Pubblichiamo l’intervento del presidente del Brasile Luiz Inácio “Lula” da Silva alla sessione inaugurale del vertice di Johannesburg dei BRICS perché ci è parso significativo per comprendere quale sia la visione delle relazioni internazionali e quali gli obiettivi di un insieme di paesi che rappresentano ormai la realtà fondamentale del nuovo mondo che avanza. La riunione di Johannesburg e l’allargamento dell’organizzazione ad Argentina, Egitto, Etiopia, Iran, Arabia Saudita ed Emirati Arabi, nella prospettiva di un probabile non lontano nuovo allargamento, costituiscono gli eventi più importanti nello scenario internazionale di oggi.
La redazione di Italianieuropei, anche a seguito di alcune faziose ricostruzioni giornalistiche, ha deciso di rendere accessibili i contributi di tutti gli autori della rubrica: “BRICS, l’alba di un nuovo ordine internazionale”, per rispetto degli autori stessi e dei nostri lettori.
BRICS, l’alba di un nuovo ordine internazionale C'è un gruppo di paesi, i cosiddetti BRICS, Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica, che, con la scelta di dare vita a una grande banca multilaterale e promuovere in prospettiva scambi commerciali liberi dalla signoria incontrastata del dollaro, si fanno promotori di grandi cambiamenti che sono destinati a mutare radicalmente gli equilibri e i rapporti di forza nel corso dei prossimi decenni.
Berlusconi nella politica e nella società italiana Silvio Berlusconi emerge sulla scena pubblica italiana nel vivo di una crisi drammatica del nostro sistema democratico, e di quella stagione fu in un certo senso il frutto.
Non aveva i numeri degli altri componenti dei BRIC, ma quando il Sudafrica nel 2011 entrò nell’alleanza che vedeva insieme due potenze con diritto di veto all’ONU (Russia e Cina), un altro gigante asiatico come l’India e, per l’America Latina, il Brasile, le idee su quale potesse essere il ruolo sudafricano erano già chiare. La S che trasforma i BRIC in BRICS è innanzitutto una porta di accesso al continente africano, ovvero al continente destinato a crescere più rapidamente a livello demografico e a svolgere un ruolo ancor più importante a livello economico.
Già nella conferenza stampa congiunta del terzo summit dell’organizzazione (il primo con il Sudafrica) fu l’allora presidente sudafricano Jacob Zuma a sottolineare i punti di forza del suo paese.
La tesi qui cautamente esposta muove dall’assunto che il mondo esterno a “The West” (da 6,5 a 7,2 miliardi d’individui, a seconda della “costellazione” di riferimento) è quanto mai eterogeneo. Una parte non è in grado di opporsi al dominio USA, una parte si posiziona bilanciata ma da posizioni gregarie, un’ultima parte gioca invece un ruolo da protagonista, nello sforzo di sottrarsi all’egemonia del sovrano imperiale. Alcuni di questi ultimi guardano poi a una prospettiva ideologicamente e istituzionalmente distinta da quella del politologo imperialista Francis Fukuyama, secondo il quale le nazioni sarebbero tutte destinate a precipitare nell’imbuto di democrazia liberale/economia di mercato: è solo questione di tempo.
La comparsa dei BRICS ha coinciso con una ridefinizione della politica estera indiana ed è stata il primo passo verso un ritorno con un ruolo di primo piano sugli scenari mondiali.
Dopo l’indipendenza la politica estera indiana era stata caratterizzata da un tentativo di giocare un ruolo globale, come leader dei paesi emergenti – in un mondo che si avviava velocemente verso un processo di decolonizzazione – e cercando di muoversi con autonomia rispetto ai blocchi che si stavano formando con l’avvio della guerra fredda. Il primo ministro indiano Pandit Nehru fu il più attivo promotore della nascita del movimento dei paesi non allineati, e anche di una forte politica di amicizia con la Cina popolare.
I BRICS hanno fatto nel tempo molta strada. Da quattro economie emergenti nel 2001 (Brasile, Russia, India e Cina), oggi costituiscono un gruppo solido, cui si è aggiunto il Sudafrica nel 2010. Le differenze tra questi cinque paesi sono notevoli, ma questo non ha impedito loro di approfondire i reciproci legami con incontri regolari a tutti i livelli, sino alla gestione congiunta di una banca multilaterale di sviluppo: la NDB-BRICS creata nel 2014. Ma quali sono gli interessi della Russia nel gruppo BRICS?
Pur essendosi intensificati negli anni i rapporti economici tra la Russia e gli altri paesi membri, ciò che più conta per il Cremlino è la dimensione politica del gruppo.
«Adesso l’America è, per il mondo, nient’altro che gli Stati Uniti: noi abitiamo in una sub-America, un’America di seconda classe, difficile da identificare. È l’America Latina, la regione delle vene aperte». Con queste parole Eduardo Galeano negli anni Settanta evidenziava la marginalità del continente latinoamericano nello scenario globale, quasi una “non identità” che era evidente fin dalla sua denominazione, perché nei paesi terzi riferirsi all’America significava riferirsi solo agli Stati Uniti e non all’intero continente. Sono passati cinquant’anni da quella frase e l’America Latina, seppur a fatica, è riuscita a ritagliarsi un suo spazio nel mondo anche grazie all’opera politica e allo sforzo economico di un paese tra tutti: il Brasile.