Questo numero dei Quaderni di Italianieuropei si propone di raccogliere un ampio spettro di riflessioni, ispirate dalla necessità di costruire una nuova generazione di politiche per l’innovazione, più coerente con la situazione reale dell’industria italiana, con le opportunità che il paese potrà ragionevolmente cogliere nel prossimo decennio e, soprattutto, con un quadro realistico delle risorse disponibili. Questo numero dei Quaderni di Italianieuropei si propone di raccogliere un ampio spettro di riflessioni, ispirate dalla necessità di costruire una nuova generazione di politiche per l’innovazione, più coerente con la situazione reale dell’industria italiana, con le opportunità che il paese potrà ragionevolmente cogliere nel prossimo decennio. | continua
Questo numero dei Quaderni di Italianieuropei si propone di raccogliere un ampio spettro di riflessioni, ispirate dalla necessità di costruire una nuova generazione di politiche per l’innovazione, più coerente con la situazione reale dell’industria italiana, con le opportunità che il paese potrà ragionevolmente cogliere nel prossimo decennio e, soprattutto, con un quadro realistico delle risorse disponibili.
La situazione delle finanze pubbliche e il momento di crisi rendono difficoltoso l’ammodernamento del nostro sistema-paese, ma questo non deve tradursi in immobilismo o incapacità di scegliere. È questo uno dei passaggi chiave del pensiero di Federica Guidi in merito alle politiche dell’innovazione di cui il paese ha profondo bisogno. Se l’Italia vuole mantenere il suo ruolo di protagonista nel mondo che uscirà dalla crisi, è necessario che la politica e le industrie collaborino nello stimolare la ricerca e lo sviluppo.
La riflessione sull’innovazione nella pubblica amministrazione prende le mosse da una serie di mutamenti importanti: tra questi, ricopre una importanza particolare il fenomeno che è definito come “contrattualizzazione dell’azione amministrativa” e che ha portato all’affermarsi di una concezione bilaterale, in luogo della tradizionale unilateralità, nei rapporti, ad esempio, tra Stato e dipendenti pubblici. Il dibattito sulle conseguenze di tali mutamenti è ancora in corso e ha dato adito a interpretazioni divergenti.
Il modello di specializzazione dell’industria italiana è notoriamente orientato su settori definiti tradizionali e a tecnologia media e medio-bassa. È un modello eccentrico rispetto a quello degli altri paesi più avanzati, ma che non ha impedito, negli ultimi anni, una sostanziale tenuta del nostro sistema manifatturiero, smentendo profezie di declino. Una tenuta garantita – oltre che da costi del lavoro contenuti rispetto agli altri paesi industriali – anche e soprattutto da forti innovazioni nelle tecnologie e dalla qualità dei prodotti, che si riflettono nella crescita dei valori medi unitari delle produzioni nazionali.
Le politiche per l’innovazione sono costantemente al centro di molti dibattiti. Il più delle volte, soprattutto in Italia, tale attenzione è stata più retorica che effettiva. In queste pagine si vuole mostrare come l’importanza di questi aspetti non sia mutata anche a seguito della crisi ancora in atto, ma che è quanto mai opportuno concentrare l’attenzione non tanto su politiche specifiche a sostegno dell’innovazione, quanto su interventi di riforma economica più generali in grado di modificare strutturalmente le condizioni fondamentali per un effettivo sviluppo delle opportunità di innovazione nella società italiana.
L’analisi degli indicatori di capacità tecnologica consente di identificare il posizionamento del sistema innovativo italiano nella competizione tecnologica internazionale. L’Italia mostra ritardi significativi rispetto ai principali paesi europei, specie per quanto riguarda gli investimenti in ricerca, la disponibilità di risorse umane e l’abilità nel generare innovazioni brevettate. Tuttavia, nonostante il limitato numero di ricercatori e il sottofinanziamento del settore universitario, i dati sulla produzione scientifica rivelano una sostanziale tenuta del sistema italiano della ricerca, che appare caratterizzato da un buon livello di produttività scientifica.
L’innovazione, tradizionalmente intesa come processo lineare di progresso tecnologico, è in realtà interessata da una continua evoluzione che ne fa l’espressione di processi complessi e interattivi, che sempre più spesso vedono la collaborazione tra attori diversi. Ciò comporta la necessità di un nuovo approccio, sistemico, che si concretizzi in politiche nuove per l’innovazione. Un recente tentativo in questa direzione è rappresentato dalle linee guida promosse dall’OCSE, con l’obiettivo di sostenere le attività innovative e di valorizzarne il ruolo come motore della crescita.