Il lavoro è un crocevia fondamentale del mondo contemporaneo. I paesi come il nostro, quelli cioè che fecero l’impresa e che quindi conobbero tutte le fasi dello sviluppo industriale, escono da un’epoca che è durata oltre un secolo e che sul lavoro ha costruito identità politiche e sindacali, assetti istituzionali e nuovi diritti da cui sono state addirittura plasmate le forme di governo e di regime del secolo stesso; il che significa le vite di milioni di persone. Gino Giugni scrisse anni fa che la società industriale si era organizzata attorno a due invenzioni istituzionali: la società per azioni e il contratto di lavoro. [continua]
La proposta contenuta nel disegno di legge 1481/09 mira a superare l’attuale forma duale che ha assunto il mercato del lavoro in Italia, coniugando la flessibilità di cui le imprese hanno bisogno con una nuova forma di protezione della stabilità del lavoro e del reddito dei lavoratori, evitando che si allarghi l’area del lavoro precario.
Una riforma organica del mercato del lavoro dovrebbe comporsi di tre pilastri: un salario minimo nazionale, un contratto unico a tutele progressive e un sussidio unico di disoccupazione. In questa sede ci concentreremo sul contratto unico, la proposta che forse più delle altre ha suscitato dibattito. Si ripercorrerà innanzitutto il cammino delle riforme del mercato del lavoro, per poi elencarne i problemi attuali, derivanti da un processo di revisione largamente incompleto. Si illustrerà, quindi, il contratto unico a tempo indeterminato e, infine, si cercherà di rispondere alle molte obiezioni e richieste di chiarimento legate alla nostra proposta.