Italianieuropei 4/2007

il Sommario

gli Articoli

Pensare la politica

Giovani, lavoro, previdenza

of Tiziano Treu

La sequenza indicata dal titolo «giovani, lavoro, previdenza» è, oggi più di ieri, stretta e carica di criticità. Le criticità dipendono dalle incertezze che incombono sul lavoro, di tutti ma in particolare dei giovani, ben diversamente da quanto avvenisse nell’epoca del fordismo stabile. La sequenza è stretta da quando è stato introdotto il metodo cosiddetto contributivo che lega direttamente vita lavorativa e pensione: gli effetti di questo legame si ripercuotono interamente sui giovani, a differenza di quanto avveniva fino a ieri ai lavoratori più anziani, che beneficiano del più favorevole metodo retributivo di calcolo della pensione.

Pensare la politica

Protocollo su welfare e giovani: la sfida riformista dei sindacati

of Agostino Megale

A fine luglio si è conclusa la fase di concertazione tra governo e parti sociali che ha portato alla firma del protocollo su «Previdenza, Lavoro e Competitività». Si tratta di un buon accordo, rivolto agli anziani ma anche ai giovani.

La chiusura dell’accordo coincide, esattamente quattordici anni dopo, con la sigla del protocollo del luglio 1993, che in verità vide realizzarsi l’intesa il 3 di luglio e, dopo tre settimane di consultazione tra i lavoratori, venne sottoscritto da sindacati, imprese e governo esattamente il 23 luglio.

Pensare la politica

I rischi dell'Italia nell'era dell'economia dell'uomo

of Matteo Colaninno

Il dibattito pubblico sul mercato del lavoro in Italia indulge troppo spesso in battaglie ideologiche, in enunciazioni slegate dai dati e dalla realtà dei fatti, in un chiacchiericcio poco utile allo sviluppo del paese. Sembra non tener conto, in particolare, della rivoluzione epocale nel rapporto tra i fattori produttivi indotta dall’economia della conoscenza e che sta cambiando radicalmente le caratteristiche dei sistemi capitalistici occidentali. Dallo sfruttamento meccanico e paritario di capitale e lavoro, tipico della fabbrica, stiamo infatti passando all’esaltazione del fattore uomo come elemento primo del successo di un’azienda e di un prodotto.

Pensare la politica

Le istituzioni europee alla prova del lavoro e delle sue riforme

of Donata Gottardi

Il nostro paese sembra incapace di affrontare la discussione politica sui principi e sulle politiche partendo da dati di conoscenza oggettiva. Questo fomenta un clima di incertezza e di insicurezza, allarmante per la democrazia e per la competitività di sistema sullo scenario europeo e mondiale.

Scarsa è stata l’attenzione della stampa, ma anche degli addetti ai lavori, nei confronti del dibattito europeo – quello che sta coinvolgendo le istituzioni comunitarie e quello che riguarda l’evoluzione in atto in singoli paesi – in materia di lavoro.

Pensare la politica

Un diritto preso sul serio. Massimo D'Antona tra crisi e modernizzazione del diritto del lavoro

of Giovanni Abbraciavento

All’inizio degli anni Ottanta, e con un’intensità crescente negli anni più recenti, iniziò a prendere corpo il dibattito sulla crisi, ovvero sulla «fine», del diritto del lavoro, secondo forme e categorie che lasciavano intendere la difficoltà di interpretare sino in fondo i cambiamenti in atto nel mondo del lavoro. Chiedersi –come in effetti avvenne, e senza alcun intento retorico – se il diritto del lavoro avesse o meno ancora un futuro era la spia più evidente che non si trattava solo di una discussione accademica interna al mondo dei giuslavoristi, ma che quel dibattito era, piuttosto, il luogo in cui venivano riversate le paure e le preoccupazioni di una società frastornata dalle trasformazioni epocali di cui si stentava a cogliere con la necessaria rapidità il senso, la direzione e il movimento.

Università e ricerca

Quale politica universitaria? Perché il centrosinistra sta perdendo la sfida della riforma

of Sergio Fabbrini

Il governo di centrosinistra non ha un’adeguata politica di riforma dell’università italiana. Certamente, esso ha preso decisioni utili per interrompere il degrado più evidente di quest’ultima. È stata fermata la proliferazione delle sedi, è stato contrastato il facile riconoscimento dei titoli accademici, sono state chiuse molte delle cosiddette università telematiche che erano sorte durante la legislatura precedente, sono stati razionalizzati i raggruppamenti disciplinari, sono stati denunciati i casi più eclatanti di clientelismo e nepotismo accademici. Tuttavia, questi provvedimenti, per quanto necessari e lodevoli in sé, non fanno una politica di riforma. Anzi, essi sono stati addirittura motivati da una rinnovata filosofia di centralismo ministeriale, con il ministro che si è incaricato di portare «dall’alto» ordine e innovazione nell’università italiana. Un approccio di rinnovato centralismo ministeriale si è dunque progressivamente affermato.

Università e ricerca

L'agonia dell'università italiana

of Ennio Di Nolfo

Nel maggio 2007 il ministero per l’università diffondeva un elenco dal titolo: «Università e Ricerca, rapporto sull’attuazione del programma di governo a un anno dalla formazione». All’inizio di agosto il «Corriere della Sera» (e verosimilmente altri quotidiani) dava notizia della firma, fra il ministro Mussi e il ministro Padoa Schioppa, di un accordo per il finanziamento dello sviluppo triennale dell’università italiana (2007-09). Pochi si sono resi conto del fatto che l’accordo interministeriale non era che l’esplicitazione pro futuro di ciò che era già previsto (e annunciato sul sito del MIUR con evidenza, in un comunicato poi scomparso) sin dalla presentazione del DPEF alla fine del precedente mese di giugno. Chi poi consultasse l’elenco diffuso in maggio resterebbe colpito dalla desolante povertà delle cose fatte e dal fragore silente delle cose preannunciate.

Università e ricerca

Un anno di governo per ricerca e università

of Walter Tocci

Uscimmo a riveder le stelle, eravamo decisi a dirigerci verso Oriente e invece ci ritrovammo a Occidente. Questo potrebbe essere il riassunto del primo anno di governo per l’università e la ricerca. Il programma elettorale del centrosinistra proponeva di disboscare la selva normativa cresciuta negli ultimi decenni, sviluppando nelle istituzioni scientifiche l’autonomia insieme alla sorella smarrita, la responsabilità, premiando il merito sulla base di risultati rigorosamente verificati e investendo risorse su questa opera di rinnovamento. Era una linea semplice e semplificatrice e si poteva riassumere con tre verbi: valutare, delegificare e investire. Purtroppo è accaduto esattamente il contrario.

Università e ricerca

Università e ricerca: non basta parlarne

of Marta Rapallini

Alcuni politici e addetti ai lavori continuano a sprecare fiumi di parole sul ruolo che esse dovranno (o dovrebbero) avere nella società, in Italia come in Europa; sugli investimenti che esse dovranno (o dovrebbero) ricevere dallo Stato e dai privati; sulle riforme al sistema nazionale dell’alta formazione e della ricerca. Apparentemente sta crescendo la consapevolezza del fatto che le sfide del futuro richiedano di investire in conoscenza e che l’università sia lo snodo della società della conoscenza per il suo rapporto privilegiato tra formazione, ricerca e innovazione.

Scuola

Education, education, education

of Luigi Berlinguer

«Education, education, education». Rintocchi scanditi da Tony Blair nel programma laburista. Una priorità convinta, una scommessa. Non diverso il martellare di Mario Draghi in Italia, argomentato e circostanziato: una profonda convinzione che occorra una scelta radicale, dal momento che, come lui dice, «l’istruzione si conferma al primo posto fra i campi dove un cambiamento forte è necessario. L’istruzione è il fattore più importante per la crescita», e, ancora, «un insufficiente livello di istruzione può ripercuotersi sull’andamento della produttività a causa della conseguente scarsa capacità di realizzare le opportunità legate al rapido progresso tecnico».

Scuola

Una scuola senza qualità?

of Luisa Ribolzi

Un sociologo, in genere, lavora con le parole: analizza i fenomeni sociali, cerca di capire le ragioni di quel che succede, indica, se non le soluzioni, almeno le priorità. Un sociologo che – come chi scrive – si occupa del sistema educativo in Italia, oggi fa un lavoro particolarmente frustrante, e nei momenti di sconforto tende a pensare che tutte le parole siano state già dette e che nessuno le abbia ascoltate o abbia intenzione di ascoltarle, a prescindere dalle dichiarazioni di facciata sulla centralità dell’educazione nelle società della conoscenza. Forse, il motivo profondo di questa percepita inutilità delle parole è il fatto che le riforme educative efficaci non nascono nel vuoto o a tavolino, ma sono parte di un progetto sociale di più ampio respiro, ed è precisamente questo progetto che manca. Tenendo ben presente questo limite, pesantissimo, si cercherà qui di indicare alcune priorità, a partire da una premessa che si dà, ottimisticamente, per condivisa: se si crede realmente che il benessere di una società – comunque ciascuno lo intenda – si fondi sull’educazione, non ci si può limitare ad affermare questo principio come una specie di mantra salvifico, ma è necessario renderlo operativo attraverso una strategia di lungo periodo, e mettendo a disposizione le adeguate risorse umane e finanziarie.

Scuola

Autonomia e qualità

of Vittorio Campione

Da molte parti e da tempo è stato ripetuto che l’introduzione dell’autonomia delle istituzioni scolastiche ha rappresentato la vera riforma della scuola, realizzata con lungimiranza dal governo dell’epoca e difesa con intelligenza nelle scuole e nel dibattito pubblico negli anni successivi. Chi, come chi scrive, condivide il senso generale che questa opinione esprime e sintetizza, preferirebbe poter pensare che fin dall’inizio fosse chiara a tutti la portata «rivoluzionaria» dell’articolo 21 della legge 59/1997 e del suo regolamento di attuazione.

Europa/Europe

Dalla Costituzione europea al Trattato di riforma. Rilancio o restaurazione?

of Nicola Verola

Il Consiglio europeo del giugno 2007 ha segnato una data importante per l’Unione europea. Dopo due anni di «pausa di riflessione», i capi di Stato e di governo dell’UE hanno raggiunto un accordo sulla ripresa del negoziato istituzionale, superando l’impasse determinata dai referendum francese e olandese sulla Costituzione europea.

È bene premettere fin da subito che, date le circostanze, si è trattato di un risultato positivo. L’alternativa, infatti, non era fra un accordo meno ambizioso e la Costituzione. L’alternativa era fra «salvare il salvabile» e niente. La presidenza tedesca ha svolto in maniera impeccabile il suo compito di «pastore» di un gregge indisciplinato. Smentendo i pessimismi della vigilia, è riuscita a far accettare al Consiglio europeo un mandato «chiuso» ed estremamente dettagliato che, salvo sorprese, dovrebbe portare a una chiusura della Conferenza intergovernativa (CIG) sotto la presidenza portoghese.

Europa/Europe

Gordon Brown e l'Unione europea

of Charles Grant

I dieci anni di governo laburista hanno dotato la politica europea del Regno Unito di solide basi. E su queste basi il governo di Gordon Brown può costruire, con buone probabilità di successo, la propria politica e rafforzare ulteriormente la posizione britannica all’interno dell’Unione, il cui recente allargamento ha modificato le dinamiche della politica europea proprio a vantaggio della Gran Bretagna. Londra ha in mano carte straordinarie: un’economia vitale, una rete di rapporti a livello globale, un approccio pragmatico a molte delle tematiche europee. Un volto nuovo al numero 10 di Downing Street offre inoltre al governo britannico l’opportunità di dissipare certe nuvole scure che incombevano sulla sua reputazione in seguito alla vicenda irachena. Grazie, infine, ai rapidi – e vantaggiosi per Londra – cambiamenti in atto nell’Unione, il primo ministro britannico Gordon Brown ha la possibilità di prendere parte attivamente alla guida dell’Europa, di rivederne il funzionamento e persino di imprimere una svolta al dibattito sull’UE in corso nel Regno Unito.

Turchia

Il futuro della Turchia con l'AKP

of Mustafa Akyol
Le elezioni generali turche tenutesi il 22 luglio 2007 sono state considerate da alcuni commentatori decisive per dare forma nei prossimi decenni a questa Repubblica, a stragrande maggioranza musulmana eppure ostinatamente laica. Nonostante fosse stato ampiamente previsto che il Partito per la giustizia e lo sviluppo, attualmente al potere e meglio conosciuto con la sigla turca AKP, sarebbe risultato la formazione politica più forte, solo pochi avevano previsto le dimensioni della sua vittoria. L’AKP ha conquistato il 46,6% dei voti e 340 seggi su 550 in parlamento, un sorprendente trionfo elettorale, quale non si vedeva sulla scena politica turca fin dai primi anni Sessanta.
Turchia

La Turchia post secolarista e l'Unione europea

of Mario Zucconi

Lo scorso aprile, di fronte al veto posto dai generali turchi alla candidatura di Abdullah Gül a presidente della Repubblica, gli analisti internazionali parlarono di uno scontro in atto, in Turchia, fra democrazia e autoritarismo secolarista (che voleva negare a un dirigente di un partito di matrice islamica di accedere a quella carica). In modo analogo, il recente accesso di Gül alla presidenza, dopo un voto anticipato che ha visto crescere il Partito della giustizia e dello sviluppo (AKP secondo la sigla in turco) fino a un 46,6%, è stato letto semplicemente come una vittoria del processo democratico in quel paese.

Ambiente

Cambiamenti climatici: tra consapevolezza, lobbismo e accidia

of Daniel Franco

Lo stato delle conoscenze sul rapporto tra attività antropiche, cambiamento del clima ed effetti sulle popolazioni del pianeta è condensato in alcuni documenti di organizzazioni mondiali come lo United Nations Environment Programme (UNEP), di organizzazioni economico-politiche come la UE, e di singoli Stati. I documenti dell’Intergovernamental Panel on Climate Change (IPCC),1 che raccolgono e organizzano la letteratura mondiale sull’argomento, appaiono ad oggi lo strumento più solido per ottenere informazioni obiettive sullo stato del rapporto tra cambiamenti climatici e società umane. Tutte le valutazioni dei diversi gruppi di lavoro dell’IPCC2 sono associate a livelli di probabilità-verosimiglianza stilati sulla base di protocolli quantitativi o quali-quantitativi.

Ambiente

Il Protocollo di Kyoto e la rivoluzione energetica

of Gianni Silvestrini

A dieci anni dalla sua firma è possibile fare un bilancio della fase di avvio del Protocollo di Kyoto. La complessa macchina organizzativa predisposta per far fronte al rischio dei cambiamenti climatici ha rappresentato il primo tentativo della ecodiplomazia di rispondere a una sfida ambientale planetaria, dopo il successo del Protocollo di Montréal del 1988 che aveva regolamentato l’impiego dei clorofluorocarburi (CFC) in difesa dello strato di ozono stratosferico. Gli interessi economici coinvolti nelle emissioni dei gas serra sono però molto più elevati rispetto a quelli toccati dall’eliminazione dei CFC e questo spiega le difficoltà registrate all’entrata in vigore dell’accordo firmato a Kyoto e gli attacchi a cui è sottoposto.

Ambiente

L'Italia, l'ambiente e lo sviluppo

of Edo Ronchi

L’Italia è tra i paesi più meridionali dell’Europa e più settentrionali del Mediterraneo: questa sovrapposizione di natura boreale e subtropicale ha realizzato una combinazione ambientale straordinariamente favorevole, facendola diventare il paese europeo più ricco di biodiversità, sia per numero di specie sia per varietà di sistemi ecologici.

Il territorio italiano ha ospitato per millenni numerose civiltà che hanno prodotto non solo il patrimonio di beni culturali più importante del mondo, ma un ambiente antropizzato di straordinario valore, che comprende un mosaico di paesaggi e tanti, grandi e piccoli centri storici che, nonostante le ferite e le lacerazioni subite, restano di grande bellezza.

Ambiente

Le grandi sfide dell'energia: non solo costi ma anche opportunità di sviluppo

of Paolo Guerrieri e Ludovica Rizzotti

Sul fronte dell’energia autorevoli studi, più o meno recenti, hanno dimostrato che nei prossimi anni il sistema economico mondiale si troverà a fronteggiare due sfide epocali: la sicurezza energetica, con il rischio crescente di brusche e imprevedibili interruzioni dell’offerta; la minaccia di danni ambientali irreparabili causati dalla produzione e dall’uso dei combustibili fossili.

Ambiente

Cambiamento climatico, disuguaglianze e sviluppo

of Glauco Arbix

Fenomeni nuovi come un uragano nel sud del Brasile, la siccità nella foresta più vasta del mondo, quella pluviale amazzonica, e l’impatto che potrebbe avere sull’agricoltura del paese qualora dovesse ripetersi, hanno acceso un segnale rosso di allarme a Brasilia. I recenti indizi dei cambiamenti climatici nel paese hanno spinto il presidente Luiz Inácio Lula da Silva a lavorare su progetti che limitino il riscaldamento locale e globale provocato dall’uomo. Per questo i politici brasiliani considerano sempre di più il cambiamento climatico non come una questione remota, ma come un problema che potrebbe riguardarli personalmente prima del previsto.

Medio Oriente

Palestina: quale futuro?

of Carlo Pinzani

La contraddizione di Amos Oz Sul «Corriere della Sera» del 1° agosto Amos Oz esprimeva un moderato ottimismo sulle prospettive di pace per la ripresa dei rapporti tra il governo israeliano e quel che resta dell’Autorità nazionale palestinese dopo la sconfitta subita da al Fatah nella striscia di Gaza ad opera di Hamas. Per quanto limitato e di basso profilo, l’evento poteva giustificare una reazione di questo tipo, dopo quasi sette anni di ininterrotta violenza nei rapporti israelo-palestinesi. Lo stesso Oz, tuttavia, in un’intervista telefonica al medesimo giornale affermava perentoriamente il 14 agosto che fino a quando Hamas non riconoscerà Israele «non esisterà spazio per alcun compromesso».

Medio Oriente

Nuovi equilibri di potere a Teheran

of Renzo Guolo

L’elezione di Ali Hashemi Rafsanjani a leader del Consiglio o Assemblea degli Esperti, sancisce un rilevante mutamento negli equilibri politici iraniani.

Archivi del riformismo

Visto dall'Italia. Il comunismo sovietico e la storia del Novecento

of Giuseppe Vacca

Per il suo duplice profilo di principale figura del comunismo italiano e di dirigente autorevole, per più di trent’anni, del comunismo internazionale, la vicenda personale di Palmiro Togliatti si presta in modo esemplare a ripensare la storia del comunismo sovietico nel Novecento. Lo confermano tre libri molto diversi fra loro, usciti l’estate scorsa: «Togliatti e Stalin», di Elena Aga-Rossi e Victor Zaslavsky; «Sul memoriale di Yalta», di Carlo Spagnolo; e «Togliatti nel suo tempo», a cura di Roberto Gualtieri, Carlo Spagnolo e Ermanno Taviani.1