Fortunato Musella

Fortunato Musella

insegna Scienza politica all’Università di Napoli “Federico II”.

Trumpismo

Il conio del termine è troppo recente per consacrare il concetto agli onori dei dizionari di scienza politica. Non riferendosi a un corpo dottrinario preciso e a un set di definite politiche pubbliche, l’espressione non ha nulla a che fare con quegli -ismi che hanno fornito alla politica gambe su cui muoversi.
Rispetto al tempo delle grandi narrazioni novecentesche, registriamo una distanza abissale. Eppure la parola “trumpismo” è stata sempre più spesso utilizzata da analisti e osservatori a partire dall’affermazione elettorale di Donald Trump, la cui salita alla Casa Bianca è sembrata imprimere un considerevole salto di scala a molti processi della politica contemporanea. Si è, infatti, passati dal notare una normale patologia delle democrazie al constatare una normalità patologica: i partiti che si collocano ideologicamente al di fuori dei canoni classici della democrazia liberale, e che la osteggiano apertamente, ne diventano attori cruciali.

Il vento radical-populista che scuote le democrazie

I partiti dell’estrema destra per la prima volta conquistano larghe fette dell’elettorato, candidandosi per la guida di alcuni dei più importanti paesi occidentali. Riallacciandosi allo spirito populista del tempo, fanno leva sulla crisi della rappresentanza e su importanti cambiamenti strutturali della società. Una sintonia che tuttavia non assicura la legittimità di forze che fanno traballare, dall’interno, le democrazie europee.