David Bidussa

David Bidussa

scrittore e giornalista.

Come discutere la Resistenza

Su “The Washington Post” lo scorso 20 febbraio è comparso un lungo editoriale nel quale si sottolineava come in Europa il revisionismo storico stia assumendo le vesti della svalorizzazione della lotta al fascismo. Lo stesso giorno in Italia, il “Corriere della Sera” ha pubblicato un’intervista a Giampaolo Pansa, in cui quest’ultimo affermava, smentendo se stesso, che la storia della Resistenza, così come ci è stata raccontata, è un falso.

È interessante il doppio passaggio: nel primo caso il tema è la rivendicazione della dignità della storia di chi ha perso; nel secondo caso l’affermazione di chi sarebbe legittimato a raccontare il passato, in conseguenza di appartenere, avrebbe detto Prezzolini, alla “società degli apoti”, quelli che non la bevono e che per questo sono inequivocabilmente non solo nel giusto, ma soprattutto nel vero.

Gli antimoderni

«Essere davvero antimoderni oggi – conclude Compagnon alla fine del suo lungo viaggio nelle parole, nelle idiosincrasie e nelle culture degli antimoderni tra Rivoluzione francese e Sessantotto – significa battersi a testa rovesciata, mostrarsi refrattari alla doxa antimoderna eretta sempre più a pensiero unico, e difendere i valori dei Lumi, le libertà moderne, l’umanesimo civile, la ragione pratica, la modernità democratica, lo Stato di diritto. Non è il momento di scherzare con questi ideali in tempi di fondamentalismi crescenti in ogni sponda. Bisogna essere ben ingenui per credere che la minaccia venga oggi dal modernismo e che a dover essere temuti, oggi, all’inizio del XXI secolo, siano i trionfi del moderno, e non i nuovi tipi di arcaismo. E se la questione è sempre quella di mostrarsi indocili, perché la letteratura è proprio questo – essere all’opposizione –, è venuto il momento di esaltare i Lumi, e non di fare gli schizzinosi».

A proposito di "Europa cristiana"

L’espressione “Europa cristiana” non rinvia ad una dimensione religiosa o confessionale degli abitanti del continente. Piuttosto allude ad un progetto e rimanda ad un bisogno politico per comprendere il quale è necessario interrogarsi sulle diverse forme di identità a cui l’Europa può richiamarsi: identità spaziale, culturale e giuridica.

Saragat e la legittimità socialista

Intorno alla figura di Giuseppe Saragat (1898-1988) è mancata a lungo una riflessione organica. La monografia che Federico Fornaro ha dedicato a Giuseppe Saragat, riempie decisamente un vuoto e permette che del leader socialista si abbia una ricostruzione d’insieme non solo delle sue vicende politiche, ma anche – e forse soprattutto – del profilo politico-culturale che ne ha caratterizzato la riflessione pubblica per almeno un sessantennio.

 

Israele. La crisi di una democrazia etnica

La disamina della realtà israeliana viene spesso risolta nell’analisi interna alla regione mediorientale. La convinzione è che la crisi d’Israele sarà superabile quando i malesseri di gruppo troveranno una loro soluzione territoriale e spaziale in modo da conseguire una definitiva pacificazione dell’area. Ciò a cui stiamo assistendo da quindici mesi richiede una soluzione di questo tipo. Ma questo sarà solo l’epilogo (se pacificato e concordato). L’origine della crisi è altrove, ha una natura radicale e riguarda egualmente entrambi gli attori presenti: sia gli israeliani, sia i palestinesi.

 

Storici come baby-sitter? A proposito di Georges Lefebvre e dell'uso pubblico della storia

I due passi che qui si riproducono sono tratti dalle parti finali del volume Quatre-vingt-neuf che Georges Lefebvre scrive in occasione del 150° anniversario della Rivoluzione francese nel 1939. Il motivo per cui vale la pena rileggerli è che essi costituiscono un esempio canonico di uso pubblico della storia senza scadere all’interno di una comunicazione propagandistica. L’Ottantanove è un libro che nasce con dei connotati precisi. È un testo pensato per il grande pubblico, e infatti è un testo senza note e con nessuna indicazione bibliografica.