Chiara Saraceno

Chiara Saraceno

sociologa

Vite rimandate

Negli anni della crisi, tra i giovani italiani è aumentata la percentuale di coloro che si sentono soggettivamente deprivati. Il dover contare sulla famiglia di origine per proteggersi dalla vulnerabilità nel mercato del lavoro, più che una strategia di investimento per migliorare le proprie chances, costituisce una pausa forzata, una sospensione alla messa a punto di strategie di vita personali autonome. Solo con l’accesso a una occupazione stabile che dia un reddito decente è possibile superare le difficoltà nella transizione allo status adulto e risolvere le criticità nei percorsi di vita, restituendo così nuovi gradi di libertà alle giovani generazioni.

Quando i nodi vengono al pettine: occupazione femminile e crisi economica in Italia

In Italia la crisi si è verificata in un contesto già segnato da bassa partecipazione e persistente debolezza delle donne nel mercato del lavoro, e ha colpito queste ultime più duramente che negli altri paesi. A questa difficile situazione, i policy makers offrono risposte che sembrano rifarsi a una visione stereotipica dei rapporti di genere e della famiglia, senza tenere invece conto del profondo mutamento avvenuto nel comportamento femminile rispetto al mercato del lavoro. | di Chiara Saraceno

Quando i nodi vengono al pettine: occupazione femminile e crisi economica in Italia

In Italia la crisi si è verificata in un contesto già segnato da bassa partecipazione e persistente debolezza delle donne nel mercato del lavoro, e ha colpito queste ultime più duramente che negli altri paesi. In particolare, ha acuito le criticità e le disuguaglianze preesistenti e ha interrotto i lenti processi di cambiamento in atto. A questa difficile situazione, i policy makers offrono risposte che sembrano rifarsi a una visione stereotipica dei rapporti di genere e della famiglia, senza tenere invece conto del profondo mutamento avvenuto nel comportamento femminile rispetto al mercato del lavoro.

Politiche di conciliazione in Europa: uno strumento importante ma insufficiente

In Europa permangono forti differenze tra paesi nelle po­litiche di conciliazione. Ma anche le più generose tra que­ste misure non sono sufficienti a contrastare le disugua­glianze tra uomini e donne nelle diverse sfere di attività e potere. Per superare queste disuguaglianze occorrono si­stematiche iniziative di contrasto alla posizione monopolistica maschile.

Le disuguaglianze di genere. Un problema di equità e di vincoli allo sviluppo

«Nel corso degli anni Ottanta e Novanta la questione dell’uguaglianza tra i sessi è stata largamente occultata, a causa dell’aumento delle disuguaglianze sociali e della disoccupazione ma anche delle rapide trasformazioni nella collocazione delle donne nella società e della soppressione degli arcaismi giuridici che in precedenza consacravano un trattamento disuguale degli uomini e delle donne (…). Tuttavia, malgrado miglioramenti incontestabili, l’uguaglianza di fatto tra donne e uomini è ben lontana dall’essere acquisita, tanto più che i mutamenti non sono lineari (…) e che i miglioramenti si accompagnano ad effetti perversi che rafforzano l’oppressione femminile.

 

Cittadini a metà, Le nuove forme della povertà e dell'esclusione sociale

«Il numero di persone che vivono al di sotto della linea della povertà e che si trovano in situazione di esclusione sociale all’interno dell’Unione europea è inaccettabile. Occorre prendere provvedimenti che abbiano un impatto decisivo nella direzione di un vero e proprio sradicamento della povertà attraverso la fissazione di specifici obiettivi». Sono le parole con cui si concluse il vertice di Lisbona nel marzo 2000, e con le quali la questione della povertà entrò ufficialmente nella agenda politica europea.