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Diario del Sessantotto di periferia

Il diario del Sessantotto di una città di periferia del Sud racconta con ironia i Sessantotto minori, che sono stati tanti e hanno cambiato le vite di molti dei protagonisti e delle loro città: centinaia e poi migliaia di giovani che venivano da tutto il Mezzogiorno. Abbondavano calabresi, molisani, lucani oltre ai figli dei nuovi borghesi dei centri agricoli della Puglia che speravano nel salto sociale della prole. Ecco come alcuni ragazzi di periferia entrarono nel mondo.

I vecchi che capirono

Il Sessantotto in Italia passerà come un ciclone, buttando all’aria vecchie certezze e consumate verità. Sia la DC che il PCI, in modi del tutto diversi, furono colti di sorpresa da questa potente onda d’urto. Un mondo nuovo si affacciava e andava accolto, ma solo alcuni uomini lucidi e lungimiranti furono in grado di guardare in faccia la novità che si presentava.

Gli entusiasti, i critici, gli indifferenti

Formidabile quell’anno. Macché, fu una pagliacciata. Non è vero: cambiò tutto. Figuriamoci: mutò solo il costume degli italiani. E poi era cominciato prima. Le conseguenze? Nefaste. Ma nemmeno per idea, dobbiamo ringraziare i protagonisti di quell’epoca. Tante opinioni, spesso in conflitto. Sì, il Sessantotto, come si usa dire ora, è “divisivo”. Come tutte le svolte, più o meno importanti che siano. Cerchiamo di capire meglio quell’anno così centrale nella storia dell’Italia repubblicana e del “secolo breve”. Lo facciamo a cinquant’anni di distanza con alcuni, magari loro malgrado, protagonisti: il giornalista, il critico della letteratura, lo storico, il politico puro.

Il Sessantotto è cattolico

A dispetto di una pubblicistica e di una ricerca storica orientate a trovare nei movimenti di sinistra le ragioni iniziali della contestazione studentesca, in realtà il Sessantotto è nato cattolico. Cattolici furono i primi leader del “movimento” e cattolica fu la prima università occupata. Vennero occupate le chiese e perfino le cattedrali. “Dio è morto”, la straordinaria canzone di Francesco Guccini, fu cantata nelle parrocchie di periferia e in quelle dei centri storici. Nelle piazze, e non solo nelle chiese, i cattolici si fecero sentire, forti di un’idea, di una filosofia volta a costruire progetti e domande di futuro. Con il Concilio Vaticano II la Chiesa anticipò di tre anni la rivoluzione del 1968 e si mise in discussione.

Tutto nasce nella scuola

Sulla scuola e sull’università, negli ultimi cinquanta anni, si è giocata un’enorme partita ideologica, che ha a che fare con le egemonie culturali e gli interessi della formazione dei gruppi dirigenti. Progressivamente, la scuola pubblica è diventata il luogo dove le diseguaglianze sociali non vengono ricomposte ma moltiplicate. In un paese dove aumentano le diseguaglianze, la scuola dovrebbe invece essere uno degli strumenti per limitarle. La sottrazione delle risorse e le politiche adottate che hanno cambiato in peggio la scuola e l’università hanno determinato, nei fatti, una sorta di alfabeto dell’esclusione dei molti, a vantaggio dei pochi. Allora come deve essere costruita l’infrastruttura scuola del XXI secolo?

Sessantotto: il fratello grande

Volontà di protagonismo giovanile, dimensione globale del fenomeno, ruolo dei mass media nella diffusione delle immagini e ragioni della protesta, innovazione concernente i diritti e l’ecologia: quale eredità politica è oggi rintracciabile nei movimenti del Sessantotto? Come possiamo valutare il loro impatto sulla società odierna?