Linee della nuova politica estera dell'Italia verso l'America Latina

Di Donato Di Santo Domenica 02 Marzo 2008 20:20 Stampa

Nella sua audizione presso le commissioni esteri riunite di camera e senato, il ministro degli esteri Massimo D’Alema, riaffermando l’esigenza di valorizzare la dimensione multilaterale della nostra politica estera, ha annoverato tra i nuovi grandi protagonisti mondiali a livello continentale l’Asia e l’America Latina, e a livello dei singoli paesi con in sé un potenziale «subcontinentale», la Cina, l’India e il Brasile. Inoltre, esprimendo l’opinione che la politica estera italiana, nei cinque anni passati, non abbia operato a sufficienza in questa dimensione globale, ha indicato la necessità di lavorare per allargare gli orizzonti della nostra politica estera e consolidare i rapporti con le aree e i paesi citati, anche come risposta a fondamentali interessi economici italiani. Il presidente del consiglio Romano Prodi ha ribadito lo stesso concetto davanti a oltre duecento imprenditori brasiliani convenuti a Roma, ai quali ha annunciato il suo prossimo viaggio in Brasile.


Nella sua audizione presso le commissioni esteri riunite di camera e senato, il ministro degli esteri Massimo D’Alema, riaffermando l’esigenza di valorizzare la dimensione multilaterale della nostra politica estera, ha annoverato tra i nuovi grandi protagonisti mondiali a livello continentale l’Asia e l’America Latina, e a livello dei singoli paesi con in sé un potenziale «subcontinentale», la Cina, l’India e il Brasile. Inoltre, esprimendo l’opinione che la politica estera italiana, nei cinque anni passati, non abbia operato a sufficienza in questa dimensione globale, ha indicato la necessità di lavorare per allargare gli orizzonti della nostra politica estera e consolidare i rapporti con le aree e i paesi citati, anche come risposta a fondamentali interessi economici italiani. Il presidente del consiglio Romano Prodi ha ribadito lo stesso concetto davanti a oltre duecento imprenditori brasiliani convenuti a Roma, ai quali ha annunciato il suo prossimo viaggio in Brasile. In effetti il governo italiano non può permettersi, oltretutto in una fase di accentuata competizione economica internazionale, di dimenticare, di lasciare al margine del suo interesse, un intero subcontinente che – tra l’altro – presenta il vantaggio di una notevole omogeneità linguistica e culturale al suo interno e con l’Italia e proprio per questo motivo risulta più facilmente avvicinabile per noi rispetto ad altre regioni del globo. L’impegno del governo deve essere a tutto campo: politico, sociale, economico, culturale, scientifico.

Considerando queste premesse, esistono per il nostro paese le condizioni per ritagliarsi un proprio ruolo, intervenendo con serietà, moderazione e spirito di reciprocità in diverse situazioni, proponendosi di «accompagnare» percorsi già in atto, di avviarne di nuovi – ricercando anche approcci e metodologie innovative – e di contribuire a ridurre le tensioni che spesso si creano in presenza di dinamiche inedite. Ad esempio, favorire il nascere e l’evolversi di progetti di integrazione e cooperazione transfrontalieri può essere un valido contributo alla stabilizzazione istituzionale e democratica in diverse realtà latinoamericane e caraibiche. È necessario essere vicini ai governi e alle popolazioni latinoamericane per contribuire fattivamente ai processi in atto di consolidamento delle istituzioni democratiche e di affermazione di una maggiore giustizia sociale. Solo attraverso una crescita economica e una più equa ripartizione della ricchezza sarà definitivamente possibile l’affermazione di una piena democrazia.

L’America Latina è ormai tra i nuovi protagonisti della scena internazionale, anche a livello di singoli paesi con un potenziale in sé «subcontinentale» come il Messico e il Brasile. Non più, pertanto, una regione vicina affettivamente ma dimenticata, bensì una terra di grandi opportunità. In America Latina vanno segnalati i seguenti elementi di novità. In primo luogo, la crescita economica che registra per il quarto anno un andamento positivo (con un aumento medio del PIL vicino al 5%), pur con persistenti condizionamenti dovuti ai fenomeni di esclusione sociale e all’arretratezza di alcune zone (l’America Latina rimane l’area con la più accentuata disuguaglianza redistributiva del pianeta: la povertà tocca il 40% della popolazione). In secondo luogo, la crescita democratica che, pur avendo assistito, negli ultimi dieci anni, all’interruzione anticipata del mandato di ben quattordici presidenti (sintomo di una perdita di fiducia dei cittadini, generata anche da gravi fenomeni di corruzione), conferma il suo radicamento nel fatto che questi eventi si siano sempre conclusi lungo vie istituzionali e non golpiste. Infine, l’affacciarsi sulla scena istituzionale di popolazioni originarie che, per le proprie rivendicazioni, scelgono le forme della democrazia rappresentativa, oltre che di quella partecipativa-comunitaria (tipica della loro storia), pur nella fragilità istituzionale che ancora caratterizza alcuni di questi paesi. Si tratta dunque di popolazioni che «scommettono» sulla democrazia.

Per quanto riguarda l’attuale situazione politica in America Latina, non ci si può fermare alla constatazione di due diverse linee di orientamento progressista (quella radicale, con i presidenti Chávez, Castro e Morales e quella riformista, con i presidenti Lula, Bachelet, Vázquez, Kirchner, García, Torrijos e Fernandez). La situazione è più articolata e richiede un’attenzione particolare per ciascuna realtà. Anche il fenomeno descritto da alcuni come il «neopopulismo» latinoamericano è in realtà complesso ed è difficilmente paragonabile con le esperienze del passato perché le nuove tendenze si affermano comunque attraverso l’uso di strumenti democratici.

In questo impegno tendente ad aumentare il peso, quantitativo e qualitativo, dell’Italia nella regione, un capitolo importante è quello degli strumenti da mettere in campo: a cominciare dall’IILA, l’Istituto italo-latino americano, il cui ruolo intendiamo rafforzare. Le celebrazioni del quarantesimo anniversario della fondazione dell’Istituto, che ricorre l’11 dicembre 2006, con l’autorevole presenza del capo dello Stato, costituirà un’occasione per valorizzare quanto fatto sinora e per dare impulso alla futura articolata azione italiana nella regione. Uno strumento aggiuntivo è inoltre costituito dalla legge 180 del 1992 che consente all’Italia di contribuire a programmi realizzati da organizzazioni internazionali, Stati esteri ed enti italiani e stranieri nei settori della pace, della sicurezza e della tutela dei diritti umani. L’ambito culturale è certamente un’importante carta da giocare, in quanto si tratta di un settore nel quale, anche grazie alle affinità con l’America Latina (ma soprattutto in virtù del nostro straordinario patrimonio), abbiamo delle particolari opportunità, che possono rappresentare uno strumento per diversi settori di azione.

Con il ministero degli esteri (che sta sviluppando una crescente capacità di coordinamento interdisciplinare) andranno coinvolte tutte le amministrazioni pubbliche interessate ed anche la Società Dante Alighieri, oltre alla rete dei direttori degli Istituti di cultura. In tale contesto si sta anche valutando il rilievo del settore della cooperazione scientifica e universitaria, che va sostenuta anche nei confronti dell’America Latina. Il terreno della cooperazione scientifico-accademica può trasformarsi, infatti, in un volano di reciproche utilità. Nel 2007 ricorrono i duecento anni della nascita di Giuseppe Garibaldi: un anniversario che può essere ricordato in molti paesi dell’America Latina – che, come è noto, egli frequentò molto – e che può diventare, al di là delle circostanze celebrative pure importanti, la piattaforma per un rilancio di nuove politiche culturali.

In ambito economico può essere importante un ulteriore rafforzamento dell’azione dell’Istituto nazionale per il commercio estero (ICE) – soprattutto in Brasile – e della SACE (Servizi assicurativi del commercio estero), che potranno rivelarsi sinergiche con l’iniziativa della nostra rete diplomatica. Si dovrà inoltre incoraggiare l’attuale tendenza della Società italiana per le imprese all’estero (SIMEST) ad impegnarsi maggiormente nel venture capital nell’area latinoamericana. Come sistema-paese è necessario presentarsi con maggiore efficacia su quei mercati con il sostegno anche del riferimento costituito dalla nostre significative e ben inserite comunità. In negativo pesa, invece, il ritirarsi di alcuni rilevanti gruppi nazionali e, soprattutto, dei nostri istituti di credito, che potrebbero invece svolgere un ruolo importante a sostegno della nostra piccola e media industria. In merito alla cooperazione allo sviluppo va rilevato come la limitatezza delle risorse non debba in alcun modo dare l’impressione di un «ritiro» o di un calo d’interesse italiano. A tal fine il costante raccordo con il vice ministro agli affari esteri Patrizia Sentinelli, sulla base di una fruttuosa prassi di consultazioni sui temi di reciproco interesse, rimarca la continuata attenzione al tema e il costante sforzo finalizzato a un migliore impiego dei fondi disponibili, valorizzando i programmi esistenti e l’impegno delle  ONG e della cooperazione decentrata. Anche dal senato viene una specifica attenzione con l’impegno del senatore Nuccio Iovene nell’ambito di una iniziativa trilaterale di cooperazione decentrata con Spagna e Francia verso l’America Latina. Va poi ricordato il ruolo dell’Italia nel contesto della cooperazione allo sviluppo erogata in ambito comunitario – circa il 14% di quanto i paesi dell’America Latina ricevono in aiuti comunitari proviene da risorse italiane – e dobbiamo meglio raccordare la cooperazione bilaterale con quella multilaterale in generale, valorizzando programmi come URBAL, ALINVEST, EUROSOCIAL.

È opportuno anche ricordare il tema delle rimesse degli emigranti, intese come risorsa per i paesi d’origine da utilizzare in modo economicamente più efficiente. Alcune delle più recenti proposte progettuali del Centro studi di politica internazionale (CeSPI), in collaborazione con la RIAL (Red Italia América Latina), vanno in una direzione innovativa e che mi pare importante sostenere. Il ruolo assunto dai parlamentari eletti all’estero, in particolare quelli eletti nei collegi latinoamericani, si caratterizza come un’importante cerniera e come un elemento di «mediazione culturale» tra le due sponde dell’Atlantico. In più occasioni hanno già offerto un contributo determinante in termini di conoscenza delle situazioni specifiche, dimostrando una sensibilità capace di interpretare le esigenze delle nostre amministrazioni e i nostri interessi sia in Italia che nei paesi dell’America Latina. Sarà utile mantenere con loro un dialogo aperto, in piena sinergia con il lavoro del vice ministro degli esteri Franco Danieli. Come pure è opportuno utilizzare al meglio e valorizzare le conoscenze della società civile italiana (le tante ONG e associazioni che da decenni si occupano di e lavorano in America latina), avvalendosi della collaborazione degli istituti di ricerca e del mondo accademico. In questo spirito è stato chiesto al CeSPI di organizzare quattro seminari di riflessione che siano di supporto e stimolo all’impegno della Farnesina nel rilanciare e riqualificare le relazioni dell’Italia con il subcontinente americano. Questi seminari di approfondimento sono centrati sulle seguenti tematiche: ruolo della società civile in tutte le sue articolazioni; rapporto con il mondo economico e dell’impresa, in tutte le sue articolazioni; università, scienza e cultura; comunità latinoamericane in Italia. Un’occasione per approfondire e valorizzare i nostri legami con i paesi dell’area è stata costituita dalla ricorrenza del 12 ottobre, significativamente celebrata dal senato alla presenza di tutti gli ambasciatori delle Americhe con un impegnato discorso del ministro degli esteri D’Alema. L’insieme di queste occasioni di riflessione, insieme all’ottimo ed efficace lavoro degli uffici del ministero degli esteri, potrà generare un’accumulazione di valutazioni utili a definire entro l’inizio del 2007 un Documento di strategia sull’azione italiana verso l’America Latina.

Un’altra importante tappa di questa riflessione sarà la Terza conferenza nazionale sull’America Latina prevista per l’autunno del 2007. In questa conferenza che, dopo le due importanti edizioni milanesi si terrà a Roma, si intende valorizzare quanto fatto fino ad ora – soprattutto nell’ambito del commercio e dell’economia – allargandolo ad altri aspetti quali il coinvolgimento della società civile, del mondo della cultura e dell’università, delle comunità latinoamericane in Italia, delle principali istituzioni del paese e dei suoi rappresentanti parlamentari nazionali ed europei.

Con Milano e la Lombardia il legame deve comunque rimanere saldo dato che rilevanti attività che riguardano i paesi dell’America Latina provengono o coinvolgono le istituzioni e le realtà locali di questa regione. Molte delle attività di politica estera per l’area latinoamericana debbono coinvolgere molto più organicamente che in passato le realtà locali del Nord, del Centro e del Sud del nostro paese.

Nel richiamare il recente incontro Prodi-Zapatero vorrei proporre una domanda che spesso circola tra quanti in Italia si occupano di America Latina: quale può essere il rapporto tra Italia e Spagna nello scenario latinoamericano? In questi mesi il governo ha lanciato una forte iniziativa verso il nostro vicino iberico (e lo faremo verso il Portogallo), e ha registrato quella che si può definire una vera svolta: per la prima volta vi è sinergia tra i due paesi mediterranei rispetto allo scenario latinoamericano, e per la prima volta l’Italia è stata invitata a partecipare al Vertice iberoamericano, svoltosi a Montevideo nella sua sedicesima edizione. Molti interlocutori latinoamericani manifestano una particolare e specifica «domanda» di Italia alla quale dobbiamo rispondere; contatti fra Italia e Spagna per possibili azioni congiunte o convergenti sono già stati avviati negli ultimi mesi e la volontà di svilupparli è stata ripresa anche negli incontri tra il ministri D’Alema e il ministro degli esteri spagnolo Miguel Angel Moratinos.

Con i paesi dell’America Latina possiamo sviluppare anche una cooperazione riguardante diversi importanti temi politici. Ne ricordo quattro. In primo luogo la lotta al narcotraffico e al terrorismo internazionale: l’Italia ha i titoli per assumere il ruolo di interlocutore di primo piano, soprattutto per quanto riguarda la lotta alle droghe (siamo tra i maggiori contribuenti dell’Ufficio delle Nazioni Unite contro la droga e il crimine, UNDOC). In secondo luogo, i diritti umani e la democrazia: è possibile sviluppare un utile dialogo in materia, anche tenendo conto della istituzione del nuovo Consiglio dei diritti umani. C’è poi l’impegno dell’Italia nella Comunità delle democrazie (siamo nel gruppo direttivo insieme a Cile, Messico ed El Salvador); tale impegno si deve poter estendere anche alle campagne di sostegno, difesa e valorizzazione delle differenze culturali presenti in America Latina, tra le più vaste riserve culturali del pianeta. Il forte e deciso appoggio alla Convenzione sui diritti del bambino può contribuire a diminuire l’iniquità, caratteristica della regione. In terzo luogo, le armi di distruzione di massa: un settore, con particolare riferimento al nucleare, nel quale è possibile sviluppare una più intensa collaborazione con i latinoamericani, impegnandoci insieme per sviluppare le situazioni di stallo nel dibattito internazionale in materia. Infine, la riforma dell’ONU e del Consiglio di sicurezza. Il continente, come è noto, è diviso sulla questione. Sarà importante valorizzare le nostre argomentazioni, rilevando come una riforma che non crei nuovi privilegi e che invece premi la cooperazione regionale e che sia ispirata a criteri di democraticità, flessibilità ed efficienza, sia nell’autentico interesse dei nostri interlocutori.

L’attuale situazione politica latinoamericana è segnata da una fitta serie di consultazioni elettorali e continua ad essere caratterizzata da forte dinamismo. Si tratta di un fenomeno di ampia portata e di grande interesse, nel cui contesto – è necessario dire subito con grande chiarezza – il governo intende rilanciare il ruolo e l’azione dell’Italia, che negli ultimi anni, bisogna riconoscerlo, sono stati per molti versi carenti. L’affermazione di istanze di marcata impronta sociale – e in qualche caso populista – rappresenta nel complesso la risposta di un elettorato che, nonostante risultati in campo economico generalmente positivi, non giunge a percepire i benefici che derivano da tali indicatori. Questa, insieme a quella della lotta alla corruzione, è forse la principale sfida che aspetta molte delle leadership appena elette o che potrebbero essere confermate nel loro mandato.

Anche i vari processi di integrazione continentale o subcontinentale stanno conoscendo un’interessante fase dinamica. Occorre vedere se gli sviluppi porteranno a una positiva crescita dell’integrazione o a nuove realtà, come la Comunità sudamericana delle nazioni, un progetto peraltro ancora tutto da definire. Anche in questo ambito è necessaria l’attenzione dell’Italia (forte anche delle sue, anche se ben diverse, esperienze in campo europeo).

Il Mercosud (Argentina, Brasile, Uruguay e Paraguay, con la recente adesione del Venezuela) rimane il nucleo di riferimento principale sia per la determinazione delle tendenze politiche sia, soprattutto, in chiave di rilancio delle relazioni economiche con l’Unione europea, con riflessi anche per il nostro paese. Il negoziato Mercosud non è finora riuscito ad avere l’atteso salto di qualità (condizionato anche dal collegamento con il complesso negoziato in sede OMC). C’è forse bisogno di maggiore ambizione, anche da parte europea, su questo versante. L’Italia è pronta a impegnarsi in questa direzione, come è stato riaffermato in varie occasioni, da ultimo in occasione delle recenti consultazioni nell’ambito del Consiglio economico, finanziario e di cooperazione italo-brasiliano. In tale occasione è stata sottolineata l’importanza di entrambi i negoziati, nonché la loro interrelazione e, in quanto al negoziato UEMercosud, il Brasile auspica fortemente il superamento dell’attuale fase di stallo delle trattative e ritiene possibile superare i limiti delle prospettive espresse fino ad oggi, in cui ogni parte ha esclusivamente cercato di massimizzare i propri benefici. Per questo è stato presentato alla UE un documento che si propone di fare chiarezza, anche su tutti i punti più controversi, compreso quello della proprietà intellettuale.

Va ricordato il ritorno politico dell’accentuata azione di sostegno italiana in ambito comunitario, in particolare all’interno del negoziato UEMercosud, grazie alle minori diffidenze e restrizioni (a partire dal settore agricolo) di cui l’Italia è portatrice rispetto ad altri partner comunitari. L’Italia ha sempre svolto un ruolo attivo a favore del consolidamento della partnership strategica tra l’UE e i paesi dell’America Latina e dei Caraibi, stimolando, in particolare, i negoziati di associazione dell’UE con i vari raggruppamenti regionali (Mercosur, Comunità andina, America Centrale e CARIFORUM). L’Italia vuole essere protagonista in questo processo preparatorio verso il Vertice euro-latinoamericano che si terrà a Lima nel 2008, fornendo un contributo di proposte che includa settori nei quali possiamo utilizzare le nostre particolari esperienze, come è il caso delle PMI, e proporre specifici e innovativi strumenti di natura finanziaria che caratterizzino, in raccordo con le politiche comunitarie, l’apporto fattivo del nostro paese. L’obiettivo è quello di creare una rete di accordi (Mercosud, paesi andini, Centro America e Caraibi) che promuovano l’integrazione regionale in America Latina e allo stesso tempo l’integrazione dei mercati e delle società del subcontinente con il grande spazio economico europeo. In questo contesto un’attenzione particolare sarà dedicata al progetto di Comunità sudamericana delle nazioni. Ma c’è forse un’altra opportunità che un paese come l’Italia, membro del G8, potrebbe offrire ai propri partner latinoamericani, cominciando magari da quelli «italo-americani », cioè con rilevante presenza di comunità di origine italiana. Si potrebbero sperimentare contatti informali ma sistematici, che precedano le riunioni degli Otto, nelle quali scambiare opinioni che potrebbe essere utile conoscere. Infine, nella preoccupazione di assicurare un raccordo con le tante istanze multilaterali, sarà opportuno coordinarsi con i tedeschi, presidenti di turno dell’Unione europea.