo che nel resto del mondo. Soprattutto, un’università incapace di ripensare se stessa anche quando i nostri vicini di casa, inclusi quelli inizialmente più cauti, dalla Spagna alla Francia alla Germania, hanno finalmente messo mano a progetti ambiziosi di rinnovamento.
UNIVERSITA' E RICERCA

Un patto per l'università

of Marta Rapallini
La prima finanziaria del governo Prodi è stata una doccia fredda per chi confidava che questo governo potesse imprimere da subito una svolta positiva ai finanziamenti in alta formazione e ricerca. Allora lo scarso investimento venne giustificato con il difficile contesto economico che il governo si trovava a dover affrontare: il bilancio andava risanato. Inevitabilmente sono cresciute le aspettative sulla finanziaria seguente.
UNIVERSITA' E RICERCA

L'università dall'utopia alla scienza

of Giancarlo Schirru

Le diverse voci che intervengono nel dibattito incessabile sul sistema universitario italiano sono concordi su una premessa: l’università, così com’è, non funziona. Ma a chi scrive è capitato più volte di ascoltare una sentenza ben più drastica, formulata da parte di dirigenti politici, sindacalisti o persone legate al mondo imprenditoriale: l’università italiana – si dice – così com’è non serve a niente. Non stupisce quindi che, da tale punto di vista, ogni intervento, ogni risorsa, ogni riforma vengano mentalmente rubricati tra le voci degli sprechi di denaro e di energie. Una conclusione così ultimativa è il frutto – crediamo – di una presupposizione non dimostrata, che porta ad assumere comportamenti sbagliati e dannosi. La presupposizione incriminata è quella per cui un sistema universitario è utile, serve al paese, se le sue energie sono spendibili strumentalmente.

AMERICANA

Le primarie repubblicane

of Mario Del Pero

Le elezioni presidenziali del 2008 presentano molteplici peculiarità. Sono le prime, dal 1952, in cui non si presentano un presidente o un vicepresidente in carica. Avvengono in un momento di profonda sfiducia dell’opinione pubblica verso la politica e le istituzioni, che prende di mira tanto la presidenza quanto il Congresso. Permettono finalmente di testare le profonde trasformazioni demografiche dell’ultimo decennio, i cui riverberi elettorali sono stati in qualche misura contenuti e congelati dall’11 settembre e da quel che ne è seguito. Quasi sicuramente, infine, romperanno la consuetudine che dal 1960 a oggi vuole che il presidente eletto non sia un membro del Congresso e provenga dalla regione della Sunbelt, la cintura di Stati meridionali che va dalla California alla costa sudoccidentale.

AMERICANA

Revival democratico

of John B. Judis

La politica americana tende a procedere per cicli. Un solo partito, con la propria filosofia politica, prevaleper vari decenni per poi essere soppiantato dall’altro. Il partito di governo non necessariamente controlla tutte le cariche principali: durante il ciclo di prevalenza democratica, che è durato dal 1932 al 1968, c’è stato un presidente repubblicano, Dwight Eisenhower, dal 1952 al 1960, ma i democratici avevano la maggioranza al Congresso e in gran parte degli organi legislativi dei vari Stati. Erano loro che definivano l’agenda politica del paese.

AMERICANA

La politica estera protagonista delle primarie USA

of Ettore Greco

La politica estera sta avendo un ruolo centrale nelle elezioni primarie americane. E lo avrà sicuramente anche nelle presidenziali del prossimo autunno. I dati indicano che molti americani guarderanno soprattutto ai programmi di politica estera quando dovranno scegliere il prossimo presidente. Il loro voto potrebbe peraltro rivelarsi decisivo, perché si tratta in gran parte di elettori incerti, quelli che non di rado fanno la differenza.

INFRASTRUTTURE

La questione delle infrastrutture in Italia oggi

of Uberto Siola

È ricorrente la considerazione che individua in una moderna politica delle infrastrutture l’occasione più efficace per affrontare il tema della modernizzazione del nostro paese in una politica di inserimento organico nella realtà europea. Si può affermare che, grazie alle questioni poste dall’Europa, il nostro paese ha dovuto affrontare più sistematicamente che nel passato il tema delle infrastrutture, facendolo uscire dalle condizioni di settorialità e di dipendenza che pure lo avevano caratterizzato attraverso scelte di politica economica anch’esse settoriali e parziali.

INFRASTRUTTURE

Le infrastrutture della rete portuale italiana

of Francesco Nerli

Per parlare della rete portuale italiana è necessario partire dal concetto di porto, bene pubblico o, più precisamente, bene demaniale. Infatti, per molto tempo nell’ordinamento nazionale è mancata una definizione del concetto di porto. Questi era compreso, senza ulteriori specificazioni, nell’elenco di beni demaniali di cui all’articolo 822 del Codice Civile e in quello dei beni del demanio marittimo di cui all’articolo 28, lettera a) del Codice della Navigazione, unitamente ad altri beni «naturali» (ad esempio il lido, la spiaggia, le rade, le lagune) e artificiali (i canali utilizzabili ad uso pubblico marittimo).

INFRASTRUTTURE

Vizi e virtù delle infrastrutture lombarde

of Filippo Penati

Quella tra il territorio milanese e le infrastrutture è sicuramente una relazione molto complessa: Milano è una città in cui la crescita non si è concentrata sullo sviluppo di un unico mercato di riferimento; al contrario, il capoluogo lombardo può vantare un tessuto economico diversificato e caratterizzato dalla presenza di imprese in grado di rappresentare l’eccellenza in molti, differenti, settori.

LE IDEE

Un'amicizia pericolosa: la lobby israeliana e gli Stati Uniti

of Carlo Pinzani

Nell’annunciare la allora prossima uscita della traduzione italiana del libro di John J. Mearsheimer e Stephen M. Walt, il «Corriere della sera» del 2 settembre scorso pubblicava un trafiletto a firma p. bat. (Pierluigi Battista?) pesantemente polemico nei confronti della casa editrice che ha tradotto in italiano «The Israel Lobby and U.S. Foreign Policy», un libro derivato da un precedente studio che negli Stati Uniti aveva sollevato accese discussioni. L’argomento principale utilizzato per bollare come antisemita un lavoro scientifico serio ed equilibrato è quello, assai diffuso, della piena identificazione tra ebraismo e sionismo, spinta, però, a livelli polemici inaccettabili.

LE IDEE

Dal vecchio al nuovo allargamento: una nuova agenda per l'Occidente

of Maurizio Massari

Cosa è restato della strategia dell’Occidente dopo la vittoria nella guerra fredda e la disavventura americana in Iraq che tanto condiziona anche il dibattito sulla politica estera tra i candidati alla successione di Bush? Esiste oggi un’agenda dell’Occidente per governare la globalità? Dalla fine della guerra fredda all’Iraq questa agenda era stata dominata da una priorità fondamentale: il tentativo di allargamento della comunità e del modello di sviluppo politico ed economico occidentali.

ARCHIVI DEL RIFORMISMO

Togliatti e Stalin. Il comunismo sovietico e la storia del Novecento

of Giuseppe Vacca

Se Stalin è stato il principale artefice della «costituzione materiale»1 del comunismo sovietico dalla metà degli anni Venti alla metà degli anni Cinquanta del secolo passato, Togliatti ha avuto lo stesso ruolo nella vicenda del comunismo italiano almeno fino al 1968. Il rapporto che si stabilì fra loro è dunque essenziale per comprendere appieno tanto la storia del PCI, quanto la personalità di colui che ne è stato l’autore principale.

ARCHIVI DEL RIFORMISMO

Il mito di Garibaldi nelle Americhe

of Alberto Filippi

Quando Garibaldi era ancora in vita il suo mito si era già esteso dall’Europa alle Americhe collocandolo, in maniera forse sorprendente per molti italiani e francesi dell’epoca, accanto a quello dei massimi eroi dell’indipendenza e della libertas americana: George Washington e Simon Bolivar. Molti fattori favorirono la progressiva elaborazione delle diverse forme, ideologiche e politiche, del mito garibaldino e dei suoi usi nella specificità storica del continente americano.