Quanta falsità e ignoranza erano contenute nelle parole di chi, per mesi, ci ha raccontato che la crisi finanziaria internazionale non avrebbe avuto ricadute sull’economia italiana, che la crisi non era reale ma psicologica, che «stiamo meglio degli altri», che il momento peggiore era ormai alle spalle e che l’Italia l’aveva superato forte dei suoi solidi fondamentali economici?
La menzogna alimentata dall’occultamento e dall’uso strumentale dei dati si è trasformata in propaganda; la comprensione della realtà e dei suoi mille problemi ha ceduto il passo a una sua rappresentazione rassicurante e consolatoria. Da una riflessione sul legame fra “Vero e verosimile” vogliamo partire per provare a ritrovare la strada, per capire cosa fare per tirare fuori il paese dal pantano in cui sta affondando e in cui rischia di morire.
«La verità vince sempre» dichiarò pochi mesi fa il presidente del Consiglio. Un’affermazione che, in questo inizio settembre segnato dalla corsa del paese lungo l’orlo del baratro, ha il sapore della beffa, della terribile profezia che si avvera. Quanta falsità e ignoranza erano contenute nelle parole di chi, per mesi, ci ha raccontato che la crisi finanziaria internazionale non avrebbe avuto ricadute sull’economia italiana, che la crisi non era reale ma psicologica, che «stiamo meglio degli altri», che il momento peggiore era ormai alle spalle e che l’Italia l’aveva superato forte dei suoi solidi fondamentali economici?
Quanta maestria, quanto mestiere si celano nell’artista intento a offrire una rappresentazione della realtà che non sia una sua semplice riproduzione in termini di informazione? In un tempo in cui l’atrofia della sensibilità fa sì che l’interpretazione delle cose del mondo si riduca a notizia è lecito chiedersi se vi siano ancora, come è stato per il passato, artisti in grado di restituire orizzonte alla realtà.
Il culto delle proiezioni numeriche e delle statistiche, diffuso in ambito economico e sociale negli ultimi trent’anni, è servito spesso a camuffare dietro un’aura di attendibilità scientifica una deliberata mistificazione delle fonti. Una mistificazione finalizzata a placare le tensioni che scuoterebbero l’opinione pubblica di fronte a una più realistica consapevolezza del contrasto di interessi tra le diverse fasce della popolazione e tra nazioni ricche e povere.
Con la separazione tra sapere e potere e il massiccio diffondersi della televisione, le democrazie odierne assomigliano sempre più a delle sondocrazie: tutto è lecito in nome del consenso, dell’“audience”, e l’unica verità che conta è quella dei sondaggi, del marketing. Tuttavia, nell’Italia berlusconiana e nell’Inghilterra di Murdoch si scorgono i primi segnali di un’inversione di rotta.
Con l’avvicinarsi delle elezioni presidenziali la sinistra francese, che sembra avere gioco facile grazie al diffuso antisarkozysmo e alla debolezza in cui versa la coalizione di destra, vede invece delinearsi con sempre maggior chiarezza le tante questioni ancora irrisolte. In particolare per quanto riguarda le difficili scelte da compiere in merito alle strategie di crescita economica e sviluppo del paese.
Il dibattito sul testamento biologico interessa istituzioni e opinione pubblica da circa un ventennio; mentre i cittadini sembrano determinati a difendere il diritto alla libertà di scelta individuale, il Parlamento è impegnato a discutere un disegno di legge che presenta elementi di ambiguità e risulta essere scarsamente vincolante. Ancora una volta la soluzione potrebbe essere il voto referendario.
A quattordici anni avevo tre poster nella stanza: Pulici, i Genesis e il conte di Cavour. Qualcuno troverà innaturale l’innamoramento di un adolescente per un professionista della politica, per di più di idee liberali. | di Massimo Gramellini per la rubrica "Rivisitare l’Italia nei suoi 150 anni".