Il Mezzogiorno sta vivendo una crisi economica e sociale profonda. Investimenti in infrastrutture materiali e immateriali, lotta alla criminalità organizzata, rilancio della politica industriale per l’area, promozione della cultura, dell'agricoltura e del turismo come motori di sviluppo sono solo alcuni degli interventi necessari per la valorizzazione delle potenzialità dell’area, oggi ampiamente sottoutilizzate.
Alla vigilia del 150° anniversario dell’Unità d’Italia bisogna, purtroppo, prendere atto che il gap di sviluppo fra Nord e Sud Italia non solo non è stato colmato, ma al contrario, anche a causa della crisi economica, si sta nuovamente allargando. Nel 2009, infatti, secondo le valutazioni Svimez, il PIL del Mezzogiorno si è ridotto del 4,5%, registrando per l’ottavo anno di seguito – cosa che non era mai successa dal dopoguerra ad oggi – una crescita inferiore a quella del Centro-Nord. Se l’Italia nel suo complesso è in una fase di difficoltà, il Sud del paese è in crisi profonda, e i problemi del sistema economico non aiutano certo a migliorare le già difficili condizioni in cui versa gran parte della popolazione dell’area: il 47% delle famiglie meridionali vive con un solo reddito; il 14% di queste sopravvive con meno di 1.000 euro al mese e il 3% con meno di 500 euro. Sono dati impressionanti! Il risultato è che quasi un meridionale su 3 (in valori assoluti parliamo di circa 7 milioni di persone) è a rischio povertà; il 25% delle famiglie ha difficoltà ad arrivare a fine mese ed è costretto a rinunciare anche a servizi essenziali e beni di prima necessità (alimentari, riscaldamento, spese mediche).
L’urgenza di attuare una politica di sviluppo per il Mezzogiorno non è dettata, però, solo dal dovere di non abbandonare a se stessi quanti sono più in difficoltà, ma anche dal ruolo strategico che la valorizzazione delle potenzialità dell’area, oggi ampiamente sottoutilizzate, può avere per il futuro dell’intero paese.
Per far questo è necessario:
- invertire la tendenza al ridimensionamento dalla politica industriale per il Sud verificatasi negli ultimi anni, in particolare per quanto riguarda la politica di incentivazione regionale, ormai praticamente ridotta a zero; riqualificare il modello di specializzazione produttiva dell’industria meridionale attraverso il sostegno all’innovazione e alla ricerca e puntando, nel rispetto dell’integrità dei territori, sui settori più all’avanguardia della green economy; potenziare l’accesso al credito delle aziende; favorire la formazione di reti di imprese per aumentarne le dimensioni medie; promuovere l’integrazione delle imprese del Sud Italia nel sistema economico globale;
- rilanciare e rendere più efficace la politica regionale di sviluppo, sia nazionale che comunitaria, attraverso un programma di investimenti, infrastrutturali e non solo, da attuare unitamente a misure che impediscano la dispersione delle risorse e contrastino gli elementi di inefficienza nelle fasi di ideazione, progettazione e realizzazione degli interventi;
- realizzare un grande piano di investimenti in infrastrutture dei trasporti che svolga non solo un ruolo strategico di collegamento del Sud Italia con l’Europa e i paesi del Mediterraneo, valorizzandone così il ruolo di cerniera per gli scambi commerciali fra le due aree, ma anche di mobilitazione delle risorse economiche ed umane del territorio;
- colmare le carenze istituzionali che ostacolano il processo di sviluppo nel Mezzogiorno, attraverso il miglioramento della qualità dei beni e servizi pubblici essenziali (giustizia, sanità, istruzione, trasporti, servizi locali);
- promuovere politiche attive per il lavoro che favoriscano l’occupazione, in particolare quella giovanile e femminile, ampiamente penalizzate nelle regioni meridionali. Ciò permetterebbe non solo di ridurre il rischio povertà per molte famiglie meridionali, ma anche di mettere a frutto le risorse, in particolare il capitale umano delle nuove generazioni, presenti sul territorio del Mezzogiorno e che sono oggi costrette ad emigrare in cerca di possibilità di crescita e valorizzazione;
- potenziare la lotta alla criminalità organizzata. Ogni concreta politica di sviluppo è infatti destinata al fallimento se non accompagnata da un’azione incisiva di contrasto alla sempre più pervasiva e tentacolare infiltrazione della criminalità organizzata nel tessuto economico, sociale e civile del Mezzogiorno;
- investire nella cultura e nel turismo come motori di sviluppo del Mezzogiorno. Molte esperienze dimostrano che questa scelta può creare posti di lavoro e consentire al Mezzogiorno di valorizzare le sue risorse principali: le persone e il territorio. Per fare questo è necessario “fare sistema”: la nascita di tavoli di programmazione in cui coinvolgere la politica, l’università, la scuola, l’impresa, le tante iniziative nate quasi spontaneamente da parte di giovani, potrà creare ricchezza e occupazione e, soprattutto, ridare fiducia e speranza alle donne e agli uomini meridionali che vogliono credere in un progetto di rilancio della propria terra;
- recuperare e valorizzare la vocazione agricola del Mezzogiorno attraverso interventi a tutela delle colture e dei metodi di coltivazione e allevamento tradizionali e dei prodotti di qualità dell’agroindustria locale.
Documenti:
Quadro Strategico Nazionale 2007-2013
Ci stiamo impegnando per il Sud
Interventi:
Il Mezzogiorno tra Europa e Mediterraneo di Gianni Pittella | Dal n. 1/2009 di Italianieuropei
Una questione dei meridionali? di Gianfranco Viesti | Dal n. 1/2009 di Italianieuropei
Rendere conveniente la legalità nel Mezzogiorno di Anna Finocchiaro | Dal n. 1/2009 di Italianieuropei