L’Europa matrigna e i suoi orfani

Di Eric Jozsef Martedì 17 Aprile 2018 16:06 Stampa

Nel 2014, il socialista François Hollande, eletto due anni prima alla presidenza della Repubblica francese affermò: «sarò di nuovo candidato nel 2017 se nel frattempo l’andamento della disoccupazione si sarà invertito». Alla fine del suo mandato, il tasso dei senza lavoro ha cominciato a calare, ma solo dopo mesi di ulteriore aumento, con la conseguenza politica di provocare, nell’autunno del 2016, la rinuncia del presidente uscente a correre per la riconferma all’Eliseo. Questo avveniva malgrado il miglioramento dello stato di salute delle imprese (aumento degli investimenti e dei margini finanziari), il ritorno della crescita, il potenziamento di vari settori pubblici (dalla scuola alla polizia in seguito agli attentati terroristici), l’attivismo internazionale culminato negli Accordi sul clima di Parigi o ancora l’introduzione della possibilità di sposarsi anche per le coppie della stesso sesso. Insomma, un bilancio al di sotto delle aspettative create nel 2012 ma non del tutto negativo. Di sicuro non così disastroso da provocare sulla carta l’eliminazione di François Hollande dalla scena politica e il crollo del PS sotto il 6,5% dei voti alle presidenziali ottenuto da Benoît Hamon, tra i più critici della “deriva a destra” del partito di governo.

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