Funzioni e risorse di Firenze per competere nello spazio europeo

Di Patrizia Lattarulo e Chiara Agnoletti Martedì 05 Novembre 2013 15:25 Stampa

Parlare di Firenze oggi vuol dire riferirsi non più soltanto alla patria indiscussa del Rinascimento italiano, ma anche a una città in forte evoluzione, che gode di un’economia diversificata e di una posizione geografica strategica, collocata com’è al centro delle maggiori direttrici di sviluppo. Una città che rappresenta ancora il motore economico della Regione e che vanta una notevole capacità esportativa verso i mercati nazionali ed esteri, nonché un inesauribile potenziale turistico. Tuttavia, questo sistema rischia di diventare obsoleto se non si apre allo sviluppo di funzioni high-value, cogliendo ad esempio le opportunità offerte dal recupero e dalla riqualificazione del patrimonio edilizio esistente; la presenza di queste funzioni appare oggi indispensabile per competere nello spazio europeo.

L’immagine più abituale di Firenze è quella di una città fortemente ancorata al passato, dotata di un immenso patrimonio storico e artistico, aperta al turismo internazionale e capace di sfruttare la rendita che il riconoscimento di essere la patria indiscussa del Rinascimento italiano le conferisce. Ma questo è solo il volto più noto e più scontato della città. In verità, parlare di Firenze vuol dire riferirsi a una realtà territoriale complessa in forte evoluzione, a una economia variegata basata sulla presenza di molte attività produttive, tra cui certamente le attività terziarie ma anche quelle industriali, che spesso tendono a localizzare nelle aree urbane maggiori i loro centri direzionali. A questo si aggiunga che Firenze gode di una collocazione geografica strategica, poiché è intercettata dai principali assi di sviluppo, che potenzialmente la connettono con le reti europee e internazionali. Da questo primo affresco, è facile intuire come la città abbia le capacità per partecipare con successo alla competizione europea. Non mancano, tuttavia, alcuni elementi di preoccupazione circa la sua futura tenuta competitiva. Occorre, pertanto, guardare a tutti gli aspetti che concorrono a definirne il volto e analizzare le criticità e le potenzialità che essa esprime, in modo da trarne qualche indicazione da assumere per il prossimo futuro.

 

CRESCITA URBANA E CITTÀ METROPOLITANA: I NUOVI EQUILIBRI TRA CENTRO E PERIFERIA

Firenze e la sua corona costituiscono l’area urbana principale di un sistema metropolitano policentrico cresciuto nelle fasi successive al secondo dopoguerra e caratterizzato da una fitta trama di interdipendenze territoriali. Si configura come una città di media dimensione (357.318 abitanti) e si caratterizza per un grado di densità abitativa superiore ai Comuni della sua cintura (3.500 abitanti per kmq) e per un livello di urbanizzazione piuttosto elevato (il 56% del territorio è destinato a insediamenti e infrastrutture).

Gli insediamenti hanno avuto, soprattutto nelle fasi successive al secondo dopoguerra, una espansione sostenuta in tutta l’area e in particolare nei Comuni della cintura fiorentina lungo l’arco occidentale. Nella fase più recente, l’espansione insediativa ha assunto dimensioni relativamente più contenute, anche in conseguenza del crescente ricorso al recupero delle aree dismesse; tuttavia, si è manifestata con maggiore intensità rispetto ad altre porzioni territoriali toscane, accentuando i processi conurbativi in atto e dando luogo a un fenomeno che potremmo definire di “metropolizzazione incompleta”. Lo sviluppo insediativo, infatti, ha privilegiato alcune direttrici caratterizzate da elevata dotazione infrastrutturale, ma non ovunque l’espansione urbana ha prodotto importanti fenomeni di saldatura, anche in conseguenza delle politiche di tutela delle aree agricole e collinari del capoluogo, definite fin dalla prima metà degli anni Sessanta.1

All’evoluzione insediativa si accompagnano i cambiamenti funzionali indotti dai recenti interventi sulla struttura della città e della sua corona, orientati in direzione di una più marcata specializzazione funzionale del territorio. Il consolidarsi di queste tendenze ha teso ad accrescere la separazione tra luoghi di residenza, luoghi di lavoro e luoghi di svago, con evidenti ripercussioni sulla mobilità e sui flussi in ingresso e in uscita dal capoluogo. Da ciò consegue l’aumento tanto della mobilità tradizionale, che avviene cioè per motivi di studio o di lavoro, quanto di quella legata al tempo libero e allo svago.

La nascita di nuove funzioni all’interno dell’area metropolitana, talvolta conseguente alla delocalizzazione di attività precedentemente situate in aree più centrali, sembra configurare in modo inedito i suoi assetti territoriali e funzionali. La ripartizione dei carichi insediativi e funzionali tra centro e diramazioni metropolitane del capoluogo sta delineando nuovi scenari in cui sembrano mutare i pesi e gli equilibri tra centro e periferia e tra poli e sub-poli del sistema metropolitano. Questi recenti sviluppi dell’area metropolitana rappresentano, nel contraddittorio intreccio di criticità e opportunità che ne scaturisce, il terreno per la creazione di nuove gerarchie urbane e territoriali.

Le tendenze in atto confermano, inoltre, le traiettorie centrifughe anche per le scelte abitative, che privilegiano le aree periurbane accentuando o dando luogo a nuove disuguaglianze spaziali.

I fenomeni appena richiamati sono l’esito di molteplici fattori, tra i quali vale la pena ricordare la difficoltà di accesso al bene casa, particolarmente accentuata nel capoluogo, e la ricerca di maggiore amenità ambientale e di un miglior rapporto qualità/prezzo degli alloggi che spinge la popolazione e le famiglie a risiedere in aree prossime ma “altre” rispetto a Firenze. Pertanto, se è vero che complessivamente Firenze, nella fase più recente, non ha visto aumentare in modo rilevante il numero dei propri abitanti, tuttavia li ha visti distribuirsi su un ambito territoriale molto più vasto, con il conseguente aumento della necessità di spostamento e, quindi, della dinamica pendolare, ma anche con effetti sui costi dell’offerta dei servizi pubblici e sulla distribuzione dei carichi fiscali tra centro e periferia, e, in generale, con una maggiore pressione sull’area centrale. E, se dal punto di vista della dotazione infrastrutturale Firenze si caratterizza per raggiungere buoni livelli di accessibilità esterna (grazie soprattutto alla posizione centripeta, che ha portato alla presenza dell’alta velocità ferroviaria, nonché all’inserimento nelle programmazioni delle reti di trasporto transeuropee e al previsto ampliamento di capacità del sistema aeroportuale regionale), più critica, invece, appare la rete dei collegamenti urbani. In una realtà moderna ed europea, elevati livelli di accessibilità e funzioni urbane rare possono essere garantiti se supportati da una offerta di trasporto collettivo, tanto più su ferro.

 

VARIETÀ FUNZIONALE E CAPACITÀ ESPORTATIVA: LE RISORSE PER AFFRONTARE LA CRISI

Firenze, oltre a essere il polo principale del sistema metropolitano centrale, costituisce il motore economico della Regione. Guardando alla capacità di produrre ricchezza, lo scarto tra i valori dell’area centrale e il resto del territorio cresce sensibilmente passando dai dati provinciali a quelli che si riferiscono soltanto al capoluogo e alla sua cintura urbana. Mediamente il sistema economico fiorentino produce oltre il 30% in più di ricchezza rispetto alla Toscana. Inoltre, la diversificazione funzionale tipica delle aree urbane e la forte connotazione terziaria del sistema produttivo hanno costituito un vantaggio competitivo nel periodo della crisi. Infatti, mentre l’area del capoluogo si attesta nel 2012 su valori prossimi a quelli pre-crisi, la Toscana perde circa 3,5 punti di PIL (Figura 1).

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Tra i principali elementi che spiegano questo andamento c’è sicuramente la minore specializzazione nei settori tipici dell’industrializzazione leggera toscana, che permette al capoluogo di registrare performance meno negative di altre aree. Anche Firenze infatti, così come gran parte delle principali città contemporanee, è stata interessata da un cambiamento della sua base produttiva in favore di una più spiccata specializzazione terziaria. Ciò rappresenta l’esito del graduale processo di terziarizzazione (o deindustrializzazione) dell’economia, che ha interessato, seppur con scarti temporali anche ampi e con intensità variabile, molti dei principali centri urbani e che ha prodotto il trasferimento di alcune attività verso le aree periferiche, determinando la progressiva diffusione sul territorio degli insediamenti. All’interno di questa tendenza generale possiamo, tuttavia, individuare qualche eccezione costituita da quei settori per cui restano centrali le economie di agglomerazione o, comunque, tutti quei vantaggi legati alla prossimità spaziale, come le attività a più alto contenuto di innovazione, che tendono a privilegiare localizzazioni più centrali.

Tra gli elementi che connotano il profilo economico dell’area fiorentina vi è, comunque, il permanere, in particolare nei Comuni della cintura fiorentina lungo la direttrice nord-ovest, di una specializzazione manifatturiera in comparti relativamente più strutturati e innovativi, quali la meccanica e la chimica, che contribuiscono a spiegare la maggiore tenuta dell’area fiorentina e il cui rafforzamento rappresenta una prospettiva per il futuro.

La capacità esportativa della città la configura come una realtà aperta ai mercati nazionali e internazionali e costituisce, di fronte al difficile momento economico, un importante elemento di forza. Ciò consegue tanto dalla presenza di attività industriali che realizzano beni destinati ai mercati esteri quanto dall’offerta di servizi esportati all’esterno dell’area urbana fiorentina.

L’apertura della città è data anche dal turismo, in grado di fornire un apporto effettivo all’economia cittadina (il saldo tra la spesa dei non residenti nel territorio fiorentino e la spesa dei fiorentini all’esterno è positivo) e di determinare il segno positivo del saldo commerciale. Il turismo è, dunque, uno dei motori che trainano l’economia fiorentina e che, sfruttando gli elementi di rendita presenti nella città, è in grado di portare nuovi redditi dentro la comunità. Tuttavia, uno sviluppo basato sul turismo, oltre ad attivare elementi positivi, pone alcune criticità che si scaricano in prevalenza su chi la città la vive abitualmente. Tra queste il più evidente è il costo delle abitazioni, che grava sulla popolazione residente e in particolare sulle fasce più deboli e ne influenza pesantemente le scelte abitative. Una troppo marcata specializzazione turistica, soprattutto dell’area urbana centrale, può produrre una connotazione funzionale subottimale, penalizzando la presenza di attività di terziario avanzato, che privilegiano allocazioni nelle aree centrali di pregio e ricche di servizi.

Complessivamente, comunque, la struttura produttiva della città appare piuttosto solida e caratterizzata da un certo eclettismo funzionale che le ha permesso di reagire meglio di altre aree della Regione all’attuale recessione economica e che costituisce una prospettiva per il futuro. Nonostante alcune crisi aziendali (Seves, ad esempio), la presenza di grandi operatori internazionali (General Electric) conferisce a Firenze il ruolo di importante centro manifatturiero. La ricchezza di luoghi di cultura altamente specializzati ne fanno un polo di incontro internazionale e di ricerca avanzata, ancora da valorizzare appieno. Il sistema delle assicurazioni e del credito, nonostante la crisi attuale, trova nella città solide radici.

Coerentemente a quanto è avvenuto in molte realtà urbane, Firenze infatti, pur mantenendo una certa varietà funzionale, ha visto progressivamente consolidare la propria vocazione terziaria. Il rischio, tuttavia, è che continui ad affermarsi un terziario prevalentemente tradizionale che potrebbe spiazzare lo sviluppo di funzioni high-value, oggi fondamentali per definire la performance urbana nella competizione europea.

 

NEL FUTURO DELLA CITTÀ: LA CRESCITA DI FUNZIONI URBANE HIGH-VALUE

La buona capacità competitiva del tessuto economico fiorentino, come è stato ricordato, appare l’esito di molteplici fattori endogeni ed esogeni alla città che riescono a interagire in modo virtuoso, ma che non devono completamente rassicurare sulla sua futura tenuta competitiva. La capacità dimostrata di fronteggiare le difficoltà economiche indotte dalla crisi è fino ad oggi stata giocata sulla flessibilità di un terziario tradizionale e sulla disponibilità di risorse accumulate nel passato, in primo luogo il patrimonio storico e artistico. Già da tempo questo modello mostra difficoltà di rigenerazione. I tratti caratteristici del sistema economico fiorentino stentano, infatti, a collocare la città, come peraltro molte altre realtà urbane italiane, negli spazi delle specializzazioni funzionali internazionali. Da oggi il confronto riparte sulla spinta dell’impulso al cambiamento che la crisi economica deve sapere imprimere al sistema pregresso, per garantirne il rinnovamento. A tal scopo, appare fondamentale rafforzare la capacità della città di attrarre e sviluppare funzioni rare e qualificate. La partita della competitività nello spazio europeo si basa oggi sulla presenza delle funzioni high-value e sulle capacità di innovazione delle imprese.

Importanti strategie di valorizzazione sono attualmente oggetto di dibattito e su queste si giocano scelte che andranno a modificare il sentiero di crescita futuro e le traiettorie di posizionamento internazionale. Tra queste, le opportunità offerte dal recupero e dalla rifunzionalizzazione del patrimonio edilizio esistente, che può innescare processi di rigenerazione urbana con riflessi positivi sulla qualità urbana della città. A ciò si aggiungono interventi di natura infrastrutturale rivolti ad accrescere e qualificare i collegamenti internazionale, da un lato, e a migliorare l’accessibilità urbana, dall’altro. Ma è anche urgente intervenire sulla governance di tali processi, per una efficiente pianificazione dello sviluppo urbano. Sul piano degli assetti istituzionali e della capacità di governo del territorio, infatti, non meno prioritario è il processo di coordinamento delle politiche e della pianificazione su scala metropolitana, attraverso la concreta attuazione di riforme già da tempo avviate. Su questi diversi ambiti si gioca oggi la visione della Firenze del futuro.

 


[1] La tutela delle colline fiorentine è opera meritoria del Piano Detti del 1962; si tratta, peraltro, di uno dei pochi contenuti del piano che abbiano avuto attuazione. All’approvazione del Piano Detti, infatti, momento in cui si afferma il primato progettuale
dello stesso, fa seguito non la sua attuazione, ma il progressivo sfaldamento di tutte le ipotesi più forti. Il graduale incedere per singoli progetti, per varianti e per piani di settore segna una stagione di pianificazione piuttosto “faticosa”, che verrà ricordata
per i numerosi studi e tentativi di realizzare il piano.

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