Il neoborbonico come capro espiatorio

Di Onofrio Romano Martedì 19 Dicembre 2017 17:05 Stampa

A dispetto della sua fortuna giornalistica e dei colpi di teatro messi a segno da singoli personaggi e consessi politici a corto d’idee, la teoria neoborbonica non fa breccia tra i componenti della classe dirigente meridionale. La ragione per la quale risulta assente è che essa è del tutto afasica. Non dice niente né sul piano descrittivo né soprattutto sul piano normativo. O meglio, non dice nulla di “inaudito”, il suo discorso è totalmente fagocitato, integrato nella vanvera corrente sullo sviluppo del Sud. Possiamo dunque stare tranquilli? Certo che no. Ma le ragioni per non stare tranquilli non sono quelle denunciate dai protagonisti delle pur meritorie campagne anti-neoborboniche. I motivi d’inquietudine vanno ricercati altrove. E, per farlo, la domanda giusta da porsi è: perché ci sentiamo minacciati da un pensiero così minoritario, inconsistente e conformista?

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