Alfonso Musci

Alfonso Musci

studioso di Filosofia.

Rosario Villari e la passione per i ribelli della storia

L’unico mio incontro con Rosario Villari avvenne nel 2009, durante un convegno dedicato a Giuliano Procacci, deceduto l’anno prima. Ero borsista all’Istituto Croce di Napoli e Michele Ciliberto, con cui di lì a poco avrei discusso una tesi di dottorato dedicata a Benedetto Croce, relatore in quel convegno (assieme a Villari, Maurice Aymard e altri), mi invitò a seguirne i lavori. Del rapido colloquio con lui ricordo l’invito a chiudere un’edizione critica che mi portavo dietro da qualche anno. Da liceale non mi toccò il suo popolare manuale di storia, sostituito negli anni Novanta da altri tomi, e dalla mia prospettiva, estranea agli studi di storia propriamente detti, Villari apparteneva a quella generazione di studiosi il cui “mondo storiografico” (formazione, biografia intellettuale e contesto etico-politico) attraeva più del “mondo storico”. Potrei fare un lungo elenco: Delio Cantimori, Federico Chabod, Luigi Firpo, Giorgio Candeloro, Giuliano Procacci, Ernesto Ragionieri, Arturo Carlo Jemolo, Franco Venturi, Eugenio Garin, Giorgio Spini, Ernesto Sestan, Arnaldo Momigliano.

Il ritorno di Botero

Einaudi riporta in libreria, nella collana “ammiraglia” Millenni, “Della ragion di Stato”, a cura di Pierre Benedettini e Romain Descendre. È la prima volta che il celebre testo del gesuita Giovanni Botero (1544-1617) appare in edizione critica, offrendo al lettore la versione veneziana del 1598 – stampata al sestiere di Rialto dai “torchi illustri” di Giolito de’ Ferrari – e le sue precedenti (1596 per Ponzio a Milano; 1590 per Pelagallo a Roma; 1589 per Giolito a Venezia). Merito anche del curatore Romain Descendre, esperto di pensiero italiano moderno e ormai massimo interprete di Botero tra gli studiosi della nuova generazione.