Italianieuropei 1/2020
Italianieuropei 1/2020

In questo numero

Sinistra e lavoro. Un nuovo patto

L’esito degli appuntamenti elettorali degli ultimi anni rivela un significativo cambiamento negli orientamenti di voto da parte dei lavoratori, attratti in misura sempre più significativa dalle forze della destra conservatrice e neopopulista. D’altro canto, il lavoro, con i suoi problemi e le sue specificità, sembra aver perso centralità nel dibattito politico e non essere più il punto di riferimento della proposta politica della sinistra. Come si è giunti a questo divorzio tra sinistra e mondo del lavoro? Cosa fare per ridare corpo ad una rappresentanza politica dei lavoratori? È giunto il tempo di costruire un nuovo patto tra sinistra e lavoro.

il Sommario

gli Articoli

FOCUS. Sinistra e lavoro.Un nuovo patto

“L’orizzonte del lavoro”. Dialogo tra Maurizio Landini e Massimo D’Alema

Massimo D’Alema La ricostruzione sociale nei paesi democratici dopo la seconda guerra mondiale, in Italia come in molte altre realtà, si è fondata largamente sul contributo dato dal mondo del lavoro e sull’azione delle organizzazioni che lo rappresentavano. Alla base dei sistemi democratici europei vi era un patto sociale che aveva nel lavoro un elemento centrale. Non a caso la Costituzione italiana afferma che la Repubblica è fondata sul lavoro, esplicitando un nesso indissolubile tra lavoro e democrazia che veniva riconosciuto e rispettato non solo dalle forze politiche di sinistra, ma da tutti i partiti dell’arco costituzionale.

FOCUS. Sinistra e lavoro.Un nuovo patto

Come cambiano le preferenze politiche dei lavoratori

di Mimmo Carrieri

Le elezioni politiche del 2018 hanno reso evidente un gigantesco cambiamento negli orientamenti elettorali: al grave insuccesso del PD e di tutte le forze di centrosinistra ha fatto da relativo contrappeso il buon risultato conquistato da esse nei quartieri centrali di alcune aree urbane, in passato spesso marcatamente spostati a destra. Il caso più clamoroso riguarda il quartiere romano dei Parioli, considerato tradizionalmente di destra o addirittura di estrema destra, e negli ultimi anni divenuto invece uno dei principali terreni di caccia della sinistra.

FOCUS. Sinistra e lavoro.Un nuovo patto

Il divorzio della sinistra con il mondo del lavoro

di Carlo Buttaroni

C’era una volta il lavoro stabile, paradigma di una società che faceva perno intorno alla fabbrica e all’ufficio. Ritmi scanditi, spazi organizzati, sincronie che comprendevano l’attività lavorativa vera e propria, ma anche l’educazione dei giovani, la sfera personale, il tempo libero, le relazioni sociali, lo spazio dedicato alla famiglia. La scuola accompagnava il giovane all’età lavorativa, la sanità pubblica si occupava di ridurre i rischi individuali derivanti dalle malattie, le pensioni di anzianità garantivano la sicurezza economica all’uscita dal mondo del lavoro. Un modello di organizzazione economica e sociale, riflesso di una pienezza che copriva l’intero ciclo di vita, il cui tracciato era incastonato nel primo articolo della Costituzione: una Repubblica democratica fondata sul lavoro.

FOCUS. Sinistra e lavoro.Un nuovo patto

Il lavoro fragile in cerca di rappresentanza politica

di Gianluca Busilacchi

I risultati elettorali degli ultimi anni, in molti paesi europei e in particolare in Italia, hanno mostrato che esiste un problema di rappresentanza politica del mondo del lavoro. Terminata l’epoca storica in cui i grandi partiti di massa costituivano il principale riferimento politico dei lavoratori, già negli anni Novanta il nostro paese ha visto indebolirsi la relazione tra appartenenza alla classe dei lavoratori e voto alle forze progressiste. In estrema sintesi possiamo individuare due ordini di questioni legate all’allentamento di tale legame.
Il primo aspetto ha a che fare con l’emersione di nuovi schemi di competizione politica: sebbene lo schema tradizionale progressisti vs. conservatori permanga, esso appare affievolito nella capacità di interpretare gli attuali comportamenti elettorali.

FOCUS. Sinistra e lavoro.Un nuovo patto

Partito e sindacato “in convergente disaccordo”

di Paolo Feltrin

Di recente, Jelle Visser, uno studioso olandese che da decenni aggiorna il più completo database sulla sindacalizzazione nel mondo, è tornato a riproporre la spiegazione mainstream del declino sindacale nel mondo come dovuta alle difficoltà nell’entrare in rapporto con quella che, con gergo desueto, potremmo chiamare “la nuova composizione di classe” (terziario, piccole dimensioni aziendali, giovani, donne, precariato, immigrati). Di qui un’attenzione – forse eccessivamente esasperata – ai temi della nuova sindacalizzazione di questi segmenti del mercato del lavoro, magari con l’aiuto del sostegno politico e istituzionale o, alternativamente, dei movimenti oppositivi di base a scala locale.

FOCUS. Sinistra e lavoro.Un nuovo patto

È finita la storica alleanza tra partiti di sinistra e sindacati? Una nota sul caso italiano

di Liborio Mattina

La tradizionale alleanza tra i partiti pro labor e i sindacati ha favorito il miglioramento delle condizioni di vita dei lavoratori, lo sviluppo dello Stato sociale, una più equa distribuzione della ricchezza, la legittimazione del regime democratico. L’alleanza tra questi partiti e i sindacati appare oggi molto logorata. Esaminiamo qui le scelte di adattamento effettuate da queste forze politiche e dalla CGIL in Italia dagli anni Ottanta del XX secolo. Tali scelte, analogamente a quanto è accaduto nella maggior parte dei paesi europei, hanno provocato un distacco crescente tra le “due ali del movimento operaio”.
Fino agli anni Ottanta l’alleanza era basata su un rapporto di scambio, reciprocamente vantaggioso, tra i partiti di sinistra (PCI, PSI e partiti minori) e la CGIL.

FOCUS. Sinistra e lavoro.Un nuovo patto

Quale lavoro oggi? Note sulla dimensione soggettiva ed esistenziale del lavoro

di Ida Regalia

È facile imbastire un discorso a tinte fosche sul tema del senso e del vissuto del lavoro cercando di porsi dal punto di vista di chi oggi sta lavorando o vorrebbe farlo. O, meglio, è soprattutto facile fare un discorso che vada in un’unica direzione e che prenda le mosse da alcuni processi in sequenza.
In primo luogo va sottolineato il venir meno del modello lavorativo e di regolazione del lavoro che nel secolo scorso si era venuto sviluppando intorno alla produzione standardizzata di massa, o fordista, allora dominante.

FOCUS. Sinistra e lavoro.Un nuovo patto

Diseguaglianza retributiva in italia: le tendenze di lungo periodo

di Michele Raitano

Le diseguaglianze economiche sono generate da processi complessi, in cui interagiscono molteplici fattori. Per valutare la distribuzione del benessere economico in una popolazione bisogna guardare a come si distribuisce il reddito disponibile equivalente, che deriva dalla somma di tutti i redditi di mercato (da lavoro, capitale, rendite) percepiti da ogni membro di un nucleo familiare, al netto di imposte e contributi e includendo i trasferimenti del welfare state, con i redditi resi equivalenti mediante le apposite scale per consentire comparazioni fra individui che vivono in nuclei di diversa dimensione.

FOCUS. Sinistra e lavoro.Un nuovo patto

Crisi industriale e crisi della politica. Il caso di Taranto

di Lidia Greco

Taranto è l’epicentro di una grave crisi industriale e ambientale. Presente nella cronaca giudiziaria e industriale italiana degli ultimi sette anni, da quando cioè nel luglio del 2012 il maggiore stabilimento siderurgico europeo localizzato nell’area viene sottoposto a sequestro dalla magistratura e i suoi proprietari e dirigenti incriminati per disastro ambientale, il caso dell’Ilva di Taranto diventa emergenza nazionale il 4 novembre scorso. Dopo appena un anno dal subentro, quel giorno la multinazionale franco-indiana ArcelorMittal annuncia di voler recedere dal contratto con cui si impegnava ad acquistare il sito.
Il nodo della questione industriale e socio-ambientale nell’area rimane aggrovigliato e il percorso di ricerca di un equilibrio accettabile tra salute, lavoro e ambiente è pieno di difficoltà e di ostacoli.

Il racconto

Il partito dell’Io

di Alessio Viola

Stasera fa un cazzo di freddo. Figurati stanotte che sarà. Non dovevo buttare il pomeriggio al cinema, mi risparmiavo quegli euri per un paio di birre. Cazzo di idea andare a vedere questa depressione.
«Il film di Ken Loach è bellissimo. Purtroppo quelli a cui è dedicato non potranno vederlo perchè troppo impegnati a consegnare stronzate a quelli che lo vanno a vedere» ha scritto il mio amico Antonio su Facebook. Ho capito di colpo perché sto nella merda. E mica ero destinato, a questo bagno. Ho studiato, che altro volevate. Mi sono quasi preso una laurea inutile, poi mi sono fatto il mazzo per dieci anni a inventarmi un lavoro. Niente, a chi serve un laureato in filosofia? Potevo finire, lo so, e sarei entrato nel girone dei precari, le graduatorie, le supplenze, l’emigrazione… Volevo stare qui al caldo, e allora? Voi no? Ho provato a farle, le cose.

I fatti. Mondo

Un governo “tecnocratico e sociale” per una nuova transizione spagnola

di Ettore Siniscalchi

Dopo una lunga crisi politica, con quattro elezioni generali in cinque anni, la Spagna ha finalmente un governo con pieni poteri. È il primo governo di coalizione della sua storia contemporanea – bisogna risalire alla seconda Repubblica per trovare un precedente – ed è un governo progressista, frutto dell’accordo tra i due principali partiti della sinistra “vecchia e nuova”, il Partido Socialista Obrero Español (PSOE) e Unidas Podemos. Un esecutivo che rompe un blocco politico non più sostenibile sul piano interno e internazionale – il paese non aveva nuova legge di bilancio da due anni – ma che per molti motivi è importante per la Spagna, e di cui è quindi giusto salutare la nascita.

I fatti. Mondo

Labour, una sconfitta da leggere con la mappa

di Domenico Cerabona

È inutile nasconderlo: il risultato delle elezioni del 12 dicembre è stato per Jeremy Corbyn un disastro, in termini di seggi il peggiore per i laburisti dal 1935. Tuttavia, in termini di voti assoluti (10,2 milioni) e di percentuali (32,2%) non è stato così negativo se si pensa che nel 2005 Tony Blair, con 9,5 milioni di voti e il 35%, ottenne 355 seggi e una maggioranza schiacciante in Parlamento. E soprattutto bisogna considerare che nel 2015 Corbyn ereditò da Ed Miliband un partito al 29%, con circa un milione di voti in meno (oltre che con circa la metà degli iscritti, mentre oggi il Labour veleggia verso quota 600.000, di gran lunga il partito con più iscritti nella sinistra occidentale).

Le persone. Parliamo di lui/lei

Innamorata della politica, per caso nella CDU. Un profilo di Ursula Von Der Leyen

di Fernando D’Aniello

La scelta di Ursula von der Leyen per la presidenza della Commissione europea – in assoluto la prima donna e, dopo quasi cinquant’anni, una tedesca al seggio strategico della politica continentale (prima di lei c’era stato Walter Hallstein dal 1958 al 1967) – rappresenta di per sé una svolta che contribuisce ad aumentare le aspettative e l’interesse degli osservatori come dei cittadini. Tutto lasciava credere, infatti, che la Germania puntasse alla presidenza della Banca centrale europea, dopo gli anni di Mario Draghi, il cui conflitto con parte del mondo tedesco e, in particolare, con Wolfgang Schäuble non è mai stato nascosto.

Le recensioni di Italianieuropei

Da credenti nella sinistra

di Paolo Corsini

Una volta conclusasi la vicenda politica della Democrazia Cristiana, agli inizi degli anni Novanta, comunque aperta rimane la questione della presenza dei cattolici nella vita pubblica del paese. Un tema, questo – le suggestioni di un partito di ispirazione cristiana – che periodicamente viene agitato, espressione oggi di uno spaesamento, più che di una nostalgia e, insieme, come esito di una “politica senza i cattolici”, vale a dire inabilitata a garantire adeguate risposte alle loro aspirazioni. Al di là del fatto che i tentativi di volta in volta esperiti, anche solo pochi anni fa, di aggregare l’area cattolica in un nuovo contenitore politico – basti pensare ai convegni di Todi – non hanno sortito le risultanze sperate.

Le recensioni di Italianieuropei

Vittorio Vidali, un rivoluzionario tenace e spietato

di Peppino Caldarola

Vittorio Vidali è stato un rivoluzionario di professione negli anni dell’Internazionale comunista. Patrick Karlsen, un giovane e bravissimo storico genovese, gli ha dedicato una documentatissima biografia che ha come sottotitolo “Vita di uno stalinista (1916-1956)”. Come si vede già dal titolo definire Vidali è difficile perché bisogna districarsi nei meandri di una vita d’avventure che lo portò da Trieste negli Stati Uniti, di lì in Messico e in Francia e soprattutto nella guerra civile spagnola.

Dizionario civile

Salario

di Agostino Megale e Nicola Cicala

Oggi è ancora più urgente di ieri rivolgere l’attenzione alla questione salariale, poiché da qui riparte la riconquista di una centralità del lavoro, sia esso dipendente o meno. Ridurre le diseguaglianze sociali, superare la condizione di un lavoro povero e con meno diritti è il presupposto essenziale per riconquistare il consenso perduto a sinistra nell’ultimo ventennio.
Il salario medio netto mensile di un lavoratore italiano nel 2018 è pari a 1480 euro. Tuttavia, una percentuale compresa tra il 20 e il 25% degli occupati in Italia guadagna meno di mille euro al mese. Parliamo di circa 5,5 milioni di occupati, a cui vanno ad aggiungersi altri 5,5 milioni di pensionati che vivono con una pensione mensile inferiore a questa cifra.