Antropologia dell’homo dignus

Di Stefano Rodotà Giovedì 18 Novembre 2010 16:59 Stampa

«Il diritto costruisce figure sociali» afferma Stefano Rodotà nella lezione tenuta lo scorso 6 ottobre all’Università di Macerata di cui pubblichiamo qui il testo integrale. La figura sociale introdotta dal costituzionalismo del secondo dopoguerra è quella dell’homo dignus, figura che il lavoratore, descritto nell’articolo 36 della nostra Costituzione, incarna in tutta la sua concretezza. «Il lavoratore – afferma l’articolo 36 – ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa». «Ma proprio questa antropologia della modernità giuridica – sottolinea Rodotà – è ora messa in discussione, anzi sfidata e radicalmente negata, da una logica di mercato che, in nome della produttività e degli imperativi della globalizzazione, prosciuga i diritti e ci fa ritornare verso quella “gestione industriale degli uomini” che è stato il tratto angosciante dei totalitarismi del Novecento. Viene spezzato il nesso tra lavoro e dignità, davvero con una rinnovata riduzione delle persone a cose, a “oggetti” compatibili con le esigenze della produzione».
Allo stesso modo le innovazioni scientifiche e tecnologiche portano con sé il pericolo che il corpo della persona diventi oggetto di profitto o che – pur in presenza di chiare garanzie, come, ad esempio, quella prevista dall’articolo 32 sul diritto alla salute: «la legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana» – possa essere violato attraverso modificazioni della sua fisicità o alterazioni della sua dimensione elettronica. Anche in questo caso il concetto di dignità della persona funge da argine.
Ma quanto è solido questo argine? Quanto è in grado di resistere, così «indebolito dalla sua stessa polisemia, da intime ambiguità, da indeterminatezza» alle tante sfide che gli si pongono davanti?

Download: Antropologia dell’homo dignus - di Stefano Rodotà

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