Le relazioni triangolari fra India, Cina e Russia. Una prospettiva centro-asiatica

Di Abdusamat Khaydarov Venerdì 29 Febbraio 2008 21:09 Stampa
La disgregazione del sistema bipolare, la perdita da parte della Russia del ruolo di equal partner degli Stati Uniti e la transizione verso una ristrutturazione delle relazioni internazionali sono state accompagnate dalla formazione di nuovi centri regionali di potere che aspirano a partecipare su un piano paritario al processo politico globale. Tra gli Stati che rivendicano una leadership si possono annoverare gli eredi di due tra le civiltà più antiche, quelle dell’India e della Cina. Entrambi i paesi, che si estendono su di un vasto territorio e vantano una numerosissima popolazione,1 sono entrati nel Ventunesimo secolo con speranze e nuove prospettive di sviluppo. Un tasso di crescita mai in calo negli ultimi vent’anni ha fatto sì che entrambi arrivassero a svolgere un ruolo fondamentale nella vita politica del continente asiatico.

Dall’inizio del nuovo secolo si assiste a un graduale recupero, da parte della Russia, di una posizione di primo piano nelle relazioni internazionali, un recupero legato soprattutto al consolidamento della propria economia. La collaborazione tra questi tre Stati aveva avuto una funzione importante nella formazione dell’ordine mondiale del dopoguerra. Oggi problemi di ristrutturazione nazionale, quali il rafforzamento dell’auto- rità centrale, l’eliminazione delle tendenze centrifughe e la questione della sicurezza dello Stato, mettono in luce sia aspetti di convergenza sia di discordanza degli interessi geopolitici tra le tre più grandi potenze del contenente eurasiatico.

Tutti e tre i paesi hanno in comune alcune situazioni di fondo: l’avversione nei confronti di un mondo unipolare e l’incapacità di risolvere i problemi essenziali dello sviluppo a causa soprattutto di un’eccessiva attenzione agli equilibri esterni. Mentre la Russia e la Cina aspirano a ridurre il gap come «potenze strategiche» rispetto agli Stati Uniti, l’India ambisce a colmare il ritardo rispetto alla Cina. Tutti e tre i paesi, infine, puntano a raggiungere un livello tecnologico in grado di competere a livello mondiale e a stimolare l’azione dei principali organismi internazionali.

In questa situazione, ebbe un’eco particolare l’iniziativa di Nuova Delhi di Evgenij Primakov (dicembre 1998), a favore della costituzione di un «triangolo strategico » Mosca-Nuova Delhi-Pechino. Questa intesa, per come probabilmente fu concepita, potrebbe in futuro diventare non una semplice alleanza di natura politico-militare fra le tre maggiori potenze non-occidentali, ma una vera e propria pietra angolare di un nuovo mondo multipolare, nel quale ogni «angolo» sia connesso a sua volta con altri Stati legati da analoghe relazioni multilaterali.

La Russia, l’India e la Cina sono convinte che le Nazioni Unite debbano svolgere in un mondo multipolare un ruolo di primo piano, quello di un’organizzazione democratica internazionale, di arbitro che tenga conto degli interessi di tutti i membri della comunità mondiale, ma non quello di un superstato egemone.

Gran parte degli analisti si pone naturalmente una domanda: qual è la possibilità reale di realizzare e di mettere in pratica tale alleanza strategica tra Mosca, Nuova Delhi e Pechino? Fino a oggi tra la Russia e la Cina, come tra la Cina e l’India, ci sono state numerose divergenze, alcune di notevole portata, relative a dispute territoriali, ai test nucleari, all’immigrazione clandestina. I tre paesi non costituiscono uno spazio omogeneo né da un punto di vista culturale e di civiltà né da quello economico. La situazione, inoltre, è resa ancor più complicata dalla pesante eredità politica della guerra fredda, soprattutto per la reciproca diffidenza dovuta agli scontri armati tra russi e cinesi e tra cinesi e indiani negli anni Sessanta. Ciò nonostante, dalla fine degli anni Ottanta si è resa possibile una comprensione dei comuni interessi strategici nelle nuove condizioni storiche e ciò ha portato a un sensibile disgelo delle relazioni reciproche.2

Alla fine del Ventesimo secolo in India si è presentata la necessità di una revisione della strategia geopolitica, sostituendo il tradizionale orientamento ideologico con uno di natura geo-economica. Nella nuova situazione il paese si è aperto di più ai grandi flussi della finanza mondiale, che l’hanno portato a una graduale liberalizzazione economica – che aveva dato una prova tanto positiva nella Cina contemporanea e nei nuovi paesi industriali dell’Asia – e a puntare su una produzione industriale orientata alle esportazioni. Tali misure dovrebbero favorire il consolidamento dell’economia nazionale e l’ingresso dell’India nel novero dei paesi sviluppati più autorevoli, in modo da renderla il cardine della cooperazione economica nell’Asia meridionale.3

Nel dicembre 1988, il primo ministro indiano, Rajeev Gandhi, si era recato in visita a Pechino, facendo il primo passo verso la normalizzazione delle relazioni tra i due paesi, che erano a un punto morto dopo il conflitto sul confine sino-indiano del 1962. Nel maggio 1991, Russia e Cina hanno stipulato un accordo sulle frontiere orientali tra i due paesi, oggetto di una disputa ventennale. Nello stesso periodo si manifestava un impercettibile peggioramento delle relazioni tra Russia e India, causato dalle priorità della politica estera russa, che ha modificato la posizione dell’Occidente e della Russia stessa riguardo alla questione del Kashmir. I rapporti fra i due paesi perdevano in questo modo la chiarezza che li aveva precedentemente caratterizzati.

A partire dal 1992, nell’ambito delle relazioni triangolari, la situazione è andata stabilmente migliorando in un contesto di fiducia, con scambi regolari di visite di personalità d’alto livello. Nel settembre 1993 India e Cina hanno sottoscritto un accordo per il mantenimento della pace lungo l’attuale linea di confine, che ha portato successivamente a una serie di accordi bilaterali tesi ad accrescere la fiducia reciproca sulla zona di frontiera. Nel 1994 è stata firmata la dichiarazione di Mosca, sulla tutela degli interessi degli Stati multinazionali, che confermava la necessità di un «rispetto senza riserve dei principi d’integrità territoriale e dell’unità» degli Stati multinazionali, considerato uno dei «fattori essenziali» per il mantenimento dell’ordine mondiale.4

La collaborazione bilaterale ad alto livello tra Russia, India e Cina è stata portata a un grado ancora più elevato nell’aprile 1997, quando, nel corso del soggiorno a Mosca del presidente della Repubblica popolare cinese, Jiang Zemin, il presidente russo e quello cinese hanno sottoscritto la Dichiarazione sulla pace in un mondo multipolare e sulla formazione di un nuovo ordine internazionale, nella quale le relazioni fra la Russia e la Cina erano definite come «una partnership amichevole, con pari diritti e orientata all’interazione strategica nel Ventunesimo secolo».5 Per la svolta positiva delle relazioni tra India e Cina, si possono citare gli esiti dei negoziati di Pechino, del maggio 2000, tra il presidente indiano, Kocheril Raman Narayanan, e quello della Repubblica popolare cinese, Jiang Zemin. I capi di Stato dei due paesi hanno raggiunto opinioni comuni su una serie di questioni internazionali; in particolare sulla necessità di un’iniziativa comune di India e Cina alle Nazioni Unite, tesa a tutelare i diritti e gli interessi dei paesi in via di sviluppo e a stabilire un nuovo ed equo ordine mondiale. Entrambe le parti hanno concordato sulla necessità di lasciarsi alle spalle la precedente rivalità per l’influenza in Asia, per procedere verso una collaborazione reciprocamente vantaggiosa, per la quale sono stati indicati come obiettivi prioritari lo sviluppo delle tecnologie dell’informazione e la lotta al terrorismo internazionale.

Nel luglio 2000, in occasione della visita in Cina del presidente russo, Vladimir Putin, è stata siglata a Pechino una dichiarazione congiunta nella quale le due parti sottolineavano che «lo sviluppo di una partnership amichevole con pari diritti e di un’interazione strategica è di grande valore per il rafforzamento di una estesa collaborazione tra la Cina e la Russia, per il consolidamento dell’amicizia tra i popoli dei due paesi, per favorire la formazione di un mondo multipolare e di un nuovo ordine internazionale equo e razionale».6 L’impegno russo per il rafforzamento dell’interazione strategica nel contesto «triangolare» è culminato con la firma di una dichiarazione congiunta di Russia e India, nel corso della visita di Putin a Nuova Delhi nell’ottobre del 2000. In quel documento i due paesi hanno dichiarato il proprio interesse comune alla «formazio- ne di un mondo multipolare giusto, con pari diritti ed equilibrato, che garantisca sicurezza e stabilità alle future generazioni».7 Dunque oggi non siamo in presenza di un nuovo blocco politico militare eurasiatico, che minaccia la sicurezza di altri Stati, ma di una naturale unione geopolitica che si forma per perseguire compiti più complessi e a lungo termine, con l’obiettivo di costruire un mondo multipolare e garantire uno sviluppo stabile, e non di semplice opposizione al «dominio americano».

L’analisi dell’interazione tra Russia, Cina e India, nel moderno sistema delle relazioni internazionali, ci permette di fare nostre una serie di conclusioni espresse a suo tempo dalle ricerche russe, e relative all’idea di un’interazione tripartita, delle sue prospettive di sviluppo e della sua possibile influenza sui processi mondiali. Oggi il punto di vista della Russia, della Cina e dell’India su molti problemi internazionali è molto vicino. Tutti e tre gli Stati si oppongono all’affermarsi di un mondo unipolare e sono per la costruzione di un sistema multipolare e per il rafforzamento degli organismi di cooperazione internazionale, prima di tutto delle Nazioni Unite. Inoltre, tutti e tre gli Stati riconoscono che la globalizzazione economica è un processo oggettivo e aspirano a trarne vantaggi; invece considerano un fenomeno negativo la globalizzazione politica nella forma di un’egemonia unipolare e individuale degli Stati Uniti. Un elemento importante e indispensabile, in quest’ottica, è per loro la preservazione dell’originalità delle culture nazionali, in condizioni di stretta collaborazione, di interazione e di dialogo tra le diverse civiltà. Infine, tutti e tre gli Stati hanno bisogno di stabilità per garantire la continuità dello sviluppo economico, la prosperità e per migliorare le condizioni di vita delle loro popolazioni. La Russia, l’India, e la Cina si battono per mantenere una posizione degna di loro nella comunità internazionale, adeguata all’esperienza storica e al contributo di civiltà apportato da ognuno dei tre paesi alla cultura mondiale, e a favore del mantenimento della pace e dello sviluppo. Per questo i tre Stati hanno posizioni comuni, rispetto a relazioni tra partner fondate su una generalità di interessi, e presentano una base di cooperazione strategica su una serie di importanti questioni internazionali.

In base all’esame compiuto, è possibile classificare in questo modo le posizioni di fondo che oggi prevalgono riguardo al «triangolo» Russia- India-Cina: a) il triangolo è possibile e auspicabile, in quanto concreto contrappeso geopolitico al formarsi di un mondo unipolare dominato dagli Stati Uniti e in quanto primo passo verso la creazione di un nuovo sistema bipolare;8 b) il triangolo in generale è impossibile, perché i suoi «vertici», soprattutto la Cina e l’India, sono legati economicamente e politicamente agli Stati Uniti e sono potenzialmente filoamericani, e queste caratteristiche prevalgono sulle loro aspirazioni antiegemoniche; c) il sistema è possibile nella versione «tagliata», senza il lato Cina-India, che è più complicato rispetto alle relazioni russo-cinesi. Le relazioni tra Russia e India sono in pratica indissolubili; d) è un’interazione probabile ma esclusivamente su base bilaterale. La spinta di fondo di tale interazione è il fabbisogno di forniture militari (cooperazione tecnico-militare) all’India e alla Cina, e di converso l’esigenza russa di tecnologie e di investimenti dall’India e dalla Cina; e) il triangolo è possibile, ma solamente se si basa su un’interazione interculturale e non politica, se non è diretto contro paesi terzi e se si fonda sull’integrazione economica e sulla cooperazione dei territori interni.

Dunque esistono notevoli difficoltà sulla via che porta alla creazione di un sistema tripartito di relazioni. In una situazione come quella attuale, di un mondo in rapido cambiamento, non è facile fare previsioni, ma è comunque evidente che esistono davvero prospettive di una cooperazione tripartita. La variante più concreta riguarda il ricorso a relazioni di partnership per una collaborazione che si fondi su accordi e consultazioni reciproche sui problemi più acuti, tenendo nella massima considerazione gli interessi nazionali dei partner.

Pertanto, la possibile cooptazione dell’India al Gruppo di Shanghai – o Shanghai Cooperation Organization (SCO) – come membro a pieno titolo, potrà, in una certa misura, rafforzare l’interazione tra i tre Stati avvicinandola all’ipotetico modello triangolare. In questo caso la SCO potrebbe diventare in un certo senso il campo di prova dell’impegno geopolitico dei tre Stati. Nello stesso tempo, l’ingresso dell’India nel Gruppo di Shanghai potrebbe servire a fare in qualche modo da contrappeso alle crescenti ambizioni della Cina, che la Russia da sola ha difficoltà a limitare. La SCO, grazie alla presenza dell’India, acquisterebbe una maggiore stabilità e un migliore equilibrio.

Il lato del triangolo che si delinea con più precisione è quello tra Russia e Cina. Dato che la collaborazione tra Russia e India gode già di solide basi e di buone prospettive, entra anch’essa di diritto nella configurazione in esame. Quando al terzo lato, la componente sino-indiana è la più fra- gile e incide alquanto negativamente sullo sviluppo dell’interazione tripartita. Anche gli scambi commerciali fra ogni coppia di paesi sono in una stato di forte ristagno.

Uno dei principali vantaggi della triplice alleanza tra Mosca, Nuova Delhi e Pechino consiste nell’opportunità che ogni parte ha di raggiungere obiettivi specifici. In particolare, ognuno dei vertici del triangolo, grazie al sostegno degli altri due, può sentirsi più sicuro sulla scena internazionale, nelle relazioni con gli Stati Uniti.

Nella fase attuale è possibile affermare che l’asse Mosca-Nuova Delhi- Pechino si manifesta a tratti, ma non è facile collegare questi tratti in modo da formare una politica estera uniforme. In una prospettiva a lungo termine i fattori più forti di consolidamento dell’alleanza riguardano l’interesse ad avere un mondo che non sia unipolare, mentre la lotta comune al terrorismo, il rafforzamento degli scambi commerciali e dell’interazione economica attestano solamente che le relazioni reciproche si vanno consolidando. Per questo l’interazione tripartita può essere utile per tutti e tre i paesi.

Possibili conseguenze della cooperazione tripartita per l’Asia centrale, per il mondo e per lo sviluppo globale Le relazioni tripartite potrebbero favorire la limitazione della corsa agli armamenti e la proliferazione delle armi di distruzione di massa in Asia attraverso la cooperazione nell’ambito delle Nazioni Unite e di altri organismi internazionali, come pure la prevenzione di potenziali conflitti in altre regioni. È pertanto importante sottolineare che il fattore americano non è determinante nel processo di riavvicinamento dei tre Stati. Ciò nondimeno, pur con il notevole potenziale politico-economico della Russia, della Cina e dell’India, per le divergenze che restano nell’approccio ai fondamentali problemi internazionali e per i problemi irrisolti nelle relazioni reciproche, i tre Stati non possono garantire la pace e la stabilità nella parte asiatica dell’Eurasia senza la presenza di forze esterne. Comunque, se la collaborazione tra loro diventerà un fattore determinante, la presenza americana nell’area, tranne che in forme economiche, potrebbe diventare eccessiva. L’istituzionalizzazione delle relazioni tripartite potrebbe svolgere una funzione positiva per migliorare ulteriormente i rapporti tra India e Cina, come pure la situazione nella regione Asia-Pacifico nel suo insieme.

Malgrado tanti risultati positivi, gli esperti non sono inclini a considerare che la messa a punto delle relazioni tra Pechino, Mosca e Nuova Delhi rappresenti la nascita di un’alleanza tripartita.9 Il tema più discusso nel contesto del triangolo riguarda l’influenza potenziale che avrebbe sulla politica degli Stati Uniti nell’area e, di conseguenza, il rafforzamento della posizione russa in Cina e in India. Com’è noto, gli Stati Uniti si servono di ciascun paese come deterrente rispetto agli altri. Inoltre, su di un piano globale, Cina e India sono concorrenti nella corsa alle risorse energetiche, comprese quelle russe. In questo, però, è del tutto realistica una cooperazione diretta della Cina e dell’India con la Russia, perché entrambi i paesi contribuiscono a finanziare l’espansione delle riserve energetiche.

L’esperienza degli ultimi decenni ha dimostrato che la Cina e l’India, malgrado gli elementi di divergenza, hanno bisogno l’una dell’altra. Secondo la maggioranza degli analisti, i due Stati dovrebbero «abbandonare la precedente rivalità per l’influenza sull’Asia e passare a una collaborazione vantaggiosa per le due parti, soprattutto in alcuni settori prioritari, quali lo sviluppo delle tecnologie dell’informazione e la lotta al terrorismo internazionale». Sulle questioni di sicurezza globale o regionale, la Cina e l’India hanno presentato alle Nazioni Unite un’iniziativa congiunta per la salvaguardia dei diritti e degli interessi dei paesi in via di sviluppo e lo creazione di un nuovo ed equo ordine mondiale «le cui basi dovrebbero essere formulate secondo i ‘cinque principi di coesistenza pacifica’ a suo tempo proposti da Jawaharlal Nehru e Zhou Enlai.10 La maggior parte degli esperti cinesi di scienze politiche è certa del consolidamento e dell’ulteriore espansione delle relazioni tra India e Cina, che già oggi sono definite ‘una naturale partnership strategica’».11

Per l’Asia centrale, che resta ai margini dello sviluppo mondiale, è importante capire che i due colossi del continente, ora entrati nella globalizzazione, sono due nuovi protagonisti sui mercati continentali e mondiali, per i fattori economici e politici strategicamente importanti che rappresentano. Senza una comprensione obiettiva della loro importanza, l’Asia centrale si trasformerebbe in un campo di acuti contrasti tra le tre potenze, Russia, Stati Uniti e Cina, ognuna delle quali aspira a stabilire un controllo sull’area, a garantirsi l’accesso alle risorse energetiche e il controllo sulle vie di approvvigionamento. In questo senso la Russia dispone di alcuni vantaggi, grazie all’evoluzione storica degli ultimi due secoli.

L’Asia centrale stenta ancora a trovare la forma ottimale di collaborazione con la Russia, gli Stati Uniti e la Cina, per opporsi alle comuni minacce, per lo sviluppo di processi democratici e per la creazione di una vera economia di mercato. Un inserimento più attivo dell’India nello sviluppo economico e nelle relazioni internazionali dell’Asia centrale potrebbe trovare comprensione e sostegno, in questa situazione, da parte degli Stati dell’area, che considerano l’India un alleato naturale in una serie di questioni di politica internazionale. Il coinvolgimento dell’India nelle relazioni internazionali dell’Asia centrale ridurrebbe in una certa misura l’asprezza della competizione condotta nell’area da Russia, Stati Uniti e Cina.

In ogni modo, la soluzione ottimale per gli Stati dell’Asia centrale potrebbe essere quella di una cooperazione con tutti i principali centri di potere della moderna politica mondiale, ovvero la Russia, l’India, la Cina, gli Stati Uniti, l’Unione europea e il Giappone. Questi ultimi tre soggetti di diritto internazionale dispongono di un maggiore potere economico e di tecnologie più moderne rispetto ai primi tre. Una scelta quasi ottimale di sviluppo, a quanto risulta, è realizzata in modo positi- vo solo dal Kazakistan. Per gli Stati dell’Asia centrale, lo sviluppo economico e politico, e la soluzione positiva di questioni su scala locale e globale, come quelli del terrorismo e della proliferazione delle armi di distruzione di massa, sarebbero facilitati se essi potessero contare su una cerchia di partner più ampia. Una scelta del genere permetterebbe a questo gruppo di Stati piccoli e medi, per usare la terminologia del noto teorico russo di relazioni internazionali Aleksej Bogaturov, di agire come «leader collettivo» e di uscire dalla schiera degli «Stati di secondo piano». Il futuro dell’area per molti aspetti dipenderà dalla politica coordinata degli Stati dell’Asia centrale, che rivendicano formalizzazioni istituzionali tese al mantenimento della pace e di rapporti di buon vicinato con la Russia, gli Stati Uniti, l’India e la Cina. Una forma di cooperazione potrebbe essere quella dell’unione degli Stati centro-asiatici, secondo l’idea avanzata dal presidente del Kazakistan, Nursultan Nazarbaev, nel 2005.

[1] Con oltre 9,1 milioni di km2, la RPC è fra i primi paesi al mondo per superficie. È anche quello più popoloso, con più di un miliardo e 300 milioni di abitanti. La superficie totale dell’India è di 3.287.590 km2 e il paese si colloca al secondo posto per numero di abitanti, che nel 2006 si stimano intorno a un miliardo e 100 milioni.

[2] K. Efremova, Kitay, I India v XXI veke: prognozi indiyskih politologov, in «Problemi Dal`nego Vostoka», 4/2001, pp. 36-49.

[3] S. Baru, The Economic Dimension of India’s Foreign Policy, in «World Affairs», New Delhi, 2/1998, pp. 89-93, 97-101.

[4] G. K. Shirokov e S. I. Lunev, Rossiya, Kitay I Indiya v sovremennih globalnih processah, in «Nauchnie dokladi», 69/1998.

[5] V. Y. Belokrenickiy, Strategicheskiy treugolnik Rossiya-Kitay-Indiya: realnost konfiguraciy, Kitay v mirovoy politike, MGIMO, Mosca 2001, p. 352-392.

[6] V. Akimov, S. I. Lunev e I. Salickiy, Kitay, India, Rossiya – sostoyanie i perspektivi sotrudnichestva, in «Vostok», 4/2001.

[7] K. Efremova, Strategicheskiy treugolnik «Rossiya-Indiya-Kitay» v koncepcii «novogo mirovogo poryadka, disponibile su www.rami.ru/vestnik/01/report.

[8] A. G. Yakovlev, Treugolniku Rossiya-Kitay-Indiya nujna strategiya dalnih rubejey, in “Problemi Dal’nego Vostoka», 5/2002, p. 45-62.

[9] V. Y. Belokrenickiy, Strategicheskiy treugolnik Rossiya-Kitay-Indiya: realnost konfiguraciy, Kitay v mirovoy politike, MGIMO, Mosca 2001, pp. 352-392.

[10] S. Chakravartty, President of India in China: A Productive Visit, in «Mainstream», 25/2000, pp. 4-6.

[11] Ivi, p. 5. Il noto indologo cinese Van Hunvay, che insegna a Pechino, all'Istituto di studi Asia- Pacifico, condivide questa opinione.