Italianieuropei 2/2021
Italianieuropei 2/2021

In questo numero

Le sfide per l’America dei democratici | Con un saggio di Tony Blinken e un commento di Massimo D’Alema. Con la presidenza Biden si apre una fase nuova delle relazioni transatlantiche dopo la parentesi trumpiana. L’America dei democratici tornerà a essere un partner leale dell’Europa, tornerà a rispettare i suoi alleati e si ricollocherà nel quadro del sistema mondiale multilaterale. Tuttavia sarà un alleato esigente nei confronti degli europei e chiederà un impegno assai maggiore e più coerente nella prevenzione dei pericoli per la sicurezza e nella lotta per affermare i nostri comuni valori democratici e difendere i diritti umani.

Agenda. Il lavoro post-Covid | Da diverso tempo si discute delle trasformazioni che stanno interessando il mercato del lavoro: automazione, digitalizzazione e smart working soprattutto. A questo processo già in atto sono andati a sommarsi gli effetti, non sappiamo ancora quanto duraturi, della pandemia di Covid-19, accelerandolo ed estremizzandone le ricadute.

 

il Sommario

gli Articoli

Le sfide per l'America dei democratici

di Massimo D'Alema

Il 30 giugno 2004 si svolse, nella sede della Fondazione Italianieuropei, un seminario a porte chiuse tra alcuni consiglieri del candidato democratico alla presidenza americana John F. Kerry e alcuni esponenti della sinistra riformista europea. Tra gli europei ricordo Antonio Guterres, attuale segretario generale delle Nazioni Unite, Dominique Strauss-Kahn, il presidente di Policy Network Roger Liddle, oltre a Giuliano Amato e io. Tra gli americani John Podesta, ex capo di gabinetto di Bill Clinton e presidente del think tank democratico Center for American Progress, Ronald Asmus, consigliere di politica estera di Kerry, Will Marshall e Tony Blinken.

Maggiore consenso e responsabilità condivise

di Tony Blinken

Chi spera in una vittoria di John Kerry dovrebbe stare bene attento a ciò che si augura. Un’Amministrazione Kerry esigerebbe moltissimo non solo dalla popolazione americana, ma anche dagli amici e alleati in tutto il mondo. E non si avrebbe più la scusa del governo Bush per criticare stando ai margini del campo. L’Amministrazione Kerry mirerà a costruire un nuovo consenso su tre tematiche: 1) l’esigenza di alleanze e di organizzazioni internazionali forti ed efficaci; 2) l’importanza di una strategia di prevenzione comune per disinnescare le minacce contro la nostra sicurezza assai prima che si arrivi alla soglia dell’esplosione; 3) l’impegno a sostenere gli Stati in dissesto e promuovere la democrazia.

Agenda. Il lavoro post-Covid

La centralità del lavoro come fondamento di un nuovo modello di sviluppo

di Maurizio Landini

La crisi che stiamo vivendo non ha precedenti. Infatti, a quella del 2007-08 dalla quale non tutti i paesi europei erano usciti, ha fatto seguito la diffusione della pandemia. Proprio questa drammatica vicenda rappresenta l’ammissione più esplicita del fallimento dell’attuale modello di crescita che ha portato a un approfondimento delle diseguaglianze tra le persone e alla rottura degli equilibri e dei rapporti con la natura. Siamo davvero nel pieno di una crisi sistemica: c’è un’emergenza sanitaria e, al tempo stesso, precipita la situazione economica e sociale che si intreccia con una altrettanto grave crisi ambientale.

Agenda. Il lavoro post-Covid

Ultima chiamata: il lavoro e la persona al centro per ripartire

di Annamaria Furlan

L’Italia si trova a un bivio della sua storia: la crisi pandemica ha fatto precipitare, con la velocità di una reazione chimica, i deficit strutturali accumulati da oltre un trentennio e, contestualmente, il Next Generation EU, il Bilancio settennale europeo 2021-27, il MES, il SURE mettono a disposizione del paese oltre 370 miliardi di euro per iniziare a correggerli definitivamente. Mai come oggi la strategia per il lavoro deve confrontarsi con l’addensamento di variabili nazionali, europee, globali che interagiscono in questo passaggio d’epoca straordinario segnato dalle condizioni sino a ieri impensabili dell’esistenza di un “debito buono”, che aumenterà comunque di molto e stabilmente i debiti pubblici dei vari paesi a carico delle future generazioni e dall’accelerazione delle trasformazioni guidate dalla tecnologia digitale che la crisi sanitaria ha velocizzato.

Agenda. Il lavoro post-Covid

Dopo il Covid, costruire il futuro del lavoro governandone i processi

di Pierpaolo Bombardieri

È un momento delicatissimo per il nostro paese. Per parte nostra continuiamo a fornire il solito e serio contributo alla risoluzione delle tante questioni in agenda. Non pensiamo di essere perfetti ed è la ragione per la quale ricerchiamo ogni sollecitazione possibile per migliorarci con l’obiettivo di essere sempre più incisivi quale perno di solidarietà e umanità, inclusione e coesione sociale, contrasto alle diseguaglianze e redistribuzione della ricchezza. Serve un guizzo rilevante non solo per arginare l’emergenza ma, soprattutto, per immaginare un futuro che tante volte, in special modo dopo l’anno che abbiamo vissuto, appare incerto, ma a cui dobbiamo guardare sempre con attenzione e lungimiranza per non farci trovare impreparati e, principalmente, per governarne i cambiamenti e i processi.

Agenda. Il lavoro post-Covid

La riforma degli ammortizzatori sociali: lezioni dalla crisi pandemica

di Maria Cecilia Guerra

L’esplosione della pandemia ha posto il nostro, come gli altri paesi colpiti, nella necessità di approntare velocemente un insieme di strumenti finalizzati a impedire che uno shock temporaneo potesse determinare riduzioni permanenti dei livelli dell’attività economica e dell’occupazione. La finalità prioritaria degli interventi è stata garantire la continuità dei rapporti di lavoro con due strumenti: il blocco dei licenziamenti, accompagnato da ammortizzatori sociali in costanza del rapporto di lavoro, specifici per l’emergenza Covid e finanziati con la fiscalità generale. Disegnare questi ammortizzatori è stato un processo difficile, che ha messo in evidenza le debolezze del nostro sistema di tutela dei lavoratori, caratterizzato da un marcato orientamento sia settoriale (industria ed edilizia, per la Cassa integrazione guadagni ordinaria, CIGO) sia dimensionale (datori con più di 5 dipendenti per il Fondo di integrazione salariale, FIS, riservato alle imprese non coperte né da CIGO né dai Fondi di solidarietà bilaterali, FDS).

Agenda. Il lavoro post-Covid

Le politiche attive: un ponte per il lavoro

di Claudio di Berardino

Il mercato del lavoro italiano, negli ultimi anni, è stato interessato da profondi mutamenti, sia con la crisi del 2008, da cui l’intero paese non si era del tutto affrancato (nel Lazio la crisi si manifestò qualche anno dopo, nel 2010-11 e fu ugualmente pesante), sia a causa dei continui processi di riorganizzazione produttiva e dei servizi ai quali si sono aggiunti fenomeni di delocalizzazione.
La digitalizzazione delle attività economiche, congiunta al fenomeno strutturale della globalizzazione, muta i modelli di organizzazione e i processi di produzione delle imprese e, di conseguenza, incide prepotentemente sul mercato del lavoro. Assistiamo, dunque, all’inevitabile trasformazione delle professioni e delle competenze necessarie per poter rispondere in modo efficace alla domanda di lavoro proveniente dai settori in espansione.

Agenda. Il lavoro post-Covid

Come cambia il lavoro che cambia

di Domenico Carrieri e Fabrizio Pirro

Da più parti e da diverso tempo si argomenta sui cambiamenti che interessano il mondo del lavoro. Si tratta di processi che stanno avendo una accelerazione significativa negli ultimi anni: nel mercato del lavoro, nel senso del lavoro, nell’organizzazione, nelle dinamiche imprenditoriali, nei ruoli, nelle connotazioni di genere, nelle relazioni gerarchiche, nelle relazioni sindacali e così via; una «grande trasformazione». A questa onda lunga si stanno sommando nell’ultimo anno gli effetti, non sappiamo ancora quanto “temporanei”, della pandemia di Covid-19 ancora in corso. Partendo da una serie di indagini, svolte prima della pandemia, durante la fase critica del confinamento e durante la cosiddetta “fase 2”, ci soffermeremo su aspetti della qualità del lavoro e del ruolo delle organizzazioni di rappresentanza toccati dal cambiamento e sulle conseguenze della stratificazione sociale che si va palesando.

Agenda. Il lavoro post-Covid

Chi semina vento raccoglie tempesta. Il mercato del lavoro italiano prima e dopo il Covid-19

di Giustina Orientale Caputo

Secondo gli ultimi dati mensili pubblicati dall’Istat e relativi al mercato del lavoro, in Italia nel solo mese di dicembre del 2020 si è assistito a un pesantissimo calo dell’occupazione, un nuovo aumento del numero di disoccupati, un consistente aumento degli inattivi. La pubblicazione che è seguita, poco dopo, del “IV Rapporto integrato sul mercato del lavoro” ha fornito poi un quadro ancora più ampio di quello che è accaduto nell’anno della pandemia, dal punto di vista economico e occupazionale, sulle dinamiche delle imprese, l’andamento dei flussi occupazionali, le ore lavorate e perse, il comportamento dell’offerta di lavoro, i sostegni al reddito che hanno consentito di reggere l’impatto della crisi. Le due pubblicazioni costituiscono dunque un ottimo punto di partenza – l’una fornendoci informazioni di tipo congiunturale l’altra di tipo tendenziale – per riflettere sul mercato del lavoro, su cui più hanno pesato le conseguenze della peggiore crisi della storia della Repubblica.

Agenda. Il lavoro post-Covid

L’occupazione femminile nella crisi pandemica: un altro passo indietro?

di Luisa De Vita

La profonda crisi occupazionale generata dalla pandemia da Covid-19 è soprattutto una crisi dell’occupazione femminile. Se si guardano i dati Istat relativi a dicembre del 2020 è subito evidente come si siano contate oltre 370.000 occupate in meno rispetto allo stesso periodo del 2019. Dei 445.000 posti di lavoro persi in totale in un anno, il 70% è rappresentato da donne. Si tratta evidentemente di un bilancio tragico e destinato con buona probabilità a peggiorare sia in ragione delle chiusure regionali, sia quando saranno nuovamente sbloccati i licenziamenti.
Come per tutte le crisi, gli impatti sono però differenziali e fortemente diversificati rispetto ai diversi settori economici. Come noto, ad esempio, durante la crisi finanziaria del 2008, durata con diverse oscillazioni fino al 2013, è stata soprattutto l’occupazione femminile a tenere.

Agenda. Il lavoro post-Covid

Crisi di futuro. Le aspirazioni dei giovani per uscire dal guado

di Marina Mastropierro

Il “XXII Rapporto sul mercato del lavoro e la contrattazione collettiva” del CNEL discusso a gennaio 2021, e ancora prima quello del Censis pubblicato a dicembre 2020, mostrano che il prezzo più alto della crisi prodotta dalla pandemia lo stanno pagando giovani e donne. Meno della metà delle donne italiane tra i 15 e i 64 anni è occupata e il numero di occupati con meno di 34 anni è diminuito del 4% rispetto all’anno precedente. I giovani rappresentano la classe d’età che maggiormente ha subito i contraccolpi del virus e delle conseguenti misure di contenimento. La pandemia non ha fatto altro che acuire le diseguaglianze presenti nel nostro paese, colpendo due segmenti del mercato del lavoro già molto fragili. Gli effetti strutturali di tale impatto si potranno vedere nel corso dell’anno e solo dopo la fine della pandemia.

Agenda. Il lavoro post-Covid

Rivoluzione digitale e persona nel lavoro

di Giovanni Mari

Le rivoluzioni tecnologiche, insieme a quelle organizzative che le hanno anticipate o seguite, hanno sempre avuto un significativo impatto sul modo di lavorare e sulle persone che lavorano. Tali eventi hanno innanzitutto richiesto un mutamento del rapporto tra la persona e l’attività svolta, nei termini della rappresentazione di questa, del suo significato oltreché delle capacità e abilità in gioco, cui vanno aggiunte le esperienze di sottomissione o autonomia e quindi di soddisfazione personale o meno nell’attività, nonché di valutazione economica circa il reddito ottenuto con il lavoro. Accanto a questi cambiamenti più strettamente connessi alla persona, il cui assestamento ha richiesto sempre un periodo di transizione più o meno lungo, sono entrati in gioco, anche drammaticamente, mutamenti nella struttura del mercato del lavoro e dell’occupazione.

Agenda. Il lavoro post-Covid

I patti per il lavoro sul territorio come metodo per l’ultimo miglio del PNRR: una proposta per l’Italia

di Federico Butera

Il PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) dovrà essere presentato alla Commissione europea ad aprile. Sui contrasti in merito alle strategie e alla sua governance è caduto un governo. Ora ha giurato un nuovo esecutivo focalizzato proprio su questo. Mario Draghi si è già accreditato per formulare le strategie e governance migliori possibili, compatibili con la struttura del bilancio dello Stato e accettabili dall’Europa, che verranno portate all’approvazione del Parlamento. Il presidente del Consiglio ha anche fatto sapere che sta lavorando da solo con il ministro dell’Economia Daniele Franco e pochi fidati consiglieri per arrivare a presentare ad aprile un lavoro ben fatto, che verrà certamente approvato dalla estesa maggioranza del Parlamento e ineccepibile per l’Europa.

I fatti. Mondo

L’arpa birmana schiacciata dai carri armati

di Romeo Orlandi

Quando i cingoli hanno attraversato le strade birmane, il 1° febbraio 2021, gli analisti che ondeggiavano tra realismo e pessimismo hanno mostrato un sorriso amaro. Le loro previsioni si erano avverate. Pur delusi, avevano ragione: Myanmar è ancora una democrazia imperfetta, uno Stato incompiuto, un paese non pacificato. I militari non hanno mai sostanzialmente lasciato il potere, ora lo riprendono anche nella forma. Il colpo di Stato ha trovato origine da un pretesto labile, un’accusa occasionale di frodi elettorali nelle consultazioni dello scorso novembre. L’affermazione della National League of Democracy (NLD), di Aung San Suu Kyi era stata dirompente, con la conquista di 397 seggi su 476. Il risultato migliorava addirittura il trionfo di cinque anni prima. Il secondo partito – lo Union Solidarity and Development Party (USDP), espressione politica delle stellette – aveva raccolto soltanto il 7%.

Le recensioni di Italianieuropei

Il cammino possibile di Roma verso il futuro

di Paolo Corsini

C’è una chiave di lettura che Walter Tocci propone a quanti vogliano raccogliere le molteplici suggestioni contenute in quest’ultimo suo lavoro dedicato alla città di Roma; anzi, come recita il sottotitolo, alla ricerca di un futuro per la capitale, dopo i precedenti contributi, rispettivamente del 2008 (“Avanti c’è posto. Storie e progetti del trasporto pubblico a Roma”, scritto a più mani con Italo Insolera e Domitilla Morandi) e del 2015 (“Non si piange su una città coloniale”). Da tempo – così l’autore annota – «si è rotto il rapporto tra politica e cultura: la prima ha sostituito la curiosità conoscitiva con le certezze mediatiche; la seconda si è piegata nei confini disciplinari oppure si è smarrita nelle scorciatoie spettacolari». Con la conseguenza che, dopo la pubblicazione di opere sistematiche in grado di incidere sul dibattito politico – quelle dovute ad Alberto Caracciolo per la storia, a Italo Insolera per l’urbanistica, a Franco Ferrarotti per la sociologia –, oggi «per la ricerca urbana è diventato più arduo influire sulla rappresentazione dei problemi e delle soluzioni».

Le recensioni di Italianieuropei

Una storia di sogni e di memoria

di Marcella Lucidi

Possiamo saperne abbastanza dei migranti del nostro tempo. Nella cornice mediatica dell’emergenza, le loro immagini si sono consegnate ogni giorno al nostro sguardo che, a volte, si scopre abituato alle testimonianze drammatiche dei destini ancora affidati al mare. Conosciamo i teatri delle guerre, delle persecuzioni, della carestia e della miseria che, dall’Africa, dall’Asia e dall’Est europeo, spingono a partire per raggiungere le coste italiane, punto di approdo e porta d’ingresso al Vecchio continente tra i più favorevoli. E vediamo i migranti ritratti in tutte le fotografie del paese reale: più di cinque milioni di persone che hanno scelto di vivere in Italia, diventandone parte integrante senza che si sia ancora compiuto il loro processo di integrazione.
Più difficile è ascoltarne e comprenderne i sogni. Continua a spaventarci il cambiamento che i numeri dell’esodo ci hanno imposto proprio mentre già cedevano le nostre certezze materiali e le nostre forme sociali.

Le recensioni di Italianieuropei

Viaggio tra le trasformazioni del mondo del lavoro

di Davide Bubbico

Non è semplice in poche pagine dare conto della varietà dei temi e delle tesi che ricorrono nel volume curato da Enzo Mingione per gli Annali della Fondazione Giangiacomo Feltrinelli (anno cinquantaquattresimo), “Lavoro: la grande trasformazione. L’impatto sociale del cambiamento del lavoro tra evoluzioni storiche e prospettive globali” e non solo per i 16 contributi presenti, ma anche perché alcuni dei testi hanno fatto in tempo, in ultima lettura, a tenere conto delle prime conseguenze della pandemia nel frattempo intervenuta e perché le tematiche emerse rappresentano un vero caleidoscopio del “mondo del lavoro”. Il titolo del libro richiama, inoltre, inevitabilmente alla mente il celebre volume che Karl Polanyi scrisse all’inizio degli anni Quaranta del secolo scorso negli Stati Uniti, dopo essere fuggito dall’Europa nazista, nel pieno della seconda guerra mondiale e avendo come materia di riflessione l’avvento dell’economia di mercato e il suo tentativo di subordinarvi la società e l’eco recente della grande la crisi del ‘29.

Dizionario civile

Sud

di Franco Cassano

In ricordo di Franco Cassano riproponiamo la sua voce del Dizionario civile per il numero 5/2011 di “Italianieuropei”.
Ogni tanto si è tentati di smettere di parlare del Sud italiano perché sembra impossibile invertire la tendenza: da un lato le classi dirigenti meridionali si confermano incapaci di fare un salto in avanti, dall’altro quelle nazionali, anche quando si ritengono lontane dai richiami del leghismo, hanno perso l’attitudine a fare un’analisi del Sud capace di varcare la soglia del moralismo e dell’emergenza criminale. Questa pigrizia intellettuale ben si salda alla convinzione, moltiplicata da tutti i grandi media nazionali, che il Mezzogiorno italiano sia solo una molteplicità di gradazioni di uno stesso colore, quello di “Gomorra”. Questa immagine apocalittica ha tra l’altro il torto di mettere in ombra le esperienze che vanno in direzione inversa, e che potrebbero ricordare che il Sud del nostro paese non è riducibile a una replica allargata di ciò che avviene a Napoli e dintorni. Ma il modo in cui si forma l’immagine del Sud dipende molto dai grandi media, giornali e televisioni, nessuno dei quali notoriamente ha la sua sede principale nel Mezzogiorno.