Formidabile quell’anno. Macché, fu una pagliacciata. Non è vero: cambiò tutto. Figuriamoci: mutò solo il costume degli italiani. E poi era cominciato prima. Le conseguenze? Nefaste. Ma nemmeno per idea, dobbiamo ringraziare i protagonisti di quell’epoca. Tante opinioni, spesso in conflitto. Sì, il Sessantotto, come si usa dire ora, è “divisivo”. Come tutte le svolte, più o meno importanti che siano. Cerchiamo di capire meglio quell’anno così centrale nella storia dell’Italia repubblicana e del “secolo breve”. Lo facciamo a cinquant’anni di distanza con alcuni, magari loro malgrado, protagonisti: il giornalista, il critico della letteratura, lo storico, il politico puro.
Incerti. Impauriti. Individualisti. Egoisti eppur filantropi. Senza certezze. Senza partiti. Senza più sicurezze. Con uno Stato sociale che va in pezzi. Con la voglia di anteporre la carriera e le amicizie a qualcosa che non esiste più: il nido, il luogo di comfort del quartiere, laddove esisteva un cinema e ora, invece, c’è un ipermercato. L’Italia cambia. Cambiano i parametri di valutazione. Cambia la percezione della realtà. Ecco come.