Italianieuropei 2/2008

il Sommario

l' Editoriale

Il PD di fronte alla sconfitta elettorale

Intervista a Massimo D’Alema 

gli Articoli

Agenda: La pubblica felicità

Della pubblica felicità, oggi

di Carlo Ossola
La “pubblica felicità” ha avuto sin dall’Ottocento molti alfieri che sostenevano un nesso fra benessere, educazione e lavoro. La promozione sociale attraverso il merito, il lavoro e il contributo al bene di tutti sono principi semplici ma che sembrano essere venuti meno. Oggi l’Italia ha un sistema scolastico fra i più scadenti dell’Unione europea e la mortalità sul luogo di lavoro ha raggiunto tassi preoccupanti. Ma soprattutto sembra che il ruolo dei “mediatori” dell’educazione e del diritto si sia esaurito per essere
rimpiazzato dalla “presa diretta”.
Agenda: La pubblica felicità

Se la democrazia ha ancora un compito

di Massimo Adinolfi
La crisi della democrazia come forma politica impone di ripensarne storia e categorie, così da individuare il terreno sul quale è ancora possibile assegnare credibilmente alla politica il compito di perseguire il fine della pubblica felicità. Il fatto che per un simile compito manchi una giustificazione formale-razionale non significa che si abbia torto nel perseguirlo.
Agenda: La pubblica felicità

L'economia di Pollicino. L'Italia nell'economia globale

di Luca De Benedictis
L’Italia, come Pollicino, ha smarrito la strada. Sebbene ricca, cresce meno delle altre economie industrializzate
e soffre di un allarmante problema di sperequazione del reddito e della produttività. Attribuirne la responsabilità alla sua anomala specializzazione produttiva è però fuorviante. Il problema riguarda piuttosto lo scarso grado di internazionalizzazione delle sue imprese, in qualsiasi settore esse operino.
Agenda: La pubblica felicità

Tre dualismi di un'Italia forte e debole. Identità per internazionalizzarsi

di Alberto Quadrio Curzio
L’Italia è dotata di molti punti di forza, tra i quali primeggia l’industria manifatturiera, che è una parte della nostra economia che riesce a generare surplus commerciali consistenti e quella più esposta alla concorrenza internazionale. Ma il modello di sviluppo dell’economia reale italiana, pur vitale e dinamico, è frenato a livello di sistema paese dai vincoli posti dall’amministrazione pubblica, dalle infrastrutture e da molti dualismi. Per assumere un netto profilo internazionale bisogna avere invece una nitida identità nazionale, che per l’Italia può essere solo quella di un liberalismo sociale in cui si combinino sussidiarietà, solidarietà e sviluppo.
Agenda: La pubblica felicità

Creatività e sviluppo in Italia

di Italianieuropei intervista Massimiliano Fuksas
Pochi giorni fa, lo studio Fuksas si è aggiudicato la gara per la realizzazione del nuovo terminal dell’aeroporto cinese di Shenzhen. Per prevalere sugli altri prestigiosi competitor, decisivo è stato l’apprezzamento per la qualità e la creatività del design del nostro paese, a riprova che il genio italiano è capace di vincere la sfida internazionale. Tradizione e visione del futuro si coniugano in un’idea di architettura che tenta di far assomigliare la nostra vita quotidiana a un modello astratto di perfezione in cui essere tutti un po’ più felici. Di questo abbiamo discusso con Massimiliano Fuksas.
Agenda: La pubblica felicità

Flessibilità, conciliazione e occupazione femminile

di Giovanna Altieri
L’articolo mette in luce le contraddizioni aperte dai processi di flessibilizzazione del lavoro dal punto di vista di genere. Le nuove opportunità occupazionali flessibili stanno, infatti, producendo tra le donne anche un aumento del rischio di marginalizzazione nel lavoro, in seguito alla crescita di una partecipazione lavorativa discontinua e precaria, caratterizzata da redditi parziali e secondari.
Agenda: La pubblica felicità

Obiettivi di welfare e compatibilità economica

di Claudio De Vincenti
Nei rapporti tra sistemi di welfare e vincoli di finanza pubblica c’è qualche speranza di costruire un nuovo equilibrio tra compatibilità economiche e obiettivi di welfare? Per provare a rispondere si deve considerare innanzitutto il depotenziamento che sta subendo la Strategia di Lisbona. Va valutata inoltre la necessità di accelerare al massimo il passaggio da uno Stato sociale prevalentemente risarcitorio ad uno più orientato in chiave promozionale. Infine, la costruzione di economie esterne estese e pervasive che rispondano a obiettivi di sviluppo civile e, proprio per questo, forniscano il supporto di capitale umano e di relazioni sociali necessario alla stessa competitività esterna.
Agenda: La pubblica felicità

Industrie culturali, intervento pubblico, e consumi culturali

di Rita Borioni
Le politiche pubbliche per la cultura nel nostro paese non hanno sufficientemente curato il nesso consequenziale esistente tra crescita dei consumi culturali e sviluppo delle industrie di settore. L’attuale crisi economica rischia di provocare la riduzione della spesa pubblica e dei consumatori per la cultura e di produrre una profonda crisi delle industrie e una situazione di recessione culturale nel paese.
Agenda: La pubblica felicità

La comunicazione nell'era digitale

di Barbara Salabè
Internet rappresenta il perno dell’era digitale. La promessa di trasparenza nell’informazione e nella comunicazione universale ha tuttavia subito una correzione di tendenza. A quindici anni dalla sua nascita il mercato dei media si distingue per un’elevata concentrazione di potere, mentre la comunicazione globale soffre di un eccesso di trasparenza.
Agenda: La pubblica felicità

Introduzione

di Redazione
Questo numero di Italianieuropei è stato chiuso in redazione il 18 aprile scorso, a pochi giorni da un risultato elettorale che ha stabilito la sconfitta del centrosinistra e del suo progetto di rinnovamento per il paese. Una sconfitta da cui siamo usciti scossi, turbati, col cuore in subbuglio; ma può essere un turbamento salutare nel chiarimento di se stessi e nella comprensione della realtà che abbiamo di fronte, se riusciremo a leggere con pazienza e umiltà quello che è accaduto e iniziare un nuovo percorso.

Focus: Laicità

Laicità, metodo comune di confronto

di Giuliano Amato

Nella discussione sulla laicità si può avere la sensazione che si tratti più di un contenitore che di un concetto dal contenuto definito. La sensazione è in effetti legittima e il rischio non solo di fraintendimenti, ma di non esplicitate divergenze, è quindi alto. Storicamente non sempre è stato così, ma molte cose sono cambiate negli ultimi decenni e ad esse dobbiamo le nuove letture della laicità da cui discende la poliedricità attuale della relativa nozione.

Focus: Laicità

Papato e Italia: una breve riflessione storica

di Antonio Menniti Ippolito

Il rapporto tra la Chiesa e l’Italia ha una storia e una valenza particolari, che lo rendono unico rispetto alle relazioni con gli altri paesi cattolici. Mettendo a confronto tre testimonianze risalenti ad epoche diverse, tale particolarità risulta evidente e fornisce una valida chiave di lettura per valutare lo stato attuale di questa complessa relazione.

Focus: Laicità

Elezioni politiche e "correntizzazione" dei cattolici

di Alberto Melloni

La campagna elettorale ha visto emergere ancora una volta la questione cattolica, declinata però in un’accezione parzialmente nuova. I rappresentanti cattolici inseriti in tutte le liste elettorali sono stati scelti, con poche eccezioni, per portare avanti e difendere i cosiddetti “valori non negoziabili”. Questo comportamento implica un limite della politica italiana e avrà probabilmente come conseguenza la “correntizzazione” dei cattolici, un risultato che per alcuni rappresenterà un successo, ma che potrà allo stesso tempo trasformarsi in un fattore di vulnerabilità per la Chiesa.

Focus: Laicità

Per una comune costituente antropologica

di Emma Fattorini

Una comune costituente antropologica: ecco la sfida che hanno di fronte i laici e i cattolici. Le nuove frontiere della scienza pongono interrogativi comuni che solo una ideologica radicalizzazione impedisce di vedere. Questo pone in termini diversi il concetto di laicità.

Focus: Laicità

Per una laicità senza complessi

di Stefano Levi Della Torre

La laicità cederà terreno agli integralismi e alle loro pretese di privilegio e di primato morale se si ridurrà a pragmatismo o a nostalgia delle identità ideologiche. Saprà invece riaffermarsi positivamente se riuscirà di nuovo a produrre narrazioni attuali del mondo, nelle quali possano riconoscersi collettivamente moltitudini ora frantumate dall’individualismo e dal corporativismo. In attesa di ciò la laicità rimane l’unica garanzia di una res publica pluralistica, di una convivenza democratica nelle società pluriculturali e plurireligiose.

Focus: Laicità

Laicità e ragionare scientifico

di Enrico Alleva e Daniela Santucci

Da qualche anno assistiamo ad una pugnace contrapposizione, poco utile tanto sul piano euristico generale quanto sul piano della strategia politica, tra pensatori laici (da qualcuno definiti laicisti, talvolta non senza qualche ragione), e un crescente numero di intellettuali, ma anche tecnici, che si contrappongono con tesi non di rado piuttosto robuste.

Focus: Laicità

Laici, laicità e laicismo

di Giuseppe De Rosa

È interessante soffermarsi sull’evoluzione della parola “laico” nella storia. La “laicità dello Stato” esige che esso sia autonomo rispetto alla religione e alla Chiesa, ma non estraneo. Ha il dovere di assicurare la piena libertà religiosa e di mettere i cittadini in condizione di praticare la propria religione e di diffonderla nel rispetto delle leggi.

Focus: Laicità

Fossili e angeli

di Anna Meldolesi

Il buonsenso suggerisce che il conflitto tra scienza e religione vada risolto con il dialogo e l’impegno reciproco a una rispettosa non interferenza. Ma il principio della non sovrapposizione dei magisteri appare claudicante di fronte alle sfide delle biotecnologie e delle neuroscienze.

Focus: Laicità

Politica, religione, laicità dello Stato. Luci e ombre del caso italiano

di Salvatore Prisco

Si vuole qui ripercorrere il rapporto tra politica e religione e il ruolo di quest’ultima nello spazio pubblico della democrazia pluralista rivisitato attraverso Gauchet, Habermas e Rawls, per affermare un’idea di laicità dello Stato come arbitrato neutrale tra i conflitti nascenti anche dalle differenze di fede. L’attuale ordinamento italiano è caratterizzato dal moltiplicarsi delle intese tra Stato e confessioni non cattoliche, istanze di una legge generale sulla libertà religiosa, creazione bipartisan – da parte dei governi – di organismi e documenti di principio per la consultazione permanente coi credenti di fedi diverse, avendo sullo sfondo un ruolo sociale molto attivo della Chiesa cattolica, resistenze laiciste, pulsioni anti-islamiche.

Comunicazione politica

Che ne è del politichese?

di Luca Serianni

Tre appaiono i tratti salienti dell’ultimo quindicennio: si è verificata una perdita della marcatezza ideologica, salvo settori residuali; il politico in quanto tale ha perso autorevolezza e cerca in ogni modo di evitare il “politichese”; formule e slogan non procedono più dai politici ma dai mass media (i giornali prima ancora che la televisione).

Comunicazione politica

Internet versus carta stampata

di Jean-Marie Colombani

Non è esatto dire che internet ha soppiantato la carta stampata nel campo dell’informazione. Se era questa l’idea che ha prevalso per un certo tempo, oggi può invece costituire uno degli elementi della sua rinascita. Semplicemente, la carta stampata ha bisogno di rinnovarsi e puntare sulla qualità per trarre vantaggio dalla rete.

Comunicazione politica

PD e PdL: il soggetto conta più della sceneggiatura?

di Gianni Cuperlo

Si può individuare, a meno di scelte di parte, un discorso politico che possa essere considerato il più importante della storia italiana? Partendo da questo interrogativo, si può avviare un’analisi dei toni e dei contenuti della campagna elettorale appena conclusa di PD e PdL. Se il PD ha puntato sulla scelta di andare da solo, su un programma curato e leggibile e sull’evidenziazione delle fratture culturali presenti nello schieramento avverso, la campagna elettorale del PdL si è caratterizzata per l’accentuazione dei segni di continuità tra il governo uscente e la proposta veltroniana, per una nuova svolta tremontiana e per una variazione nei toni e nei messaggi.

Comunicazione politica

Elezioni sotto traccia

di Marino Livolsi

In un’analisi della campagna elettorale appena conclusa non si può non considerare l’incidenza della mancata riforma della legge elettorale e quindi la presenza di liste bloccate. Inoltre, scarso spazio è stato riservato ai mezzi di comunicazione online e a quelli più tradizionali. Non si può comunque dimenticare che le ultime elezioni si sono presentate sotto il segno di una grande novità: al posto di numerose e non sempre troppo ben assortite coalizioni, la competizione si è avuta questa volta tra due schieramenti più omogenei, con la conseguente esaltazione del ruolo dei due leader che li rappresentano.

Comunicazione politica

La comunicazione politica oggi, tra retorica e provocazione

di Giovanni Sasso

Cosa passa, oltre a svariate centinaia di chilometri di mare, tra il comunicato di un deputato italiano e il video rap di Obama? E, più in generale, dove va la comunicazione politica oggi? Il video di Obama centra in pieno il primo degli obiettivi cardine di una comunicazione moderna (politica e non): quello di emergere. O, se si vuole, di provocare, dunque di suscitare una reazione. L’evoluzione che i meccanismi della comunicazione hanno subito negli ultimi dieci anni non trova nessun paragone possibile con il passato, e i nostri sistemi di percezione e di apprendimento hanno provato a difendersi dall’enorme aumento di informazioni a disposizione sperimentando nuovi criteri di selezione.

Versus: Democrazia industriale

Tra sviluppo sostenibile e responsabilità sociale di impresa

di Nicoletta Rocchi

La partecipazione dei lavoratori dipendenti alla gestione dell’azienda e in modo particolare ai processi decisionali deve essere considerata alla luce dei profondi mutamenti che sono avvenuti nel sistema economico italiano come conseguenza del processo di globalizzazione. Oggi la partecipazione alle decisioni può contribuire non solo alla tutela del lavoro, ma anche alla sostenibilità stessa dell’azienda e allo sviluppo nella società intera di una maggiore solidarietà. La progressiva estensione della democrazia economica e industriale non deve dunque essere interpretata come una limitazione, in quanto essa può essere al contrario condizione di sviluppo.

Versus: Democrazia industriale

The business of business is business

di Alessandro De Nicola

L’impresa può essere considerata come un fascio di contratti, una serie di accordi tra i soggetti che vi partecipano. E il diritto societario, nel regolare tali contratti, ha il fine di minimizzare i costi di transazione e massimizzare l’efficienza. In tale contesto, caratterizzato inoltre dalla separazione tra la gestione dell’impresa affidata ai manager e la proprietà – conseguenza della crescente specializzazione necessaria per guidare le grandi imprese – si inserisce una riflessione sulla democrazia industriale e sul concetto di responsabilità sociale di impresa.

Archivi del riformismo

Giorgio Amendola e il caso FIAT

di Roberto Gualtieri

Un commento al testo celeberrimo, apparso su “Rinascita” il 9 novembre 1979, che fece scalpore, in cui Giorgio Amendola denuncia gli errori e le debolezze della CGIL e del suo partito nei confronti della violenza politica nelle fabbriche e del terrorismo. Con inoltre una severa analisi della sconfitta subita dal PCI negli anni Settanta ricostruendone le matrici politiche e culturali.

I libri di Italianieuropei

Andrea Graziosi, L'URSS di Lenin e Stalin. Storia dell'Unione Sovietica, 1914-1945

di Elena Dundovich

Chiunque desideri oggi avvicinarsi alla complessa quanto affascinante storia del mondo sovietico non potrà prescindere dalla lettura del poderoso lavoro di Andrea Graziosi di cui la casa editrice Il Mulino ha pubblicato il primo volume, relativo al periodo 1914-45. Il libro è frutto di un amplissimo lavoro di lettura delle fonti pubblicate prima e dopo l’apertura degli archivi ex sovietici, avvenuta dopo il crollo dell’URSS nel dicembre del 1991, in lingua russa e non, e offre quindi il primo tentativo, molto ben riuscito, di offrire una sistematizzazione comparata di quanto pubblicato prima e dopo l’accesso diretto alla documentazione di epoca sovietica, tenendo ben presenti le talvolta forti novità interpretative che proprio quell’accesso ha consentito agli studiosi della storia politica, economica, sociale, internazionale dell’URSS.