Daniele Stasi

Daniele Stasi

insegna Storia delle dottrine politiche all’Università di Foggia e Filosofia della politica all’Università di Rzeszów.

La crisi dello stato di diritto in Polonia

La sentenza della Corte costituzionale (Trybunał Konstytucyjny) del 22 ottobre 2020, che definisce alcune restrizioni al diritto all’interruzione della gravidanza, ha gettato una luce sulla crisi in cui versa lo Stato di diritto in Polonia. La decisione della Corte, la cui maggioranza dei membri è stata nominata dall’attuale coalizione governativa nazionalpopulista, più che per stabilire la conformità della legge vigente sull’aborto alla Costituzione pare dettata dall’obiettivo di introdurre limitazioni consentanee alle linee programmatiche della maggioranza di governo, sostenuta in maniera massiccia dai settori clericali della società, tra cui l’integralista Radio Maryja, e sottoporre il massimo organo di controllo della costituzionalità delle leggi ai desiderata dell’esecutivo. La sentenza del 22 ottobre era stata preceduta da altri provvedimenti governativi attinenti all’organizzazione della magistratura che avevano messo in allarme l’Unione europea, tra cui la costituzione dell’Organo di controllo disciplinare della Corte suprema (Izba Dyscyplinarna Sądu Najwyższego) cui è attribuita la funzione di esaminare la correttezza degli adempimenti di natura giuridica nei tribunali polacchi.

La Polonia trent’anni dopo: dal postcomunismo al nazional-populismo

Sono passati circa trent’anni dal 4 giugno del 1989, data delle elezioni “semilibere” per il rinnovo del Sejm, la Dieta polacca, dalla fine degli anni Quaranta sotto il pieno controllo del Partito Unificato Operaio (POUP). A differenza delle precedenti consultazioni elettorali, in quelle del giugno 1989 le forze di opposizione potevano fare assegnamento sulla conquista di una rappresentanza non limitata esclusivamente al “diritto di tribuna” ma, nonostante il sistema delle liste bloccate che doveva assicurare la maggioranza parlamentare al partito al potere, decisiva ai fini della formazione del governo.

Obiettivi e contraddizioni del gruppo di Visegrad

La rinascita del nazionalismo nei paesi dell’Est Europa può essere fatta risalire a due fenomeni tra loro strettamente connessi: la rottura del patto liberaldemocratico che aveva ispirato le élite politiche della Polonia, della Cecoslovacchia e dell’Ungheria all’indomani delle tra-sformazioni del 1989; la perdita d’influenza, dopo la crisi finanziaria del 2008, dell’Unione europea, e dell’Occidente in generale, sulle società postcomuniste rispetto all’obiettivo della costruzione di una “democrazia consensuale” e di un’efficiente economia di mercato.