Italianieuropei 1/2024
Italianieuropei 1/2024

In questo numero

Dove va l'Europa? | L'approssimarsi del voto per il rinnovo del Parlamento europeo impone una riflessione sulle proposte su cui i partiti e le famiglie politiche europee si confronteranno e, soprattutto, sul modello di Europa che intendono costruire alla luce dei cambiamenti sopraggiunti degli ultimi anni e che riguardano sia gli scenari globali sia quelli interni al continente.

Riannodare i fili dell'opposizione | A quasi un anno e mezzo dal voto che ha portato alla formazione del governo Meloni, le forze politiche d'opposizione non hanno ancora trovato quella sintonia che non solo potrebbe contribuire nell'immediato a contrastare l'azione dell'esecutivo ma che, nel lungo periodo, è indispensabile per costruire una piattaforma alternativa a quella della destra.

il Sommario

gli Articoli

Agenda. Dove va l'Europa?

Sociale, verde, giusta: l’Europa che vogliamo

di Romano Prodi

Non è presto per riflettere sull’Europa perché l’Europa riguarda tutti noi e tutti i programmi futuri. È la nostra sfida. Completare l’Europa e realizzare un’Europa federale è la sfida di noi riformisti, altrimenti non abbiamo futuro. Soprattutto un’Europa che sia unita, forte, grande e che torni a essere rilevante nel mondo. La tristezza maggiore che ho provato, da quando sono uscito dalla politica e insegnando negli Stati Uniti e in Cina, è stato constatare come il grandissimo interesse mostrato dai ragazzi nei primi tempi verso l’Europa si sia via via affievolito a causa dell’irrilevanza progressiva che l’Europa ha avuto nel mondo di fronte ai giganti Stati Uniti e Cina.

Agenda. Dove va l'Europa?

Un vero bilancio, una fiscalità e un Tesoro europei: condizioni necessarie per il futuro della UE

di Aurore Lalucq

Il 2024 sarà un anno cruciale. Mentre si sono ricostituite le logiche dei blocchi, rafforzando ulteriormente le tensioni geopolitiche, l’anno 2024 vedrà svolgersi due elezioni che potrebbero redistribuire le carte del gioco del potere mondiale. Negli Stati Uniti, lo spettro del ritorno di Donald Trump aleggia sulle elezioni di fine anno, con tutti i rischi e i cambiamenti che comporterebbe per la democrazia americana, le sue istituzioni e l’Europa. Le recenti dichiarazioni del candidato Trump lasciano temere un abbandono del popolo ucraino e dell’Europa alle ambizioni bellicose della Russia.

Agenda. Dove va l'Europa?

La promessa di BLED 2030: l’allargamento fra realtà e sogno

di Tanja Fajon

L’anno scorso, a fine agosto, il presidente del Consiglio europeo Charles Michel salì sul palco del Bled Strategic Forum e pronunciò le parole che da allora sono conosciute come il Bled Pledge (la promessa di Bled): semplicemente disse che l’UE doveva essere pronta ad accogliere nuovi Stati membri entro il 2030. Il messaggio si diffuse come un lampo nei paesi della regione, ridando speranza ai cittadini dopo venti anni di promesse disattese e sforzi deludenti da entrambe le parti per rispettare le conclusioni di Salonicco del 2003. Il Pledge fu accolto con molta più prudenza dalle élite politiche negli Stati membri, che sono per definizione più riservate quando si tratta di fissare date chiare per decisioni strategiche importanti per il futuro dell’Europa.

Agenda. Dove va l'Europa?

La proiezione internazionale della UE: limiti e sfide

di Ferdinando Nelli Feroci

Le numerose crisi di questi ultimi anni hanno fatto crescere la UE e la sua capacità di reazione a shock esterni, ma hanno anche sollecitato un maggiore ruolo internazionale dell’Unione e una maggiore capacità di protagonismo della UE sulla scena mondiale. Nei fatti però i risultati raggiunti nel campo della politica estera continuano a essere complessivamente percepiti come inadeguati e non all’altezza delle aspettative.

Agenda. Dove va l'Europa?

Il nuovo contesto globale impone cambiamenti profondi all’Europa e alla sua economia

di Paolo Guerrieri

Una fondamentale sfida per l’Unione europea nei prossimi anni sarà ridefinire la propria presenza nel nuovo contesto economico globale. Che è profondamente mutato e attraversa una fase del tutto nuova. Guardando alle tendenze in corso, va ricordata innanzitutto la riconfigurazione della globalizzazione, in termini di un rallentamento e di una mutata composizione del commercio mondiale, con più servizi e relativamente meno prodotti industriali scambiati. A conferma di una interdipendenza che per ora non appare essersi fermata ma si sta ridisegnando.

Agenda. Dove va l'Europa?

La governance economica europea: un pendolo tornato alla posizione di partenza

di Ronny Mazzocchi

La legislatura europea che si avvia alla conclusione passerà probabilmente alla storia come quella in cui la gestione delle emergenze ha finito per prendere il sopravvento su molte delle priorità politiche che si erano inizialmente individuate. L’esplosione improvvisa della pandemia di COVID e poi la guerra in Ucraina hanno costretto le istituzioni comunitarie a fronteggiare sfide inimmaginabili, mostrando però una straordinaria capacità di reazione e una inaspettata volontà politica che hanno finito per mettere in discussione vecchi tabù e incrinare antichi veti.

Agenda. Dove va l'Europa?

I sistemi di welfare europei fra nuovi e vecchi rischi sociali

di Maria Cecilia Guerra

Storicamente i sistemi di welfare nascono e si sviluppano per soddisfare i bisogni fondamentali delle persone e contrastare i rischi sociali che ne mettono in discussione il benessere. I rischi a cui le persone sono esposte, così come la valutazione del loro benessere e in definitiva di cosa debba essere considerato il loro diritto di cittadinanza, non sono però immutabili, variano in funzione del contesto economico, sociale, culturale, politico e religioso in cui ci si trova. Per queste ragioni, pur a fronte di tendenze comuni, i sistemi di welfare state dei diversi paesi europei faticano a convergere verso un unico modello.

Agenda. Dove va l'Europa?

Back to the future. Venticinque anni dopo, rilanciare il progetto di UE come spazio di libertà, sicurezza e giustizia

di Emilio De Capitani

Venticinque anni fa l’Unione europea si diede, con il Trattato di Amsterdam e con le conclusioni del Consiglio europeo di Tampere del 1999, l’obiettivo di svilupparsi e trasformarsi in uno Spazio di libertà sicurezza e giustizia (SLSG) per i propri cittadini. “Vasto programma”, avrebbe detto il generale De Gaulle, sempre scettico a fronte di progetti che riteneva utopistici e, con il senno di poi, si sarebbe forse tentati di dargli ragione. Oltretutto, la portata delle misure da adottare per raggiungere un tale obiettivo rimane ancora oggi tutt’altro che chiara.

Focus. Riannodare i fili dell'opposizione

Guardare al mondo con occhi mai indossati prima

di Fabrizio Barca e Andrea Morniroli

Riprendere il cammino interrotto della giustizia sociale e coniugarlo con la giustizia ambientale o ecologica. Un imperativo di fronte al precipitare delle cose. Per farlo servono: il coraggio di credere e comunicare valori e visione mobilitanti di un modo migliore e più giusto di vivere; la capacità di indicare e praticare le proposte radicali che, con un rinnovato metodo democratico, consentano di cambiare rotta e muovere verso questa visione. Se ascoltiamo e siamo capaci di capire angosce e incertezze di tutte e tutti noi di fronte al turbinio delle trasformazioni climatiche, tecnologiche e geopolitiche e la rabbia di chi sta male e non può neppure vedere un futuro differente e migliore, se ci scrolliamo di dosso il cinismo individualista in cui il neoliberismo ci ha avvinto, privatizzando persino la speranza, allora, ma solo allora, ci sarà chiaro che valori e visione mobilitante e proposte radicali sono l’unica, realistica strada.

Focus. Riannodare i fili dell'opposizione

Costruire un campo vincente

di Chiara Geloni

Per capire perché a detta di tanti osservatori l’opposizione al governo Meloni sia da considerarsi addirittura inesistente, e comunque farla sia un mestiere così particolarmente duro e ingrato, si può forse partire da tre flash temporali. Proviamo ad elencarli, e conviene cominciare dalla fine.
Intanto, il futuro è un’ipotesi. Nel senso che l’obiettivo finale non è condiviso. Il cosiddetto “Campo largo”, la cui indeterminatezza, com’è stato notato, è dimostrata fin dal fatto che ancora non gli si è trovato un nome migliore, non ha – come vedremo – confini chiari e condivisi.

Focus. Riannodare i fili dell'opposizione

Politica a sinistra?

di Carlo Galli

C’è vita a sinistra? Esiste ancora uno spazio politico nel quale si organizzino forze dotate di pensiero critico, di capacità analitica, di progettualità orientata alla trasformazione in senso progressivo dei rapporti sociali? Ovvero, esiste ancora una politica che da una parte riconosca con realismo le contraddizioni del presente e dall’altra non le accetti come naturali, individuando sia uno spazio di azione emancipativa sia soggettività adeguate e interessate al cambiamento, a un’alternativa di paradigmi economici e sociali?

Focus. Riannodare i fili dell'opposizione

Costruire le alleanze. L’errore di cercare uno scontro a due

di Michele Prospero

A un anno dalla sua scalata ai vertici del PD, Elly Schlein è ancora alle prese con la predisposizione di una strategia efficace per rimediare alla grave sconfitta incassata a settembre del 2022. Oltre alla scelta di correre in solitudine, e quindi nella assoluta certezza di andare incontro alla umiliazione al cospetto di una destra che invece si presentava saldamente coalizzata, Letta ha impostato le scelte del PD attorno a due pilastri: la rivendicazione dell’agenda Draghi come bandiera del riformismo di governo e l’operazione di sdoganamento della destra radicale. Riguardo alla discontinuità con l’atlantismo radicale imposto da Draghi, il PD non ha mutato l’atteggiamento.

Focus. Riannodare i fili dell'opposizione

La ricostruzione dello spazio politico e democratico: il diritto di contare

di Anna Falcone

Sì, perché la democrazia è utopia, un’utopia che i grandi movimenti e partiti di massa e il costituzionalismo moderno hanno tentato di rendere possibile, spesso non riuscendoci. La fine del secolo scorso ha segnato, insieme alla crisi dei partiti di massa, il superamento del primato della politica a vantaggio dell’economia e della finanza globale, slegate dai vincoli normativi degli Stati nazionali e promotrici di un ordinamento sovranazionale che ha svuotato ruolo e funzioni dello Stato di diritto. Ma senza l’utopia democratica, senza l’ambizione folle e invincibile di costruire, anche di fronte alla vittoria del “turbocapitalismo globale”, un mondo più giusto e più uguale, un mondo in cui l’idea di giustizia e uguaglianza, in dignità e diritti, e quindi il diritto all’autodeterminazione dei popoli e l’effettiva partecipazione di tutti i cittadini alla vita politica

I fatti. Mondo

Il caso argentino: perde pezzi e velocità il governo Milei

di Livio Zanotti

Il caos che incombe sul domani dell’Occidente anticipa un suo concreto scenario in Argentina, il maggior paese dell’emisfero meridionale americano dopo il Brasile; ai margini interni del principale mercato capitalista, gli Stati Uniti. L’Eldorado promesso lungo un secolo a milioni di emigranti italiani, una società tra le più evolute del continente, un’economia matura ma squilibrata, patisce senza anestesia la vulnerabilità del sistema democratico. La questione immediata per i suoi 48 milioni di abitanti è se una vittoria nelle quadriennali elezioni politiche può essere trasformata da colpi di mano legislativi in un sovvertimento del sistema istituzionale.

Le recensioni di Italianieuropei

Cosa resta del Novecento?

di Paolo Corsini

Sul Novecento molto si è scritto e discusso, a partire dalla sua periodizzazione, dalla individuazione dei tornanti cronologici entro i quali può essere ricompreso: un “secolo breve” secondo la fortunata (e spesso abusata) espressione di Eric Hobsbawm, un “secolo lungo”, “epoca lunga”, addirittura un “secolo sterminato”, e non solo sul piano della distensione nel tempo, secondo taluni storici e pubblicisti, da Charles Maier a Giovanni Arrighi, da Massimo Luigi Salvadori a Marcello Veneziani. E pure la sua eredità è oggetto di controversie così come divisa continua a essere la sua memoria a motivo di interpretazioni tra loro contrastanti, e non riconducibili a un’unica cifra come, quanto alle più significative ricerche prodotte sino agli inizi del nuovo millennio, documenta il bilancio tracciato anni fa da Mariuccia Salvati.

Le recensioni di Italianieuropei

Un libro dentro i Balcani

di Anna Colombo

“La scomparsa dei Balcani” è uno schiaffone a quanti come me erano rimasti superficialmente al ritorno dei Balcani, all’immediato post guerre etniche che avevano segnato la fine dell’ex Jugoslavia. In quegli anni, molti europei si interessarono alla cultura, alla musica, alla letteratura, al cinema di quella emblematica regione, in una sorta di afflato di completezza. Dopo decenni di giuste celebrazioni per un sogno europeo di pace e democrazia, potevamo finalmente metterci alle spalle anche l’ultima tragedia del Ventesimo secolo.

Dizionario Civile

Comunità

di Victoria Martín de la Torre

Quando Robert Schuman pronunciò la sua famosa dichiarazione il 9 maggio 1950, non scelse le parole a caso. Il ministro degli Esteri francese stava proponendo una “Comunità”, ossia una certa qualità di relazioni tra paesi e tra popoli. Avrebbe avuto inizio con il carbone e l’acciaio, ma queste erano solo leve per costruire una comunità di destino. Anche se le “Comunità europee” giuridicamente cessarono di esistere con il Trattato di Lisbona, vale la pena ricordare cosa significasse essere una comunità per i fondatori dell’Unione europea. Robert Schuman propose infatti una “comunità”, non un’“organizzazione”, un’“unione” o un’“alleanza”.