Italianieuropei 4/2009

Introduzione


Agenda

L'Europa e la socialdemocrazia

Focus

Donne, politica e società


Editoriale
di Massimo D'Alema

La crisi attuale segna un profondo cambiamento d’epoca. Non si tratta soltanto di una crisi finanziaria, economica e ormai pesantemente sociale; si tratta di una crisi politica e culturale. Si chiude un ciclo caratterizzato da una globalizzazione senza regole, dal dominio dell’ideologia ultra liberale. Tramonta l’illusione dogmatica dell’infallibilità del mercato. Al centro del dibattito pubblico tornano idee fondamentali che sono proprie della tradizione socialista. La crisi attuale segna un profondo cambiamento d’epoca. 

il Sommario

l' Editoriale

Editoriale 4/2009

La crisi attuale segna un profondo cambiamento d’epoca. Non si tratta soltanto di una crisi finanziaria, economica e ormai pesantemente sociale; si tratta di una crisi politica e culturale. Si chiude un ciclo caratterizzato da una globalizzazione senza regole, dal dominio dell’ideologia ultra liberale. Tramonta l’illusione dogmatica dell’infallibilità del mercato. Al centro del dibattito pubblico tornano idee fondamentali che sono proprie della tradizione socialista.

gli Articoli

Agenda. L'Europa e la socialdemocrazia

Sul futuro delle socialdemocrazie europee

di Antonio Negri

Quali sono le ragioni della crisi in cui versano le socialde­mocrazie europee? La causa principale di queste difficoltà risiede probabilmente nella loro incapacità di proporre un programma politico adeguato alle trasformazioni che, ne­gli ultimi trent’anni, hanno riguardato le strutture produt­tive del capitalismo. Sebbene spesso lucide nella compren­sione delle trasformazioni che stavano alterando la natura del lavoro, le strutture dell’economia e il quadro geopoliti­co, le socialdemocrazie non hanno fatto seguire all’analisi azioni politiche e sociali adeguate.

Agenda. L'Europa e la socialdemocrazia

Considerazioni sul passato e il presente della socialdemocrazia europea

di Massimo L. Salvadori

L’offensiva delle forze neoconservatrici e neoliberiste gui­data dalla Thatcher e da Reagan al predominio socialdemocratico, che aveva caratterizzato il periodo compreso fra la fine della seconda guerra mondiale e gli anni Settanta, fon­data da un lato su alcuni rapidi cambiamenti delle struttu­re produttive e delle tecniche organizzative del lavoro e raf­forzata, dall’altro, da eventi epocali come il crollo dell’URSS e lo sviluppo economico di Cina e India, ha colto imprepa­rate le socialdemocrazie europee, messe in crisi dal profon­do cambiamento delle condizioni che ne avevano garanti­to l’ascesa e il consolidamento. Quali sono quindi, ora, le premesse per una possibile ripresa della socialdemocrazia?

Agenda. L'Europa e la socialdemocrazia

Una sinistra ancora in cerca di una nuova identità

di Marcello Flores

Negli anni successivi alla caduta del muro di Berlino e al crollo del comunismo, la sinistra ha cercato di costruirsi una nuova identità senza riuscire a sfuggire alla sua tradiziona­le dicotomia: massimalismo e verbalismo rivoluzionario da una parte, compromesso parlamentare dall’altra. E senza riuscire a rispondere all’interrogativo se il 1989 abbia san­zionato il fallimento di un’esperienza storica (quella del co­munismo) o non invece la vittoria del capitalismo e la scom­parsa dall’orizzonte storico di un suo possibile antagonista.

Agenda. L'Europa e la socialdemocrazia

Crisi dell'economia e declino della socialdemocrazia

di Giorgio Ruffolo

L’attuale crisi economica offre uno spunto di riflessione per analizzare un’altra crisi, quella delle socialdemocrazie eu­ropee, che è stata drammaticamente messa in evidenza dai risultati delle ultime elezioni, ma che ha le sue radici più in­dietro nel tempo e, in particolare, nell’incapacità dei parti­ti socialisti e socialdemocratici europei di intuire e sfrutta­re a proprio vantaggio la portata internazionalista del pro­cesso di globalizzazione. La “tempesta perfetta” economica offre un’imperdibile occasione per fornire risposte adegua­te e sviluppare un nuovo progetto politico.

Agenda. L'Europa e la socialdemocrazia

La crisi della socialdemocrazia

di Giuseppe Bedeschi

Alla fine dell’Ottocento Eduard Bernstein espresse una du­ra critica al marxismo e individuò alcuni tratti dello sviluppo capitalistico che ne avrebbero impedito il crollo predetto da Karl Marx. La socialdemocrazia, secondo Bernstein, avrebbe dovuto riadattare la sua strategia, per aiutare la classe ope­raia a migliorare la propria condizione economica, sociale e culturale. Nel corso del Novecento la socialdemocrazia eu­ropea ha ottenuto importanti risultati. Ma le ultime elezioni europee hanno evidenziato come essa versi in un profondo stato di crisi, dovuto ai radicali mutamenti avvenuti in seno alle società europee e nella classe operaia in particolare.

Agenda. L'Europa e la socialdemocrazia

La socialdemocrazia: perché perde, perché potrà vincere

di Paolo Borioni

In seguito alle sconfitte elettorali subite, sembra ora che le socialdemocrazie europee si stiano interrogando sulla ne­cessità di riformare il modello economico proprio del socia­lismo democratico. Senza un’azione in questo senso non potrà avvenire alcun recupero dei voti tradizionalmente o potenzialmente socialdemocratici persi negli ultimi anni.

Focus. Donne, politica e società

Donne senza "la" donna?

di Nicla Vassallo

«Non dobbiamo mai smettere di pensare: che ‘civiltà’ è que­sta in cui ci troviamo a vivere?». La domanda che Virginia Woolf solleva nel 1938 ci riguarda, dopo oltre settant’an­ni, per più di una ragione. Ciò che preme qui mostrare è che essa necessita (tra l’altro) di risposte filosofiche cogen­ti, quando affrontiamo i concetti di sesso e genere in una “civiltà” prodiga di prove d’inciviltà: smettere di pensare potrebbe tramutare una civiltà in un coacervo di patologica disumanità.

Focus. Donne, politica e società

La politica e l'universo femminile

di Laura Boella

L’universo femminile è spesso rinchiuso in stereotipi. Non è vero che “così fan tutte”, né in amore né in politica. C’è al contrario una gran varietà di atteggiamenti, di scelte e di pratiche corrispondenti. Da tempo l’attenzione viene giu­stamente diretta non solo a ciò che fanno realmente le don­ne nei luoghi canonici della politica, ma anche alle pratiche messe in atto dalle donne in zone adiacenti o apparente­mente estranee, nella vita quotidiana, nella scuola, nelle pro­fessioni, nella riflessione filosofica e nella scrittura poetica.

Focus. Donne, politica e società

Per un "pensare senza ringhiera": l'etica femminista

di Francesca Brezzi

Lasciando sullo sfondo l’ambivalenza e la problematicità dell’etica contemporanea, in questo contributo si affronta la riflessione femminista nella sua prismaticità, pertanto si analizza sia il filone della differenza sessuale sia la produ­zione statunitense che, contro la favola sostanzialista, pro­pone l’io nomade. Infine si affronta il tema etico-politico di una teoria critica della differenza, che deriva dal dibattito relativo alla pluralità (etnica, religiosa, culturale) presente nelle società attuali.

Focus. Donne, politica e società

Occupazione femminile, come accendere il motore

di Maurizio Ferrera

L’esperienza comparata mostra che il lavoro delle donne costituisce un volano di sviluppo: è dunque urgente attiva­re questo volano anche nel nostro paese. In Italia manca però una stabile “coalizione pro-donne”, capace di influire sui processi di formazione delle politiche pubbliche e sull’allocazione delle risorse di bilancio.

Focus. Donne, politica e società

Donne ai vertici in Italia e in Europa: evidenza, analisi e istituzioni

di Alessandra Casarico e Paola Profeta

Quali sono i limiti che le donne incontrano nella crescita professionale e nell’accesso ai vertici in Italia e in Europa? Quali potrebbero essere i vantaggi di creare maggiori spa­zi per l’accesso delle donne a posizioni chiave? E quali po­litiche potrebbero sostenere il passaggio ad un mondo in cui le capacità femminili possano essere maggiormente valorizzate? 

Focus. Donne, politica e società

Politiche di conciliazione in Europa: uno strumento importante ma insufficiente

di Chiara Saraceno

In Europa permangono forti differenze tra paesi nelle po­litiche di conciliazione. Ma anche le più generose tra que­ste misure non sono sufficienti a contrastare le disugua­glianze tra uomini e donne nelle diverse sfere di attività e potere. Per superare queste disuguaglianze occorrono si­stematiche iniziative di contrasto alla posizione monopolistica maschile.

Focus. Donne, politica e società

Colf e "badanti": una storia infinita?

di Raffaella Sarti

In Italia, per la cura degli anziani e della casa ha prevalso il “modello colf e badanti”. Mentre per decenni, nel Nove­cento, il personale domestico sembrava destinato a un ine­sorabile declino, l’offerta di lavoratori provenienti dall’este­ro ha contribuito a ribaltare la situazione. Oggi si assiste pertanto a uno stridente contrasto tra la retorica anti-im­migrazione di una parte delle forze di governo e l’interes­se (e la disponibilità) della popolazione ad aprire la propria casa a colf e “badanti” immigrate/i.

 

Internazionale. Russia

La guerra del gas. Una strategia per il rilancio delle relazioni energetiche russo-europee

di Konstantin Simonov

I rapporti tra la Russia e i paesi dell’Unione europea sono caratterizzati da una forte dipendenza ener­getica dell’Europa nei confronti di Mosca. La diffi­coltà di conciliare le politiche economiche globali con il crescente bisogno di attingere a nuovi cana­li di approvvigionamento energetico fa emergere l’illusoria prospettiva di una facile diversificazione delle fonti di energia da parte dei paesi europei.

Internazionale. Russia

Lo sviluppo economico della Russia: dal miracolo alla crisi

di Vladimir Mau

La sfida strategica che si pone di fronte alla Russia e al suo governo nella crisi attuale consiste nella crea­zione di condizioni per l’attuazione di riforme strut­turali fondamentali per frenare la dipendenza dalla domanda mondiale di combustibili, di materie prime e di prodotti a basso livello tecnologico. È possibile risolvere questo problema riducendo la subordina­zione della Russia dall’andamento dell’economia dei paesi più sviluppati. A questo scopo è necessario com­piere alcune significative riforme strutturali.

Il caso italiano. La riforma del bicameralismo

La riforma del bicameralismo: un nodo non più eludibile

di Nicola Lupo

La lacuna lasciata aperta, nel 2001, dalla riforma del Titolo V della Costituzione sull’adeguamento del Par­lamento alla riforma in senso federale va colmata al più presto. Il sistema delle Conferenze non è in gra­do di supplire all’assenza di una Camera delle auto­nomie e il bicameralismo perfetto appare incompa­tibile con una logica di tipo maggioritario. La cosid­detta bozza Violante, con qualche modifica, può costituire un buon punto di partenza.

 

Il caso italiano. La riforma del bicameralismo

Le premesse comparate e i profili strutturali della riforma del bicameralismo

di Raffaele Bifulco

È auspicabile una riforma del bicameralismo italiano? La risposta positiva è strettamente connessa al a funzione di bilanciamento che le seconde came­re riescono a svolgere allorché il sistema dei partiti tende ad assumere forme asimmetriche (presentan­do cioè la progressiva formazione di partiti regiona­li). Dopo aver mostrato i fattori di ordine costituzio­nale condizionanti il funzionamento delle seconde camere, si evidenzia che sul processo di riforma in­fluisce in maniera decisiva la questione, tutta italia­na, della rappresentanza, nella seconda Camera, de­gli enti locali.

Il caso italiano. La riforma del bicameralismo

Il nodo delle funzioni nella riforma del bicameralismo italiano

di Claudio Tucciarelli

La riforma del bicameralismo con la previsione di una Camera territoriale è ormai ineludibile. È però crucia­le determinare ruolo e funzioni di questa Camera, muovendo da un coerente e fattibile modello di par­tenza e considerando la capacità di adeguamento da parte del sistema politico. A tal fine occorrerà fare tesoro delle principali esperienze straniere e delle più recenti elaborazioni in ambito parlamentare.

Il caso italiano. La riforma del bicameralismo

Verso una nuova governance istituzionale

di Veronica Nicotra

Il modello delle relazioni interistituzionali non rie­sce a contenere e regolare la contrattazione politi­ca secondo un obiettivo che guardi ad una compo­sizione alta degli interessi. Il processo in atto che mira all’attuazione dei federalismi indica nuove for­me di governance, ma sussiste il pericolo, esiziale per il sistema che si intende realizzare, o di un ec­cesso di governance o di una governance con una doppia personalità. Intervenire in questa materia è oggi necessario; è però opportuno anche tenere presente che concertazione fra gli esecutivi e inne­sto nel Parlamento degli interessi delle istituzioni territoriali possono rappresentare due momenti complementari e non alternativi della vita politica e istituzionale.

Il caso italiano. La riforma del bicameralismo

Il sistema delle Conferenze: limiti ed esigenze di riforma

di Giuseppe Busia

Per combattere le spinte disgregatrici presenti nel dibattito politico e istituzionale occorre valorizzare i luoghi istituzionali nei quali le autonomie debbono confrontarsi reciprocamente per comporre i propri interessi al fine di manifestare una posizione comu­ne. Fra questi, un ruolo assolutamente preminente possono avere le Conferenze Stato-Regioni, Sta­to-Città e autonomie locali, e unificata, purché in­teressate da un vero processo di riforma che ne va­lorizzi il ruolo, adattandone la disciplina al mutato contesto successivo alla revisione del Titolo V della Costituzione e alle modifiche prodottesi nella forma di governo locale, regionale e statali.

Le idee

La "Caritas in veritate"

di Emma Fattorini

Nella sua terza enciclica, “Caritas in veritate”, Bene­detto XVI lancia un messaggio di forte continuità con la tradizione della dottrina sociale della Chiesa, inaugurata dalla “Rerum novarum” di Leone XIII nel 1891. Sviluppando il tema della necessaria integra­zione tra ricerca di giustizia e sviluppo integrale del-l’uomo e della donna − pur in un mutato contesto sociale globale − l’enciclica di papa Ratzinger si ri­chiama in particolare alla “Populorum progressio” di Paolo VI, interprete del messaggio del Concilio va­ticano II e fiducioso assertore della possibilità di un nuovo patto tra Chiesa e umanesimo solidale per il raggiungimento della piena giustizia sociale.

Le idee

L'expo al tempo della sfiducia nel futuro

di Carlo Freccero

L’ingenuo ottimismo positivista che ha caratterizza­to le prime esposizioni della seconda metà dell’Ot­tocento ha ceduto il passo ad un sentimento di sfi­ducia. L’expo non è più, quindi, sinonimo di progres­so, ma piuttosto di ricerca di un rimedio a quegli eccessi che il progresso ha imposto come effetti se­condari e di riflessione su un discorso complesso che non può esaurirsi nella semplice messa in mostra di una serie di oggetti. Per questi motivi l’idea stessa di expo ha bisogno di un profondo ripensamento.

Le idee

La politica e i rischi del futuro

di Daniel Innerarity

Come è possibile che i nuovi strumenti matematici non siano stati in grado di dare l’allarme sulla crisi economica che si stava avvicinando? La ragione, pro­babilmente, sta nel fatto che alle loro misurazioni viene attribuita un’esattezza di cui sono carenti.

Dizionario civile

Cittadinanza

di Stefano Rodotà
Si può uscire dalla gabbia della cit­tadinanza identitaria? Può la citta­dinanza essere un fattore di inclusio­ne? Cittadinanza è parola carica an­che di ambiguità, e comunque segnata da una eredità pesante. Nell’ultima fase si è cercato di andare oltre una cittadinanza tutta risolta nel legame di sangue o nella nascita in un luogo determinato, identificando in essa so­prattutto un patrimonio comune che appartiene a ciascun essere umano, «un crocevia di suggestioni variega­te e complesse che coinvolgono l’iden­tità politico-giuridica del soggetto, le modalità della sua partecipazione po­litica, l’intero corredo dei suoi diritti e dei suoi doveri» (così Pietro Costa nella sua “Storia della cittadinanza in Europa”).
Dizionario civile

Europei

di Marcello Verga
Il dato della partecipazione popola­re alle ultime elezioni per il Parla­mento europeo – un po’ meno del 43% – è in gran parte da attribuire al deficit di democrazia delle istituzioni comunitarie. L’Unione è, e a ragione, avvertita come una istanza di faticosi compromessi dei governi nazionali.