Giovedì 12 luglio la Fondazione Italianieuropei ha organizzato il confronto on line dal titolo "Un nuovo equilibrio tra Stato e mercato".
Venerdì 9 aprile in occasione dell'uscita del numero 2/2021 della rivista, la Fondazione Italianieuropei ha organizzato la presentazione on line dal titolo "Il lavoro post-Covid".
La riforma del mercato del lavoro appena approvata si inserisce in un quadro di debolezze strutturali del sistema produttivo. Al di là delle diverse criticità che potrebbero emergere dall’applicazione della nuova normativa, è lecito chiedersi dunque se il rilancio dell’occupazione possa dipendere dalla sola revisione delle tipologie contrattuali senza un parallelo rilancio degli investimenti.
L’avanzata dei movimenti e dei partiti dell’euroscetticismo dovrebbe suonare come un campanello dall’allarme per l’Unione europea, come uno sprone a cercare risposte nuove alla crisi economica e dell’euro che marchino una profonda discontinuità con le politiche di austerità adottate finora e puntino invece al rilancio della crescita e della occupazione.
Mercoledì 2 Maggio, a Roma, si è tenuto l'incontro "Oltre l’austerità: politiche alternative per l’occupazione e la crescita" organizzato dalla Foundation for European Progressive Studies, la Initiative for Policy Dialogue e la Fondazione Italianieuropei. Sono intervenuti Mario Monti, Presidente del Consiglio dei Ministri, e Joseph Stiglitz, Premio Nobel per l’Economia. Ha presieduto Massimo D’Alema.
La flessibilità ha segnato la vita di quarantenni e trentenni. È il lavoro come lo incontreranno i neolaureati, i diplomati. Nella maggior parte dei casi non ha fondato un sistema virtuoso ma si è risolta in precarietà. Per l’insufficienza degli ammortizzatori sociali, per la parcellizzazione del lavoro. Gli scrittori si sono fatti carico di raccontarlo.
L’intensa deregolazione del mercato del lavoro non è mai stata bilanciata in Italia da iniziative volte ad estendere il sistema delle protezioni sociali. La conseguenza di questo è stata, quasi sempre, la trasformazione della flessibilità in precarietà. Chi ha un contratto atipico, infatti, gode di scarse tutele, percepisce bassi salari e ha carriere frammentate con elevato rischio di intrappolamento.
I giovani in Italia pagano oggi più di tutte le altre categorie sociali gli effetti della crisi economica. Dopo aver visto concentrarsi su di sé gli effetti degli aggiustamenti e delle riforme, talora anche radicali, del mercato del lavoro e del carente sistema di welfare nazionale, le giovani generazioni, tra l’indifferenza generale dei policy makers, subiscono oggi la maggior parte dei nuovi rischi sociali. Si tratta di una situazione estremamente problematica non solo per i soggetti coinvolti, più esposti a rischi di disoccupazione, precariato e impossibilitati a crearsi una propria famiglia indipendente, ma per la società nel suo insieme, che mette così a repentaglio il suo stesso futuro.
In Italia la crisi si è verificata in un contesto già segnato da bassa partecipazione e persistente debolezza delle donne nel mercato del lavoro, e ha colpito queste ultime più duramente che negli altri paesi. In particolare, ha acuito le criticità e le disuguaglianze preesistenti e ha interrotto i lenti processi di cambiamento in atto. A questa difficile situazione, i policy makers offrono risposte che sembrano rifarsi a una visione stereotipica dei rapporti di genere e della famiglia, senza tenere invece conto del profondo mutamento avvenuto nel comportamento femminile rispetto al mercato del lavoro.
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