Fabrizio Pirro

Fabrizio Pirro

insegna Sociologia del lavoro e Sociologia dei processi produttivi all’Università di Roma “Sapienza”

Sciopero

Il Novecento si era aperto con “Il Quarto Stato” di Giuseppe Pellizza, terminato nel 1901 e dipinto dall’autore nella sua Volpedo, un centro agricolo dell’alessandrino. Nelle parole dell’autore si trattava di «un quadro sociale rappresentante il fatto più saliente dell’epoca nostra, l’avanzarsi fatale dei lavoratori». Rappresentava braccianti agricoli ma nello svolgersi del secolo è divenuto l’immagine del movimento di massa tout-court e ai personaggi sono state messe tute blu da operai, divise da macchinisti, cuffie da call center. È divenuta la rappresentazione classica del modo con il quale lo sciopero, la modalità tipica dei conflitti di lavoro, si manifesta oltre i cancelli delle fabbriche e i portoni degli uffici.

Dignità del lavoro e lavoro dignitoso

È sufficiente, anche in un periodo di crisi, porsi il problema di offrire occupazione o è necessario interrogarsi sulla qualità dell’occupazione che si intende creare, sulle sue caratteristiche, sulla dignità stessa del lavorare? Che sia doveroso intervenire sulle norme che regolano il nostro mercato del lavoro è innegabile, ma non rinunciando a mantenere integra la dignità del lavorare, e non solo per motivi etici o filosofici: far lavorare in condizioni poco dignitose, a lungo termine, compromette la produttività e la competitività delle nostre imprese.

Quando il lavoro non basta

Uno degli effetti della crisi è che il lavoro non basta più, sia perché non ce n’è per tutti sia perché non è più sufficiente a garantire il tenore di vita a cui le famiglie erano ormai abituate. Questo problema interessa in particolare il ceto medio, che ha subito non solo un netto peggioramento delle proprie condizioni economiche, ma, soprattutto, un ridimensionamento delle aspettative di avanzamento sociale normalmente riposte nei figli.

Il tempo del lavoro

A partire dalla Rivoluzione industriale il concetto di lavoro è cambiato, lentamente e inesorabilmente; oggi, con la facilità di reperimento fornita da cellulari e computer, il tempo del lavoro si è dilatato tanto da non essere più distinguibile, e quindi nemmeno tutelabile e tutelante. Lavorare è sì una necessità, ma deve diventare prima di tutto un diritto praticato.


Il tempo del lavoro

A partire dalla Rivoluzione industriale il concetto di lavoro è cambiato, lentamente e inesorabilmente; oggi, con la facilità di reperimento fornita da cellulari e computer, il tempo del lavoro si è dilatato tanto da non essere più distinguibile, e quindi nemmeno tutelabile e tutelante. Lavorare è sì una necessità, ma deve diventare prima di tutto un diritto praticato.