La nuova destra nordica: una questione europea

Di Paolo Borioni Giovedì 01 Settembre 2016 15:50 Stampa

Presenti, sebbene marginali, fin dagli anni Settanta del secolo scorso, le forze della destra populista nordica si sono consolidate quando le classi dirigenti hanno smesso di difendere il sistema sociopolitico alla base della democrazia europea e l’assunto fondativo della centralità del lavoro nel confronto con il capitale. Da quel momento, complici i tagli al welfare attuati dai governi della destra neoliberale e la capitolazione delle forze socialdemocratiche all’idea che il declino dell’occupazione stabile e del welfare fosse naturale e persino salutare, crescevano l’esclusione sociale, l’ansia e l’incertezza soprattutto tra le classi lavoratrici. Nel contesto di una grave crisi europea, economica da un lato e migratoria dall’altro, tutto ciò ha prodotto nei cittadini dei paesi nordici il timore di un’invasione illimitata, l’emergere di un atteggiamento di chiusura verso lo straniero che tradisce il meglio della loro storia e l’affermazione di forze che riunificano i due filoni del populismo di destra, quello nativista e quello antifiscale.

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