Mentre la sinistra ha pagato lo scotto della sua incapacità a formulare una narrazione e una identità nuove, Berlusconi ha saputo, anche grazie a un imponente controllo della TV, costruire e adeguare il linguaggio alla scena politica e culturale del paese, con un’efficace comunicazione di simboli e valori che ne hanno accentuato i tratti edonistici e individualisti. Oggi, per la sinistra la sfida può giocarsi nel-l’ambito dell’elaborazione di una cultura politica che riscopra il valore del cittadino come individuo e le sue aspettative, ma anche attraverso la presenza sul territorio e una maggiore attenzione alle nuove forme di comunicazione.
A fronte di un solido interesse da parte dell’opinione pubblica italiana nei confronti del subcontinente americano, i legami politici tra il nostro paese e quelli latinoamericani sono stati spesso caratterizzati da confronti sporadici e atteggiamenti ideologizzati. Oggi invece tali rapporti istituzionali dispongono di uno strumento importante, rappresentato dal Comitato consultivo per le Conferenze Italia-America Latina, frutto dell’impegno dell’ultimo governo di centrosinistra e della volontà del governo attuale di proseguire su questa via.
La socialdemocrazia di mercato di cui il New Labour si è fatto fautore in questi anni si è rivelata, con il crollo finanziario che nel 2008 ha travolto la City, una soluzione fallimentare. Dopo la grave recessione e a ridosso di una nuova scadenza elettorale, il partito di Gordon Brown si trova dunque di fronte alla necessità di rinnovarsi individuando al contempo alternative politiche praticabili.
Da più parti si sente dire, e noi stessi l’abbiamo scritto, che il centrosinistra non è più in grado di esprimere una “narrazione”, di comunicare i caratteri del progetto politico che propone per il futuro del paese. Quante e quali trappole comunicative si annidano nel processo di trasmissione del messaggio fra governante – o aspirante tale – e governato? Quale accezione hanno, nel linguaggio politico, i termini “errore”, “verità”, “giustizia”? E se il corto circuito comunicativo riguardasse non solo la trasmissione del messaggio dall’alto verso il basso ma anche il processo nel senso inverso? La politica è ancora capace di leggere la società e di coglierne le istanze? Per questo “Narrare e capire”, o capire e narrare, se si preferisce. Per riflettere insieme su come costruire un rapporto fra politici e cittadini che abbia i caratteri del dialogo e non del monologo autoreferenziale.
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